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domenica 17 maggio 2015

Connolly Brothers

Capitolo n. 13 - Rhys

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Gli occhi di Rhys si accesero di rabbia, come cazzo si permetteva Tom di dirgli che capiva? Come poteva anche solo pensare di capire?
“Tu non sai niente!” esplose, come poteva aver creduto che Tom potesse essere la sua salvezza? Adesso si credeva anche di poterlo salvare?
“Allora dimmelo. Spiegami. Dimmi cos’è che ti divora e io ti aiuterò a portare il peso” la voce calma di Tom fomentò la rabbia di Rhys. Chi cazzo era? San Tom?
“Perché? Perché dovresti voler dividere tutto questo schifo con me? Sei un martire per caso?” Rhys si stava facendo cattivo, ma Tom rimase impassibile, i suoi occhi di nuovo caldi e pieni di dolcezza.
“No, affatto. C’è stato un tempo, però, in cui anch’io sono stato pieno di dolore e rabbia. Al contrario di te, però, non sono mai riuscito a farmi del male da solo. Di solito io mi lasciavo picchiare” aggiunse Tom quasi in un sussurro lasciando Rhys senza parole. Tom? Tom voleva farsi picchiare? Per provare dolore?
“Non guardarmi così, Rhys. Tutti hanno i loro drammi personali, c’è chi li sa affrontare e chi è vigliacco. Io sono un vigliacco” il tono di Tom era così calmo, come poteva dire certe cose e rimanere così pacato?
“Tu non sei un vigliacco. Tutti al ranch baciano il terreno dove cammini. Steve parla di te come se fossi un Dio capace di ogni cosa” Rhys non poteva permettere che quell’uomo così gentile dicesse cose simili di sé.
“Vuoi la verità, Rhys? Mio padre era un maledetto alcolista, mi odiava perché mi dava la colpa della morte di mia madre, morta di parto dandomi alla luce. Quando si è risposato speravo che le cose sarebbero andate meglio, ma quando fui abbastanza grande da reggere qualcosa di più delle cinghiate iniziò a pestarmi per davvero. Ed io ero felice, perché così non se la prendeva con la mia matrigna e con la mia sorellastra. Perché me lo meritavo, perché avevo ucciso mia madre, perché ero una delusione come figlio, perché non ero entrato nella squadra di football, perché ero un maledetto frocio” la veemenza dell’ultima frase turbò Rhys, lasciandolo a bocca aperta. Tom era gay? Ok, non era quello il punto focale del discorso, ma Rhys non riusciva a crederci.
Tom sorrise mesto e continuò “Bene, ora sai i miei segreti. Tu sei libero di tenerti i tuoi, ma se sei stanco di tenerti tutto dentro, sai dove trovarmi” detto questo si alzò e tornò a chiudersi nella sua camera da letto.
Rhys era ammutolito. Tom non lo conosceva quasi, ma gli aveva offerto conforto e gli aveva aperto il proprio cuore. Come si faceva ad essere così spontanei? Così fiduciosi? Poi capì, era mortalmente solo, proprio come lui. Tom era solo e stanco di nascondersi con tutti. Al ranch tutti gli volevano bene e lo rispettavano, ma sarebbe stato così anche se avessero saputo ciò che nascondeva nel profondo di sé? Forse, per una volta, aveva trovato qualcuno con cui poter essere se stesso? Senza segreti né finzioni? Rhys non poteva essere quella persona, non se lo meritava e non sapeva se avrebbe potuto essere d’aiuto. Era già così incasinato di per sé, non poteva davvero portare anche il fardello di qualcun altro. Ma Tom non voleva quello, Rhys lo capì. Voleva aiutarlo a dividere il suo peso, non caricarlo di un ulteriore. Con la sua confessione, Tom voleva solo guadagnarsi la fiducia di Rhys, non opprimerlo ulteriormente. Quando realizzò tutto quanto, Rhys decise di buttarsi. Voleva raccontare tutto a Tom e sperare che dopo, forse, sarebbe riuscito a recuperare i pezzi di sé e rimetterli insieme dopo tanto tempo. Era stanco di combattere, voleva arrendersi alla realtà: Sean non c’era più e tutti i sacrifici di questo mondo non l’avrebbero portato indietro. Racimolando tutto il coraggio che possedeva, Rhys prese un bel respiro e bussò alla camera di Tom.
Tom sorrise mesto e continuò “Bene, ora sai i miei segreti. Tu sei libero di tenerti i tuoi, ma se sei stanco di tenerti tutto dentro, sai dove trovarmi” detto questo si alzò e tornò a chiudersi nella sua camera da letto.
Rhys era ammutolito. Tom non lo conosceva quasi, ma gli aveva offerto conforto e gli aveva aperto il proprio cuore. Come si faceva ad essere così spontanei? Così fiduciosi? Poi capì, era mortalmente solo, proprio come lui. Tom era solo e stanco di nascondersi con tutti. Al ranch tutti gli volevano bene e lo rispettavano, ma sarebbe stato così anche se avessero saputo ciò che nascondeva nel profondo di sé? Forse, per una volta, aveva trovato qualcuno con cui poter essere se stesso? Senza segreti né finzioni? Rhys non poteva essere quella persona, non se lo meritava e non sapeva se avrebbe potuto essere d’aiuto. Era già così incasinato di per sé, non poteva davvero portare anche il fardello di qualcun altro. Ma Tom non voleva quello, Rhys lo capì. Voleva aiutarlo a dividere il suo peso, non caricarlo di un ulteriore. Con la sua confessione, Tom voleva solo guadagnarsi la fiducia di Rhys, non opprimerlo ulteriormente. Quando realizzò tutto quanto, Rhys decise di buttarsi. Voleva raccontare tutto a Tom e sperare che dopo, forse, sarebbe riuscito a recuperare i pezzi di sé e rimetterli insieme dopo tanto tempo. Era stanco di combattere, voleva arrendersi alla realtà: Sean non c’era più e tutti i sacrifici di questo mondo non l’avrebbero portato indietro. Racimolando tutto il coraggio che possedeva, Rhys prese un bel respiro e bussò alla camera di Tom.




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