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lunedì 11 maggio 2015

Stella di mare di Elisabetta Bricca

Sicilia, Roma. 1937
Stella Paternò è un’aristocratica siciliana alla ricerca della propria identità, insofferente alle convenzioni sociali, sposata a un uomo che non ama più. Un matrimonio di convenienza e di facciata, scandito dai valori conservatori dei “Gattopardi”.
Stella non desidera avere figli, mentre per suo marito, Vincenzo Alliata, Duca di Salaparuta, il desiderio di un erede sfiora l’ossessione.
Stella cerca di stabilire anche un rapporto diretto con la servitù, per avere un po’ di calore umano e conforto, ma ne è inevitabilmente tradita.
E più i lacci delle convenzioni si stringono intorno alla sua vita, più lei si sente soffocare.
Finché Vincenzo ottiene un posto alla Camera dei Fasci a Roma e Stella deve seguirlo.
Tra i colori di una città magica come Roma e gli incontri con il bel mondo popolato da intellettuali e nomi di spicco dell’epoca, tra cui Edda Mussolini e Galeazzo Ciano, Stella si distrae, illudendosi di colmare il vuoto della sua vita. È, però, solo grazie all'incontro con Marlon, un pittore americano più giovane di lei, che per Stella comincia un viaggio alla scoperta della propria femminilità, per troppo tempo umiliata, verso un amore totalizzante e appassionato. Un amore vissuto al lume di candela in un piccolo, disordinato studio di Via Margutta e la follia di un regime che opprime ogni libertà.

Tra i vicoli della Città Eterna e l’ipocrisia di un mondo, come quello dell’aristocrazia, ormai in declino, una storia femminile di solitudine, amore, riscatto e ricerca del sé fino al triste epilogo: un addio improvviso, inaspettato, straziante a cui solo una lettera, anni dopo, potrà dare un senso.


Vi è mai capitato di iniziare un libro a “scatola chiusa”, senza conoscere bene né trama né cover né tanto meno l'autrice? Ebbene, è quello che ho sperimentato quando mi è stato proposto questo romanzo, ho accettato in maniera un po' titubante. Esaltiamo spesso gli autori stranieri senza dare neppure una piccola possibilità agli scrittori nostrani: Elisabetta Bricca per me è stata una piacevole scoperta.
Un romanzo ambientato tra la Sicilia e la Roma fascista, un periodo nel quale le donne erano considerate un soprammobile da esporre durante le cene sfarzose dei grandi signori locali, dove era l'uomo che decideva cosa la moglie avesse dovuto indossare per l'occasione, come se in quell'invito fosse celato il messaggio di una sorta di gara a chi “esibiva” la moglie più bella, ostentando così le propri ricchezze.
Questa è la storia di Stella Paternò, un'aristocratica siciliana, una ribelle il cui unico peccato era quello di essere nata femmina. Una bambina cresciuta grazie all'amore della nonna più che dei suoi genitori, la quale le permise di coltivare la sua più grande passione: la lettura e la scrittura.


La scrittura era per lei un approdo sicuro, un mondo dove rifugiarsi e custodire sogni, quelle emozioni che non avrebbe potuto esprimere in nessun altro modo senza correre il rischio che potessero essere schiacciate dal cinismo della famiglia.

Una sedicenne che sogna l'amore della sua vita e che ritrova nella persona di Fabrizio, un amore non ricambiato, che finisce per spezzarle il cuore quando viene annunciato il matrimonio del suo Fabrizio con un'altra donna. Le cose sono già abbastanza complicate così, fino a quando suo fratello Manfredi, geloso e invidioso della bellezza della sorella, non decide di consigliare al padre di combinare un matrimonio con Vincenzo Alliata, Duca di Salaparuta, un uomo a cui piace andare in giro per bordelli e stare fuori tutta la notte. Una decisione che condanna Stella all'infelicità, facendo ottenere alla famiglia di lei ancora più prestigio.

Il tempo imprime il suo marchio e fugge poi come un codardo. Il tempo cambia le persone e deforma il riflesso nello specchio dei ricordi.
Sei nata femmina ripeteva Manfredi quando litigavano e tanto basta.
Femmina come sua nonna, come sua madre. Così diverse l'una dall'altra, con l'unica, comune certezza di aver dovuto conquistare un proprio posto in un mondo governato da uomini.

Inizia così la sua nuova vita da duchessa di Salaparuta, una vita condotta in una sorta di gabbia dorata dove il marito tiene stretto il laccio che la lega. Eppure la sua natura di ribelle la porta a non farsi comandare a bacchetta dal marito, gli abiti della perfetta moglie aristocratica non fanno per lei, piuttosto alza la testa rispondendo a tono al duca, deridendo spesso le sue amanti poiché sa che Vincenzo ama solo se stesso. Sotto la sua dura corazza si cela il cuore tenero di una donna che impiega il proprio tempo dedicandosi a opere caritatevoli e che la conducono all'ospizio gestito da Madre Carolina, che la porta a prendere sotto la sua ala protettiva due giovani ragazze con la scusa di aver bisogno di due nuove cameriere alla villa. Rosa e Agata sono le due ragazze baciate dalla fortuna; instancabili lavoratrici che dopo un periodo medio breve a Villa Valguarnera, tradiscono la fiducia della loro benefattrice, ed entrambe verranno sostituite da una nuova cameriera scelta personalmente dal duca marito: Giuseppina, che si dimostrerà anche una buona amica e una saggia consigliera.
La vita trascorre tranquillamente, fino a quando Vincenzo torna a casa con una notizia fresca fresca: è tempo di fare i bagagli, ha ottenuto un posto di privilegio alla Camera dei Fasci e bisogna partire per Roma.


