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martedì 3 marzo 2015

DA QUANDO CI SEI TU di Penelope Douglas

Siete mai stati così arrabbiati che colpire qualcosa vi faceva sentire bene? O almeno così insensibili da sentirvi addirittura forti? Gli ultimi anni sono stati così per me. Passando dalla rabbia all'indifferenza senza fermate intermedie. Alcune persone mi odiano per questo, mentre altri hanno paura di me. Ma nessuno di loro può farmi del male, perché non mi importa di niente e di nessuno. Tranne di Tatum.
La amo così tanto che la odio. Eravamo amici, ma ho scoperto che non potevo fidarmi di lei o di nessun altro. Così le ho fatto male. L’ho allontanata. Ma ho ancora bisogno di lei. Il vederla mi colpisce, e posso indirizzare tutta la mia rabbia verso lei. Attaccarla, sfidarla, umiliarla... è il mio cibo, la mia aria, e l'ultima parte di me che si sente umana. Ma lei se n’è andata. È andata in Francia per un anno, ed è tornata una ragazza diversa. Ora, quando sono prepotente, lei mi tiene testa.

Voglio aprire questa mia recensione spendendo due parole sul problema del bullismo tra i giovani. Purtroppo è un fenomeno molto comune, specialmente in un ambiente come quello scolastico, che porta un ragazzo, o una ragazza, ad una condizione di svalutazione, sofferenza ed emarginazione che non possono essere tollerati.

Ho fatto questa precisazione per chi non sapesse che è proprio di questo fenomeno che parla la serie della Douglas, la quale aveva affrontato questo tema dalla parte della vittima (Tate) nel primo libro "Mai per amore" e  adesso con un POV, analizzato dalla parte di Jared.

Premetto che non sono una grande amante dei POV o quanto meno mi piace di solito conoscere entrambi i punti di vista dei protagonisti ma solo nel contesto del medesimo libro. Farli uscire in due edizioni distinte, porta il lettore ad avere di solito in mano lo stesso libro , con il risultato finale di avere poche notizie in più rispetto ad una prima lettura.

Quello che l'autrice ha creato con "Da quando ci sei tu" è solo in parte un POV del primo libro perché in realtà si tratta della vera storia di Jared, tutto quello che gli è accaduto e che lo ha portato a comportarsi in un certo modo nei confronti della sua migliore amica.
Se con il primo ho cominciato ad amare il personaggio di Jared solo da metà libro, con questo è stato come innamorarmi di lui per la seconda volta.

L'amicizia tra Jared e Tate è di quelle a pelle. Diventano vicini di casa dall'età di 10 anni e fino ai 14 anni tutto quello che fanno lo condividono insieme. Sono gli anni delicati della pubertà, in cui avvengono migliaia di cambiamenti nel corpo e si ritrovano ad essere innamorati l'uno dell'altro senza mai confidarselo. La vita di Jared cambia drasticamente dopo il rientro da una vacanza estiva passata con il padre biologico. Se nel primo libro abbiamo potuto immaginare la sofferenza provata da questo ragazzo, in questo ne abbiamo la certezza assoluta.

Ribadendo il concetto iniziale sul bullismo e cioè che non ci possono essere scusanti, il comportamento che tiene Jared nei confronti di Tate, ha una spiegazione. Lui si sente abbandonato da tutti. Vede che la vita delle persone intorno a se ha continuato ad andare avanti mentre la sua si è fermata quell'estate. Tate ha un padre che l'ama e lui uno che lo odia. Tate non ha più un genitore proprio come lui ma al suo rientro la osserva al laghetto in compagnia del padre di lei e la madre di lui, mentre trascorrono una piacevole giornata.
Un concetto di famiglia felice che lui ignora e dal quale si sente escluso.


