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domenica 8 febbraio 2015

Alla fine dell’orizzonte - Stella Bright



Data uscita: 8 febbraio

Lunghezza: 97 pagine

Collana: Pink

Genere: M/F

Formato: pdf, epub, mobi



Una vacanza in Scozia, due giovani donne in cerca di avventura in un luogo che è il sogno di una vita. Destino, predestinazione, fortuna? Chissà. Fatto sta che faranno un incontro inaspettato. Due storie d'amore diverse, come diverse sono le personalità dei protagonisti, ma con lo stesso epilogo sullo sfondo dei suggestivi paesaggi di Scozia dove passato e presente sembrano confondersi. E quella che doveva essere solo la meta di una fantastica vacanza diventerà la sede del loro futuro.









La nostra energica e intraprendente Veronica ha intervistato la scrittrice Stella Bright per darvi la possibilità di conoscerla meglio !


  • Buongiorno Stella, raccontaci qualcosa di te!

Mi presento.
Scrivere è sempre stato il mio sogno nel cassetto, ma ho aspettato tanto per realizzarlo; chissà, forse prima non era il momento, non so, è andata così. Devo a mio padre – non più accanto a me – l’amore per i libri; era un uomo semplice di umili origini, ma di grande esperienza di vita. Mi insegnò che ogni libro nasconde un universo e da quando ho imparato a leggere ho sempre avuto un libro sul comodino, o nella borsa, sempre e comunque, è un elemento indispensabile come il pane. Da piccola mi sono fatta fuori tutti i libri di Jules Verne o di avventura; nell’adolescenza sono passata alla fantascienza di Asimov, Bradbury, Simack, Clarke, da lì è seguito il fantasy (Brooks, Martin, Le Guin, Bradley, Troisi), adoro Harry Potter. Poi sono passata alla narrativa. In questi ultimi anni ho letto un sacco sui vampiri – li amo – (Rice, Hamilton, Kilpatrick e altre); mi piace il paranormal, l’urban fantasy, il romance storico (Kleypass!). Mi piace il romantic suspence e adoro il rosa crime di Nora Roberts. Se devo leggere un erotico scelgo un M/M (Sexton, Sue Brown, Suede, Erin Keller). Che altro? Non sono giovanissima, ma sono sempre stata e sempre sarò un maschiaccio e beh, adoro il rugby ovvio no? Fino a qualche tempo fa curavo due rubriche su due blog rugbistici, i miei non erano pezzi tecnici bensì di intrattenimento; mi piaceva sbirciare dietro le quinte, trovare il lato divertente e il rugby – dal mio punto di vista – ne ha parecchi.
Premetto che ho veramente poco tempo per scrivere, purtroppo, quindi me lo ritaglio come posso, soprattutto la sera dopo cena e nei fine settimana. Logicamente devo dare la priorità al lavoro che mi occupa tutto il giorno, ai doveri come figlia e come madre, il tempo per scrivere è il mio momento, la mia terapia personale. Rinuncio a tanti divertimenti per poter scrivere, ma è ciò che amo fare. Nessuna scaletta, nulla di programmato, scrivo di getto, a mano, pasticciando su innumerevoli post it perché a volte vengono delle idee da inserire più avanti. Una volta buttato giù quello che mi è frullato in testa passo al computer.
 Mi è sempre piaciuto scrivere, era il mio sogno nel cassetto che ho aspettato tanto a realizzare, chissà forse prima non era il momento, non so, è andata così. La prima cosa che ho scritto è stato un racconto, pubblicato in un’antologia ma non con questo nome. L’antologia è Favole della mezzanotte (Ciesse Edizioni).


1.          Da dove è nata l'idea di "Perché proprio a me?", cosa ti ha ispirato?

 L’idea, l’ispirazione di scrivere “Perché proprio a me?” è nata guardando una partita di rugby. In quel momento mi sono detta: perché non usarlo come ambientazione di una storia d’amore divertente stile commedia americana? (Preciso che non conoscevo ancora, né avevo letto i romanzi della Phillips ambientati nel mondo del football americano e che adoro). Da quel momento l’idea è nata e cresciuta nella mia mente.




