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martedì 6 dicembre 2016

GUS. L'ALTRA METÀ DEL CUORE di Kim Holden



Lei non era solo la sua migliore amica, lei era la sua metà... L’altra metà del suo cervello e della sua coscienza, l’altra metà del suo senso dell’umorismo e della sua creatività, l’altra metà del suo cuore. Come si può tornare a essere ciò che si è stati, quando la parte più importante di noi se n’è andata per sempre? Gus è una rockstar, ma è anche un ragazzo fragile, arrabbiato con il mondo e con il destino che gli ha sottratto la persona più cara, colei che arricchiva la sua vita e dava linfa alla sua musica. A riempire le sue giornate ora ci sono l’alcol, le ore passate con la band e le avventure di una sera con qualcuna delle numerose fan, ma Gus sa che non risolverà così i suoi problemi e che niente di tutto questo potrà mai sostituire ciò che ha perduto. Svuotato e senza ispirazione, messo sotto pressione dalla sua casa discografica, Gus sente di aver toccato il fondo. Ed è in quel momento che il destino gli restituisce ciò che gli ha tolto facendogli incontrare Scout...

Ma chi è davvero quella ragazza, e cosa nasconde nel profondo del cuore? Una storia di caduta e rinascita, l’emozionante percorso di un protagonista eccezionale.
Una piccola premessa, che in realtà è un suggerimento: non leggete questo libro prima di aver letto Bright Side, il segreto sta nel cuore o rischierete davvero di non apprezzarlo, o non comprenderlo a fondo (e prendervela con me per quello che reputerete spoiler in questa recensione).

Gus, in origine Gustov, si è visto portar via dalla vita tutto ciò che per lui c'era di più sacro, la sua Bright Side, la sua metà. Il loro era un legame più unico che raro, son cresciuti insieme, son diventati amici inseparabili, arrivando a capire l'uno i silenzi dell'altro, come dei gemelli separati alla nascita.
Ovunque andasse Bright Side portava il sole con sè, illuminava la vita delle persone, proprio come è successo con Gus, anche con la sola presenza.

 La mamma somiglia molto a Bright Side. 
O forse era Bright Side che somigliava alla mamma. 
Anche lei, come mia madre, apprezzava il potere del silenzio. 
Qualcuno si sente minacciato dall’assenza di parole,
 e cerca di evitarla o di riempirla di cazzate senza senso. 
Il silenzio non è un nemico, anzi, può portare conforto e chiarezza. 
Ti ricorda cosa sia il tempo... cioè, pura presenza. 

Ora che Bright Side non c'è più, lui non riesce più a trovare un senso alle sue giornate, un senso a questa perdita che ha dovuto vivere quando ancora si è troppo giovani per assimilare e superare un dolore così grande. Aveva appena poco più di ventun anni quando lei gli è stata strappata via, non per un incidente, ma per un destino beffardo che ha voluto strapparla dalle braccia di chi la amava, dopo una lunga malattia. Anche il solo suono del suo nome gli provoca un malessere così grande al punto da non riuscire nemmeno più a parlare con l'unica persona che ha amato Bright Side quanto lui: Keller, il ragazzo che ha diviso l'ultimo periodo della vita di Kate ( eh sì, questo è il suo nome all'anagrafe), amandola in un modo così viscerale in così poco tempo.

Benché ci sia il tour da seguire (perché, come vi ricorderete, il nostro ragazzo è il chitarrista di una band che sta spopolando), nulla riesce a distoglierlo dal vortice di sofferenza in cui sembra essere finito, un baratro che lo porterà davvero a toccare il fondo, arrivando al punto che, per il bene della stessa band, gli sarà affibbiata un'assistente personale, qualcuno che cerchi di dargli la spinta per essere il Gus che tutti amavano e che, sotto sotto, esiste ancora.

Non saranno le donne a fargli dimenticare Bright Side, né bere fino a svenire, o fumare, per non dire di peggio. Queste cure per il dolore son temporanee, perché quel dolore cupo e sordo non si affronta così, e sarà proprio la sua assistente personale a farglielo capire.


Il contatto visivo a distanza ravvicinata mi mette a disagio con la gran parte della gente. 
Non so come spiegarlo,
ma non voglio guardare occhi
 che forse stanno giudicando. 
Non voglio vederlo guardare le mie cicatrici.
 Gran parte della gente parla alle mie cicatrici, 
non ai miei occhi. 
Sono così abituata ormai, 
come nessuno potrebbe esserlo. 
Invece io non sono le mie cicatrici, né per lui
... né per chiunque altro.





