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mercoledì 29 maggio 2024

I BAMBINI FORTUNATI di Tiffany Reisz


I giornali li avevano definiti “I bambini fortunati”.

Erano sette, orfani o bimbi abbandonati dai genitori, scelti dal leggendario filantropo e celebre neurochirurgo Vincent Capello, per andare ad abitare in una casa affacciata su un’incantevole spiaggia della costa Oregon: la Casa del Drago.

Allison era la più giovane dei bambini fortunati e viveva una vita idilliaca con la sua nuova famiglia, almeno fino al giorno in cui ha rischiato di morire e, per questo, è stata portata via dalla Casa del Drago e dalla sua famiglia adottiva.

Tredici anni più tardi, Allison riceve una lettera da Roland, il figlio maggiore del dottor Capello, che la avverte che il padre è malato e sta per morire. Allison decide quindi di tornare a casa e di affrontare i fantasmi del suo passato. Vuole scoprire cosa è successo davvero quel fatidico giorno: si è trattato di un incidente o, come ha sempre sospettato, uno dei membri della sua amata famiglia ha cercato di ucciderla?

Scavare nel passato può però rivelare delle inquietanti verità…

Quando Allison riuscirà a ricomporre i pezzi della sua storia scoprirà un terribile segreto che metterà a repentaglio la sua vita, una volta ancora.

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Nella maggior parte delle volte, salvo casi estremi e sempre più numerosi purtroppo, la parola famiglia viene associata a tre sinonimi: amore, protezione e sicurezza. E così è stato per i sette bambini della casa del Drago. Grazie al dottor Vincent Capello i piccoli disadattati avevano trovato un posto accogliente in cui sentirsi amati e al sicuro. Per tutti era un eroe, il gigante buono.




 

Era sempre pronto a portarti a cavalluccio su e giù per i corridoi. Non era lui che leggeva storie a loro prima di dormire, ma loro a lui. «Un’altra pagina» diceva, fingendo di mettere il broncio, e loro alzavano gli occhi al cielo e gli dicevano che era ora di dormire.

Lavorava, sì, ma trascorreva con loro tutto il tempo possibile. Selezionava i casi con cura, e sceglieva i bambini più poveri e malati a cui donare i suoi talenti.



Allison faceva parte di quel gruppo di bambini che tutti definivano fortunati, nel giorno in cui era stata scelta e prelevata dall’orfanotrofio la sua vita era cambiata. Aveva trovato un padre premuroso e altri fratelli con cui giocare. Studiava, imparava, si divertiva. In casa vigeva la regola della lealtà: tutti dovevano aiutarsi ed essere sinceri. Il dottor Capello aveva spiegato bene quanto fosse importante dire sempre la verità ed era fiero della famiglia che aveva formato tanto che tre di loro, in seguito vennero adottati legalmente, per Allison, invece, non ci fu tempo perché, dopo un incidente, fu costretta a lasciare la casa per andare a vivere dalla zia.

Sono passati tredici anni da allora, adesso Allison è una donna di venticinque anni, vive in Kentucky nella casa messale a disposizione dal suo datore di lavoro, un miliardario, padre della bimba che lei accudisce come babysitter, nonché suo amante da ben sei anni. Consapevole di essere sempre e solo “l’altra”, Allison non può avanzare pretese quando lui decide di porre fine alla relazione. Il momento dell’addio non è però così traumatico: l’arrivo di una lettera inaspettata la riporta indietro negli anni in un tempo spensierato e allegro, seppur breve. Il viaggio in Oregon le servirà per salutare un’ultima volta il dottor Capello prima che muoia, per rivedere i suoi fratelli e per trovare risposte.

 

«Ricordo poco o niente di quel periodo. Quel che ricordo è che un attimo prima vivevo alla casa del Deago ed ero la bambina più felice del mondo e, quello dopo, in piena estate, ero in Indiana nel minuscolo appartamento di mia zia.»


Il ritorno a casa diventa una seduta terapeutica, anche se non è facile rituffarsi in quella realtà ormai lontana. Allison non sa cosa aspettarsi, tredici anni sono tanti, lei è cambiata e così anche gli altri. I ricordi però sono scolpiti nella mente: le basta rivedere Roland perché tornino a galla e la riportino indietro, fugando ogni ombra di disagio.

 


Allison fece un passo in avanti, e Roland, l’uomo non più bambino, la prese tra le braccia. […] In quell’abbraccio lei aveva sette anni e si sentiva al sicuro e di nuovo a casa.

 

Roland è il ricordo più bello, la prima infatuazione, il punto di riferimento dopo il dottor Capello, il ragazzo che con un sorriso speciale le infondeva sicurezza e le diceva cosa fare.

 

Il sorriso che le stava rivolgendo ora era nuovo; non gliel’aveva mai visto prima, ma era già il suo preferito.

In ritardo di quattro ore, forse ora aveva una risposta alla domanda della signora del noleggio che le aveva chiesto cosa l’avesse portata nell’Oregon.

Forse era lui.

 

I bambini di un tempo sono adulti ora: lavorano, amano, ma non dimenticano la loro fortuna. Formano ancora una famiglia affiatata e riconoscente. Ma mentre prima era il gigante buono a vegliare su quei bimbi spaventati, ora sono loro, cresciuti e consapevoli a proteggere il loro vecchio e malato padre.

Tiffany Reisz ci regala una storia emozionante e originale, un romanzo fatto di chiaro scuri in cui si alternano spensieratezza e dramma, semplicità e mistero. Un romance che diventa un thriller, con risvolti noir che riportano ad altre epoche. (mi riferisco a Mary Shelley, per esempio, e leggendo il romanzo capirete perché).

 L’inizio parte lento ma il ritmo aumenta una volta arrivati alla casa e dopo aver conosciuto i personaggi e le loro storie, la velocità aumenta vorticosamente. Quando pensiamo di aver capito tutto, un nuovo elemento salta fuori da un cassetto che si apre o dalla porta della soffitta, alterando la verità. La tensione è alta specialmente quando ogni certezza precedente, ogni regola fin lì seguita, ogni parola detta, perde il suo significato originale.

 

Troppi segreti in quella casa.

Così tanti che cominciavano a sembrare…

Bugie.

 

I personaggi della Reisz spiccano per la loro unicità, Allison, Roland, Thora, Deacon e lo stesso Capello sono speciali, un misto di luci e ombre, di giusto e sbagliato. Ognuno di loro racchiude un segreto, tuttavia non hanno paura di mostrarsi e di denudare la propria anima. Il bello è che sono tutti consapevoli di ciò che è accaduto, ma si accettano senza puntare il dito sul colpevole perché nessuno di loro in fondo è innocente.

Il viaggio nei ricordi scatena sensazioni contrastanti: si passa dall’angoscia alla gioia, dalla solitudine alla rabbia. Lo stupore lascia il posto alla paura e la rassegnazione porta al perdono. L’epilogo, anche se ha un lieto fine che fa ben sperare, in realtà resta aperto a ogni possibilità.

Consigliatissimo!

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