2.           Quanto c'è di te in Glenna, la protagonista?

Glenna è un maschiaccio, proprio come me. Le ho messo in bocca quello che direi io se mi trovassi in situazioni simili; purtroppo non assomiglio a lei fisicamente. Glenna è un personaggio "atipico" anche per il suo aspetto: lei è una taglia 46 abbondante! Non mi piace creare delle protagoniste bellissime, voglio che siano donne in cui ognuna può riconoscersi. Comunque in generale, i mie personaggi rispecchiano caratterialmente anche ciò che vorremmo incontrare in un'altra persona, ciò che ameremmo o odieremmo, mi piace che abbiano dei difetti.

3.    Per il percorso odio/amore della coppia Glenna/Johann ti sei rifatta a qualcuno che già conoscevi?

No. L’odio/amore che c’è fra Glenna e Johann è solo frutto della mia fantasia; mi piacciono le storie d’amore divertenti, le battute, i battibecchi, le scene esilaranti. Ho pensato alla loro storia come a una film divertente come quelli con Jennifer Aniston.

4.  Glenna si dimostra molto ostile all'inizio di "Perché proprio a me?" nei confronti di Johann in quanto sud africano, o "afriakner", dispregiativo da lei utilizzato. In realtà questa discriminazione non è frutto della tua inventiva, né deriva dal tuo gusto personale. Vuoi parlarci dell'origine di questo "razzismo" sportivo?       
  
Innanzi tutto – e non è per riprenderti, ci mancherebbe – “afrikaner” non è un termine dispregiativo, bensì il termine corrente in Sudafrica per definire la popolazione bianca. Sì la discriminazione di Glenna nei confronti di Johann non è un mero capriccio della protagonista e mi spiace non aver specificato a parte questo aspetto. Questo “razzismo” rugbistico ha origini fondate sull’ apartheid sudafricana. Durante quel triste periodo la nazionale di rugby sudafricana - gli Sprinfbocks – simbolo dell’orgoglio afrikaner bianco e odiata dai neri, venne allontanata dalla Coppa del Mondo di rugby proprio a causa della segregazione razziale vigente in quel Paese; i neri non erano ammessi e le Nazioni partecipanti ai Mondiali di Rugby protestarono allontanandoli. Dopo circa 10 anni il Sudafrica venne riammesso, in seguito alla caduta del regime dell’apartheid e con l’avvento di Mandela; il film “Invictus” è il simbolo di questo avvenimento. Naturalmente i vecchi odi, i risentimenti, soprattutto i simboli sono difficile a morire, così nel mondo rugbistico i giocatori “afrikaner” hanno ancora un po’ questo marchio sebbene le cose siano cambiate notevolmente. Logicamente ho enfatizzato questo “odio” per rendere le situazioni più divertenti. Una cosa comunque è vera, hanno un gioco molto fisico, molto duro: sportellate e autoscontri in poche parole.




5.     Quale personaggio da te "partorito" pensi che i lettori troveranno più interessante? 
      
 Beh le lettrici troveranno sicuramente moooolto interessante Johann Van der Vaals, per il quale mi sono rifatta al mio giocatore preferito: Bismarck Du Plessis, degli Sharks, squadra sudafricana. Ma penso che piacerà tanto anche Glenna poiché in molte vedranno un poco di se stesse.




6.   In "Perché proprio a me?" il rugby sembra quasi essere il protagonista principale, e sappiamo che questa scelta deriva proprio dalla tua passione per questo sport. Nel tuo romanzo in uscita, "Alla fine dell'orizzonte", invece, l'elemento predominante è lo sfondo: la Scozia. Cosa rappresenta per te questo paese?

Un sogno. Un paradiso. Il luogo ideale. Mi affascina, tocca punti nascosti di me, come se mi appartenesse.

7.  Anche in "Alla fine dell'orizzonte" la matrice sarà ironica? 

La matrice di “Alla fine dell’orizzonte” è meno ironica di “Perché proprio a me?” anche se non mancano i momenti divertenti; qui c’è più dolcezza, una vena più romantica che scorre fra i protagonisti e fra loro e l’ambiente che li circonda.

8.   Ed ora, una domanda fondamentale: per quale motivo i lettori dovrebbero comprare il tuo nuovo romanzo?

 Per divertirsi, per sognare, per staccare dal grigiore giornaliero, per convincersi che forse i sogni si possono realizzare, perché la Scozia è “un incantesimo di vetro delicato”.

