Pagine

mercoledì 2 marzo 2016

PARADISO RIMPIANTO di Amy Lane


Gli eroi cadono.
Peter mette piede per la prima volta nella cittadina di Daisy, in California, quando è ancora un bambino ed è accompagnato da una sola certezza: suo cugino Michael si prenderà cura di lui. Poi Michael stringe amicizia col fragile e tormentato Bodi Kovacs e l’unica consolazione di Peter, dopo aver perso ogni possibilità di avere Bodi per sé, è che il cugino si occuperà anche di quest’ultimo. Ma la tragedia li colpisce e Michael si esilia dal loro mondo, gettando via l’affetto di chi l’ama di più.
Sei anni dopo, Michael sta per tornare a casa in una cassa. Per distruggere un eroe è bastata una città piena di bigottismo e odio. Per reclamarlo serve una forza d’animo che né Peter né Bodi avevano sei anni prima. 
Da quando Michael li ha abbandonati, Bodi è perso e solo. Peter cerca di farlo suo e assumere il ruolo che avrebbe dovuto essere del cugino, ma prima di tutto lui e Bodi devono affrontare il passato. Devono affrontare Michael, i suoi pregi e i suoi difetti, la bellezza e la tristezza, e ricordarlo per quello che è stato davvero e non per quello che avrebbe potuto essere. È un gesto semplice che potrebbe distruggerli entrambi: passare al setaccio le macerie in fiamme del paradiso è un sistema infallibile per annichilire un cuore mortale che soffre.
Amy Lane beh è Amy Lane, non ci sono parole per descrivere le emozioni che riesce a suscitare sempre con i suoi libri da “attorci budella”. Gli eroi cadono, ebbene sì, ma è la caduta dell’essere più umano a straziare il cuore. Qualcuno potrebbe dire che Michael è un debole, che non ha lottato, che ha cercato la via più semplice, ma chi siamo noi per giudicare? Quando la tua stessa madre arriva a dirti che ti preferirebbe morto piuttosto che frocio, non è lecito pensare che il mondo ti possa crollare attorno e che tu possa sentire il bisogno di riscattarti in qualche modo? Facile puntare il dito quando non ci si ritrova nella situazione, facile anche sentire il cuore spezzarsi per Bodi che aveva avuto la forza di reagire solo per poi essere trascinato nel baratro..


In questa storia i protagonisti sono in realtà tre, perché il fantasma di Michael impregna ogni vicenda di vita che coinvolga Peter e Bodi. Lui è il mito del piccolo Peter che lo vede come il fratello che non ha mai avuto e la famiglia che ha sempre desiderato; è l’amore di Bodi che vuole realizzare i suoi sogni con lui accanto. 
Ovviamente Michael disattende tutte le aspettative, quelle di Peter che sperava si prendesse cura di Bodi, quelle di Bodi che si vede spezzare il cuore, quelle di sua madre e del paese quando scoprono che è gay...
Tutto ciò lo porta al collasso. La sua vita, come la sua morte, sono i cardini attorno cui ruota tutto.
Peter, ventiduenne gay dichiarato di una piccola cittadina californiana, è visto male per la sua sessualità e risparmia fino all’ultimo centesimo per poter andare all’università e trovare il fegato per andare da Bodi e, finalmente, dichiarargli il suo amore. 
Bodi, dal canto suo, sopravvive grazie alla sua routine, alle piccole consuetudini della vita di tutti i giorni, dopo essere passato attraverso l’inferno per (colpa) di Michael. Finché Peter non bussa alla sua porta, dopo sei anni di silenzio, per portargli la tremenda notizia della morte di Michael, si limita a sopravvivere credendo di non aver più il coraggio di rischiare il proprio cuore. Poi capisce, però, “che non c’è niente che faccia più paura dell’amore incondizionato”.
Insomma una lettura appassionante e ricca di profonde emozioni che lasciano incollati fino all’ultima pagina e non risparmiano nemmeno qualche lacrima per quelli che, come me, hanno il cuore troppo tenero.


Un conto era pensare che Michael non stesse facendo le cose giuste, che non si stesse prendendo cura di Bodi. Allora Peter avrebbe anche potuto volere Bodi per sé, perché Peter avrebbe fatto di meglio e Bodi aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui. Invece Michael si era preso cura di lui alla grande – più che alla grande, a quanto pareva – e questo lasciava Peter davvero molto solo.

Un totale di ventisei ragazzi della scuola media passarono l’esame l’anno di Peter […]Arrivati a quel giorno, tutti quei ragazzini eccetto uno, almeno una volta, gli avevano tirato delle palline di carta o l’avevano fatto inciampare o gli avevano versato qualcosa addosso o l’avevano chiamato finocchio di nascosto. I professori gli dicevano che non doveva far altro che dire che non era vero; lui gli rispondeva che non dovevano far altro che dire che non si faceva.

“Dimmi solo che è finita! Che tu e quel ragazzo non vi…”
“No! Non te lo dico invece!”
“O così o dirò al mondo intero che non ho più un figlio! Preferirei che tu fossi morto piuttosto che finocchio!”
A Peter si mozzò il fiato in gola. Si era appostato in cima alle scale e vide suo cugino impallidire completamente. Non vedeva Aileen che era di spalle, ma Michael… Signore Dio. Avrebbe dovuto capirlo. 
Tutti quanti avrebbero dovuto capirlo. Fu proprio in quel momento, fu quel momento che catalizzò tutto: l’arruolamento di Michael due giorni dopo, il modo in cui se n’era andato senza una parola. Michael era saltato sulla mina antiuomo proprio quel giorno, nel bel mezzo della cucina di casa, insieme alla madre che credeva avesse amato almeno lui, anche se non amava Peter.

“Disse che doveva non avermi amato davvero perché la gente non lascia nella merda le persone che ama. Disse che sarei stato meglio senza di lui e che me l’ero cavata alla grande, mentre era lui a essere un disastro e non sarebbe dovuto tornare.”

“Tu non ti sei mai vergognato, vero? I ragazzini a scuola ti chiamavano finocchio e tornavi a casa in lacrime, e ti picchiavano, ma mai, mai una volta, hai detto che non era vero.” Bodi scosse il capo e si tirò su con in mano American Idiot dei Green Day. “Io e Michael sgattaiolavamo via ed ero così invidioso, sai?
Noi due eravamo… in pratica eravamo gay solo quando stavamo soli insieme. Tu invece ti presentavi al mondo intero con quegli occhioni grandi e la vivevi così, e basta. Era bellissimo.”

Amy Lane è madre di quattro figli ed è una lavoratrice a maglia compulsiva, che scrive perché non riesce a zittire le voci che ha in testa.
Adora i gatti, i chihuahua, fare calzini e gli uomini sexy. Odia le tarme, le lettiere dei gatti e gli imbranati ottusi. È difficile trovarla a cucinare, pulire o a svolgere faccende domestiche, ma la potrete sorprendere mentre prepara con i ferri set di emergenza con cappello/coperta/paio di calzini, per qualsiasi occasione o a volte senza motivo.
Scrive nella doccia, in palestra, mentre scarrozza i figli a calcio/danza/ginnastica/musica e ha imparato a scrivere sulla tastiera veloce come il vento. Vive in una casa cadente infestata dai ragni, in un quartiere fatiscente, e conta sul suo adorato Mate per tenerla ancorata alla realtà – lui ci riesce, perfino sicurandosi che il suo cellulare non si scarichi. È sposata da oltre vent’anni: crede ancora nel Vero Amore, con la V maiuscola e la A maiuscola, e non vede alcun motivo per cambiare idea.


Nessun commento:

Posta un commento