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giovedì 2 marzo 2017

Giornata d'autore: MARIKA VANGONE







Aaliyah è una ragazza comune del ghetto C. Non può uscire mai di casa: ogni abitante del ghetto ha un difetto, una malattia invalidante; anche i suoi genitori sono deformi, ma non lei. 
Lei è normale! 
Diversa dal resto del suo mondo, Aaliyah cresce chiedendosi il perché di questa differenza, credendosi sbagliata. Non può parlare con nessuno perchè nessuno deve vederla... non per intero, almeno. 
Quando i Valiance entrano nella sua vita tutto cambia. Ogni cosa assume un nuovo e inaspettato significato. 
Aaliyah dovrà prendere decisioni complicate e affrontarè una realtà inimmaginabile.

Coraggio, saggezza e ironia si inseguono tra un passato da ricordare e un presente da vivere.

Cosa sarà disposta a sacrificare per essere ciò che è destinata ad essere?

Fascia: 
La Normalità è la nuova Malattia.



Il paesaggio era cambiato, eravamo passati dagli edifici maestosi al nulla più assoluto in pochissimo tempo, segno che dalla ricchezza alla disperazione il passo è breve. Caricammo gli zaini sulle spalle e ci addentrammo in quella coltre tossica per tutti meno che per noi; mi facevano male i piedi e l’atmosfera sembrava più pesante, il corpo più difficile da sorreggere. Mi bruciava la gola, ma nessuno sembrava farci caso, ognuno perso nella propria lotta contro quel veleno che ci rallentava senza fermarci, che ci feriva senza ucciderci. Carter camminava veloce in testa al gruppo. Lissa davanti a me guardava in tutte le direzioni, con la pistola in pugno pronta a far fuoco. Nessuno parlava, si andava avanti come ci era stato detto di fare. Se non fossimo tornati a chi sarebbe importato davvero? Pensai a Mason, al fatto che almeno lui fosse al sicuro, al centro, a insegnare a persone come lo ero io fino a qualche mese prima, come sparare e come non finire per terra al minimo soffio di vento. In altre circostanze avrei riso per quel pensiero, ma quel posto uccideva il mio entusiasmo come aveva fatto con tutto il resto. Di tanto in tanto ci imbattevamo in qualche vecchio rottame, case in rovina, resti di animali lasciati lì a marcire, alcuni dei quali non erano vivi, ma neanche morti. «Attenzione a dove mettete i piedi, squadra», disse Carter. La sua voce era come una fiammella in mezzo alla nebbia, così flebile eppure così piena di speranza. Riuscivo a vederlo nella mia mente, anche se eravamo distanti; lo immaginavo fermo, spalle ritte, mani tra i capelli come ogni volta che era sovrappensiero. «Fate passi piccoli e mettete i piedi solo dove li metto io», suggerì puntando la luce verso il terreno. Tutti lo imitammo, felici di avere un capo così attento. Peccato che non tutti fossero così precisi come lui... Fu un attimo, il mondo esplose sotto ai miei piedi, ricordandomi un vecchio sogno… una vecchia me… Poi il buio.


Nessuno sa che esisto. Ed è come non esistere affatto. Sul letto sto scomoda, quindi mi siedo sul pavimento così pulito che riesco a specchiarmi. Il mio viso non è come lo ricordavo, sembro più grande dell’ultima volta che ho guardato il mio riflesso. Era ieri, la settimana scorsa oppure un anno fa? Il tempo è relativo quando sei rinchiuso. Potrebbe anche non esistere, non farebbe nessuna differenza per me. Fuori dalla mia camera qualcuno grida e i rumori si fanno sempre più vicini. Devo uscire? Devo restare qui? Confusa. Ecco cosa sono. Dentro di me solo un senso di vuoto, un senso di non appartenenza. Sono sola e in balia degli eventi.



 «Carter», disse il nuovo arrivato. Carter e basta. Nessun sorriso, nessun soprannome buffo, niente di niente. Capelli neri e occhi pieni di forza e speranza. «Nuovo acquisto?», chiese senza scomporsi. Mason annuì e lui attraversò la stanza, senza soffermarsi su di me più del necessario; anche Callissa fece spallucce quando la guardai, dopo aver presentato gli altri dalla A alla Z non spese neanche una parola per quel ragazzo che mi intimoriva e incuriosiva al tempo stesso. Restarono tutti in silenzio, dopo essersi alzati, finché lui non parlò. «Vi avrò detto tremila volte che non potete venire qui per ogni sciocchezza. Se scoprono questo posto sono fottuto», disse senza mezzi termini, gesticolando e fissando al tempo stesso i suoi compagni. «In più mi hai portato una ragazzina che neanche conosciamo. Complimenti Soon, un applauso alla tua intelligenza.» Andik iniziò a battere le mani, poi si fermò dopo essere stato fulminato con lo sguardo da Carter. 


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