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martedì 13 febbraio 2018

Sotto il kilt… niente di Giuditta Ross



A volte ci sono proposte che non si possono davvero rifiutare. Quando il suo più caro amico ed ex coinquilino dei tempi dell'accademia le chiede di raggiungerlo a Edimburgo, come supporto all'equipe di restauro del Museo Nazionale di Scozia, Amalia Rossetti capisce che è proprio una di quelle occasioni.
L'accoglienza in Scozia non è delle migliori ma, finché può passare le sue giornate in laboratorio con i suoi preziosi reperti, Amalia è nel suo elemento. Non teme il clima e neppure i colleghi saccenti e pusillanimi da rimettere al proprio posto.
Solo una cosa non ha considerato: il capo della sicurezza MacLeod.
Iain MacLeod prende molto sul serio il suo ruolo di capo della sicurezza. Dopo che al museo si è verificata un'esplosione la cui natura resta ancora tutta da definire, gli viene affidato il compito di tenere tutto sotto controllo. E tenere le cose sotto controllo, è proprio quello in cui eccelle.
Nascosto nel suo ufficio bunker, esce solo per intimorire, con la sua stazza considerevole e la sua collaudata espressione da osso duro, le frotte di turisti troppo chiassosi che sciamano nelle sale. Fare rispettare le regole sembrerebbe la sua ragione di vita.
Solo una cosa non ha considerato: la dottoressa Amalia Rossetti.

Devo ammettere di essere un po’ arrugginita nella lettura di un romance tradizionale, grazie alla Triskell mi sono incentrata sul genere m/m, ma in questo caso ho fatto un’eccezione perché amo la Scozia e gli scozzesi, soprattutto quando sono alti e prestanti, come nel caso di Iain.
Inizialmente Amalia viene presentata come un personaggio femminile forte, deciso, per nulla interessata alla moda e alle interazioni sociali. Poi la si conosce meglio e si scopre che nel suo intimo è una donna fragile che teme il mettersi in gioco con l’altro sesso nel timore di una delusione, come le è sempre accaduto in passato.
I pov alternati permettono di conoscere a fondo anche il bel responsabile della sicurezza del museo. Iain è il classico uomo duro che non deve chiedere mai, alto, forte e sicuro di sè. Amalia, piccola e morbida, si sposa perfettamente tra le grandi e muscolose braccia dello scozzese. Iain impara presto che Amalia può benissimo badare a se stessa, ma che forse ha bisogno di una scossa nella sua vita.
La storia non ha nulla di originale, rispecchia pienamente tutti i cliché del genere romance, ma l’ambientazione e la buona scrittura la salvano dalla banalità. L’inserimento nella narrazione degli attentati al museo dà una spinta alla storia, soprattutto perché, si sa, che quando si teme per la propria vita e per quella dell’amato/a sicuramente si finisce a fare del sesso esplosivo.
Insomma, se si vuole passare qualche ora con una lettura leggera e poco impegnativa per evadere dal tran tran quotidiano questo libro potrebbe essere la scelta giusta.



Niente di quello che aveva vissuto in passato l’aveva preparata a quello: al bisogno inaspettato che era stata chiamata a nutrire. Al contatto delizioso, al suo sapore unico e alla sete disperata che innescò in lei. IainMacLeod, capo della sicurezza e scozzese tutto d’un pezzo, divorava la sua bocca con un’impazienza e un entusiasmo soverchiante.

«Perché mai qualcuno vorrebbe cambiarti?» «Pare che io sia socialmente inadatta. Una specie di mina vagante,» argomentò.
Iain scosse la testa. «Per me sei adorabile,» sussurrò, poi si abbassò su di lei, una mano dietro la nuca, la bocca a un soffio dalla sua, «meravigliosa.» 

Mai nella sua vita avrebbe immaginato di poter provare una sensazione di così intensa vicinanza con un altro essere umano. Era qualcosa che trascendeva l’aspetto fisiologico del sesso e dell’amore, un aspetto che non aveva mai creduto di poter sperimentare.

Giuditta Ross è, prima di qualsiasi altra cosa, una sognatrice, un’irriducibile latitante della realtà. Giuditta è una lettrice affamata, una divoratrice di emozioni.
A tenerla con i piedi per terra ci sono un marito, una figlia e una gatta che fanno a turno per reclamarla al presente.
I suoi pensieri, preda di ispirazioni improvvise, vagano fin troppo spesso tra le faccende quotidiane e qualche scena di quel libro che piano sta prendendo forma, con risultati spesso improbabili.
È una seguace dell’immaginazione, una schiava della fantasia, un’adepta del sogno a occhi aperti.

Ecco spiegata la nascita di questo romanzo d’esordio: in fondo, Giuditta, non è che il frutto di un sogno che incredibilmente si avvera.



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