9.  Dalla tua biografia si evince la passione fin dalla giovane età per il rugby. Qual è il tuo rapporto con questo sport, attorno al quale si sviluppa "Perché proprio a me?", e grazie a chi o cosa ti sei avvicinata a questo sport poco seguito, fra l'altro, nel nostro paese?

 Con il rugby ho un rapporto viscerale, mi piace e basta, così a pelle. Se fossi un uomo vorrei essere un giocatore di rugby, pensa un po’. Mi sono sempre piaciuti gli sport, ma fin da giovanissima ho sempre pensato che il rugby fosse una sport estremamente divertente. Vi sembrerà strano, ma spesso mi fa ridere! Non so perché, forse perché ridere mi piace e spesso cerco il lato comico anche dove non c’è. Fatto sta che da ragazzina quando tutti dicevano “giochiamo a pallavolo” io sbuffavo e proponevo “giochiamo a rugby” anche se non ne sapevo nulla; inutile dire che ne venivano fuori degli incontri di wrestling veri con una me stessa che rideva fino a perdere le forze.

11. Cosa dovrebbe trasmettere, a tuo parere, il titolo di un'opera? Quale caratteristica deve avere per essere funzionale?

 Secondo me il titolo di un’opera deve essere un piccolo concentrato del suo cuore stesso, il simbolo del concetto base della storia, o del/della protagonista, il punto intorno al quale ruota tutto quanto. Possono bastare due parole, o una frase detta da uno dei personaggi in un certo punto della storia, qualcosa che comunque attiri il lettore che è all'oscuro di tutto.

12. Sempre sbirciando nella tua biografia ho letto del tuo amore per il genere Fantasy. Hai in programma di scriverne uno?

 Adoro il genere Fantasy, quello vero, tosto, complicato, un po’ crudo, a tratti spietato, quello – e scusate il termine – con le palle, quindi è proprio per quest’ultima caratteristica che sono sicura che non ne scriverò mai uno. A parte gli scherzi, ritengo che per scrivere Fantasy bisogna possedere un bagaglio di conoscenze su miti, storia e leggende non indifferente oltre che un’inventiva particolare; lascio volentieri il compito ad altri ben più dotati, come la Rowling, santa donna.

13.  Qual è il tuo rapporto con i fan? Che sistema utilizzi per rimanere in contatto con loro e rispondere alle loro domande?

I fan sono coloro che mi permettono di capire che ho fatto centro: se leggendo provano le stesse sensazioni che ho provato io, non solo vuol dire che sono riuscita ad esporle al meglio, bensì che ho trasmesso qualcosa di positivo. Quindi ben vengano, il loro giudizio è importante, desidero saperlo, conoscerlo. Ho creato una pagina facebook proprio per questo e ultimamente anche un blog e vorrei interagire di più anche se il tempo è poco visto che sto lontana da casa tutto il giorno per lavoro; ma se vorranno inviarmi messaggi o commentare i miei post sarò felicissima di chiacchierare con loro.

 14) C'è un libro che ami particolarmente e che avresti voluto scrivere tu?
Sì “La straniera” di Diana Gabaldon.

 15) Se potessi bere un caffè con un autore per rubargli qualche aneddoto, chi sceglieresti?     

Sceglierei la Ward senza ombra di dubbio, ma non rubarle idee bensì per conoscere di persona la creatrice della Black Dagger Brotherhood, per chiederle se esistono veramente, per accertarmi se lei è umana o no

16) Come è nato il tuo rapporto con la casa editrice Triskell? Cosa ti ha convinto a scegliere questo editore rispetto ad un altro ?

 Conoscevo la Triskell perché avevo acquistato alcuni ebook; mi è subito piaciuta come Casa editrice, secondo me giovane e innovativa, così mi sono detta: perché non proporre il mio manoscritto? Beh è andata!

17) Domanda conclusiva di rito: progetti per il futuro?


Progetti? Un altro “rugby-romance” con altri protagonisti, e ho altri due romanzi ai quali manca il finale, vedremo. Personalmente spero di aver sempre buona salute, di continuare ad avere ottime amicizie e poter un giorno fare un viaggio in Scozia.



Si ringrazia di cuore la scrittrice Stella Bright per la sua simpatia e disponibilità!

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