L'estrazione sociale diveniva un'ombra da cui non ci si poteva liberare. Il lignaggio conferiva potere e il potere conferiva rispetto.

La storia si ripete, una nuova villa, nuovi servitori a eccezione di “Peppina”, nuove feste a cui partecipare per entrare nelle grazie del Duca e nuovi tradimenti da parte del marito. Eppure Roma con il suo fascino compie la sua magia, facendo riscoprire l'amore a Stella quando il suo sguardo incrocia Marlon, giovane artista americano che sta conoscendo la sua fortuna in Italia, diventando piano piano la sua musa ispiratrice.

-Credete ai deja-vù, Madame? Ho l'impressione di avervi già incontrato in un'altra vita-.
-Ho trent'anni, signor Marlon. Non credo più ai segni del destino. Ma non mi stupisco che voi lo facciate. Siete ancora un ragazzo e, per di più, un'artista-.
Lui rise. -La vostra è una mentalità tipicamente borghese. Date per scontato che ciò che non si vede non esista. Ci sono cose che sentiamo e non possiamo negare. È come un quadro, in cui ognuno di noi riflette ciò che prova. Non esiste l'oggettività nei sentimenti. Esiste la passione. E la passione è un fuoco pure, che sfugge a qualsiasi regola-.

Non sono una grande appassionata di libri storici, spesso leggo altri generi, ma non posso negare che con questo mi sono dovuta ricredere, perché mette in evidenza i grandi passi compiuti dall'universo femminile e la lotta per la tanto conquistata libertà e indipendenza. E ancora una volta sono riuscita a vestire i panni della protagonista, una vera donna del Sud (come me) che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, che è anche capace di picchiare le amanti del marito e buttarle fuori casa con le sue stesse mani; è una donna che mantiene la parola data e che se le viene fatto un torto non perdona, ma se lo tiene legato stretto al dito; e allo stesso tempo è una donna generosa non tanto con le persone facenti parte del suo ceto sociale, più che altro con la classe povera e con la servitù che la circonda; ma più di tutto è una donna passionale quando riscopre un sentimento da tempo assopito in lei quale è l'amore.
Anche l'ambientazione fa riflettere molto, soprattutto per chi non ha vissuto il ventennio fascista che vede l'ascesa di Mussolini e la tanto temuta entrata in guerra da parte dell'Italia; la povertà di quel periodo, lo sfruttamento continuo dei braccianti nei campi, l'intolleranza nei confronti degli antifascisti che venivamo spesso catturati e torturati, e dell'omosessualità che veniva taciuta.
Stella di mare non è la classica storia d'amore, è un racconto che parla di matrimoni combinati,  sottomissione femminile, amori segreti, tradimenti e gravidanze non desiderate; ed è da queste stesse pagine che si nota quanta passione abbia messo l'autrice nella creazione e pubblicazione di questo racconto, dove vengono messi in risalto dettagli e particolari della vita che ai giorni nostri non si prende manco la briga di conoscere. Uno stile e una scrittura che non stanca, ma che ti tiene incollato alle sue pagine fino alla fine per conoscere il destino dei suoi personaggi...nulla è dato per scontato.

Ci sono momenti, in cui il peso della propria vita diventa insopportabile. E, poi, ci sono momenti in cui si decide di vivere. Non solo di sopravvivere.


Elisabetta, nata e cresciuta “ner core” di Roma, è laureata in Sociologia comunicazione e mass media; è copywriter, autrice, musa di fotografi, e organizzatrice di premi letterari.
È appassionata di cucina, letteratura, arte, storia, vino ed equitazione. Ha un grande amore per la letteratura americana del XX secolo, tanto che si è ripromessa di portare una rosa sulla tomba di Faulkner, e per le poesie di Sylvia Plath e Arthur Rimbaud.
Il suo sogno è quello di poter ritirarsi in un abbaino di Montmartre, a Parigi, dove poter scrivere guardando la luna.

Pubblicazioni:
Sangue Ribelle” Harlequin Mondadori
D’amore e di ventura” Harlequin Mondadori
Umbria she said” Lighthouse publisher
Il falco di maggio” è il suo ultimo romanzo, pubblicato su Amazon.
Nel 2013, il suo racconto “Parigi… encore” è arrivato tra i finalisti del concorso letterario, indetto da Il Messaggero, “Donne che fanno testo”.



2 commenti:

  1. Grazie di cuore a Roberta e al Blog Romance and Fantay per questa bella recensione!

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