Si dice che si smette di soffrire nel momento stesso in cui si assimila qualcosa come una parte di sè, si inizia a conviverci. Convivere in latino significa "vivere con" ed è quello che Scout sa fare meglio.
Dopo un incidente che l'ha sfigurata su tutta la parte destra del corpo, nulla è stato più lo stesso.
Ha dovuto imparare ad accettare il malessere che ne è conseguito, gli sguardi della gente che si soffermano più del dovuto su quella metà del volto così segnata, lasciandola alle prese con un mondo che le è crollato addosso senza che abbia mai capito come ciò sia stato possibile.
L'unico appiglio nella sua vita è Paxton, suo cugino di primo grado, più piccolo di lei, divenuto come un fratello.
Rimasta sola senza più nessuno, se non gli zii e Pax, la ragazza lavora con lo zio, il manager della band, per potersi così mettere da parte i soldi, finire di laurearsi e, al contempo, permettere al cugino di vivere con sè, in modo che i genitori di quest'ultimo possano risolvere i loro problemi.
A volte i legami più importanti della nostra vita non hanno bisogno del sangue per nascere, a volte si creano così, semplicemente, e diventano più forti di qualsiasi altra cosa.

Se all'inizio Gus e Miss Impazienza (i soprannomi son un punto forte di Gustov, glielo concedo) pare possano avere solo l'idea in comune che il tour finisca presto, ancora non sanno che nel momento in cui decideranno di uscire dai loro schemi, dare all'altro una possibilità in più, i due potranno scoprire quanto a volte un dolore condiviso sia la miglior cura per andare avanti.

Come si può andare avanti? La risposta è: non si può. Almeno non sforzandosi, onestamente.

Sarà proprio in concomitanza della fine del tour che Gus sembrerà capire di non volersi già separare da quella ragazza (e la cosa sembra reciproca, in un certo senso) che, poco a poco, gli sta insegnando cosa significhi avere una motivazione per andare avanti e farà di tutto per aver ancora un'occasione per averla attorno, sotterfugi compresi, come usare la propria madre per dare un lavoro a Scout, perché se c'è una cosa che sembra aver capito, è quanto la sua vicinanza lo aiuti a non toccare più il fondo.



«Perché dici questo?» 

So che Michael non gli è mai piaciuto. 
Lo ha sempre definito un coglione, 
e lo ha incontrato soltanto una volta.
     «Perché c’è qualcuno là fuori che è perfetto per te. Peccato che tu ancora non te ne sia accorta.»
     «Credi che lo incontrerò, un giorno?» 
chiedo, sorridendo.
     «Penso che tu lo abbia già incontrato.»

Esistono cicatrici che non si possono camuffare, segni che deturpano la pelle rendendola oggetto di occhiate, e cicatrici invece che son facili da nascondere, perché invisibili, ma che al contempo lasciano segni ancora più profondi.

Tanto, troppo tempo fa, vi dissi che Bright Side in assoluto era il mio libro preferito, ma forse ora mi devo ricredere perché, senza Gus, Bright Side non sarebbe completa, ma senza di lei non avrei imparato forse un'altra lezione di vita insieme a Gus.

Il dolore non va soffocato, il dolore fa parte della vita. Ci aiuta a crescere.
Non vi dirò che questa sia un'opera facile da affrontare, la sofferenza del nostro musicista vi accompagnerà per buona parte di questa lettura poiché dove finisce di narrare Kate (e Keller), ecco subito che riprenderà Gus, rendendo chiaro il tumulto interiore che lo affligge.
Come se ciò non bastasse, ad accompagnare le parole scritte bianche su nero ci sarà la musica, una playlist dedicata solo a Gus, che si troverà alla fine del suo libro.

Io conosco un Gus nella mia famiglia, un uomo molto importante per me (perché al giorno d'oggi lo è) che ancora oggi  alla perdita della sua Bright Side ( intesa in tutto tranne che sul lato amoroso) risponde che se ne fa una ragione, benché non abbia ancora superato il tutto, evitando per primo di parlarne, ed io posso dire di portare il nome della sua Bright Side, in onore a lei, un modo per mantenere vivo un ricordo, perché ormai non resta che questo, una memoria nella mente di coloro che l'hanno amata.

Gus, l'altra metà del cuore, è una guida su come vada affrontato il dolore della perdita, passo per passo, non con la rabbia, non con il pianto continuo (benché queste siano fasi dell'accettazione del male che si prova) ma parlando ogni giorno di quanto fosse stata importante quella persona per noi, perché solo così essa continuerà a vivere poi nella memoria di chiunque ci incontri.


Per leggere la recensione del capitolo precedente, cliccare sull'immagine!!




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