Lui ha un bisogno disperato di Tate e lei ha trascorso quella stessa estate in compagnia di un altro ragazzo. Ha dato ad un altro il suo primo bacio, quello stesso bacio che avrebbe dovuto essere solo suo. Quel dolce sentimento che ha scoperto di provare per la sua migliore amica, si trasforma in odio perché Tate non lo ama. Amare Tate convinto di non essere ricambiato, lo fa sentire debole e insicuro, lo spaventa e gli crea sofferenza e lui dopo quell'estate ha giurato a se stesso che nessuno avrebbe più avuto quel potere su di lui.

Porta dentro troppo odio che lo opprime e lo stritola in una morsa ferrea che deve in qualche modo sfogare per non restarne schiacciato, solo che lo sfoga sull'unica cosa bella che la vita gli ha donato... Tate.
L'odio è migliore dell'indifferenza.
L'odio è comunque un sentimento forte tanto quanto l'amore. Farsi odiare da Tate, che ha ripreso a chiamare Tatum (dal momento che lei detesta il suo nome completo), significa essere comunque tra i suoi pensieri e tenere lei nei suoi.
Come il detto, se mi odi vuol dire che mi pensi.
La grande debolezza di Jared è proprio quella di non aver mai trovato la forza di lasciarla andare veramente.

A fargli aprire gli occhi è stato quello che Tate ha detto durante una lezione a scuola, parlando liberamente di tutto ciò che lui ha rappresentato nel passato e ciò che è diventato nel presente, ammettendo di averlo amato e giurando di non piangere mai più per lui in futuro.
Quello è il momento in cui la dura corazza di Jared si sgretola sotto il peso delle parole di Tate e lui si rende conto del dolore che le ha procurato e di quanto i suoi sforzi per non amarla, siano stati inutili. Lei, lo aveva amato. Lui, continuava ad amarla.
" Tu mi possiedi anima e corpo e tutti lo verranno a sapere. Qualche volta sarò più delicato, qualche volta più rude. Ma tra noi sarà sempre amore, Tate."Come è sempre stato e come sempre sarà.
Il comportamento di Jared a questo punto, cambia radicalmente, cercando di riconquistare passo dopo passo, giorno dopo giorno, la fiducia della sua migliore amica e dell'unica persona che abbia mai amato in vita sua.
Ho ammirato Tate, la sua forza di volontà con cui è riuscita a vedere Jared oltre il dolore che le ha causato. Si è attaccata al ricordo della loro amicizia e dell'amore, concedendogli una seconda possibilità, anche se ha mantenuto o cercato di mantenere i piedi per terra, perché non è stato facile allontanare ogni dubbio e donargli di nuovo fiducia.
" Ti amo più di quanto amo me stesso, più della mia stessa famiglia, per l'amor di Dio. Tate, non voglio fare un altro passo in questo mondo se non ho te al mio fianco."
 Tra i due protagonisti è lei quella caratterialmente più forte perché è proprio questo il messaggio che viene dato.... non è forte colui che "schiaccia" ma lo è chi non si lascia "schiacciare".
" Pensavo che non sarei stato abbastanza forte se avessi avuto bisogno di qualcosa o di qualcuno, quindi la lasciai andare. Anzi, la spinsi via, lontano da me. Le ho fatto del male. L'ho fatta a pezzi, in modo che la nostra amicizia  non potesse più essere riparata. La ferii, non perché la odiavo, ma perché detestavo il fatto di non essere forte abbastanza per amarla."




Penelope Douglas, scrittrice e insegnate, vive a Las Vegas. Nata a Dubuque, Iowa, è l'ultima di cinque figli. Ha preso una laurea breve in  Amministrazione Pubblica per accontentare il padre (che la tampinava perchè si decidesse a prendere il pezzo di carta), ma poi ha seguito un master in Scienze dell'Educazione alla  Loyola University di New Orleans, percxhè l'amministrazione pubblica non l' è mai piaciuta. E' sposata e ha una figlia di nome Aydan. Le piacciono i dolci, gli spettacoli dei Sons of Anarchy e ha un debole per Target, ci compra qualcosa quasi tutti i giorni.



1 commento:

  1. Complimenti per la recensione ��... Mi ha incuriosito per cui leggerò sicuramente il libro ��

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