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mercoledì 6 aprile 2016

FAI BUON VIAGGIO, RABBIT HAYES di Anna McPartlin


Mia Hayes, detta Rabbit, ama la sua vita, fatta di cose semplici e di persone straordinarie. Ama sua figlia Juliet - dodici anni e coraggio da vendere - che ha cresciuto da sola. Ama il lavoro di giornalista. Ama la sua famiglia, chiassosa e irlandese fino al midollo. Ama da sempre un unico uomo, Johnny Faye, anche se la loro storia risale a vent'anni prima: è stato lui, quando erano ragazzini, ad affibbiarle quel soprannome, per i codini che assomigliavano a orecchie di coniglio. Eppure, per quanto ami la vita, la vita stessa ha altri piani per Rabbit. Lei ci ha provato, a combattere contro la malattia, proprio quella che le ha fatto capire quanto fosse fortunata ad avere con sé quelle persone speciali e quelle cose semplici. Ma ora le restano solo pochi giorni. Quanto tempo è necessario per pensare al futuro di tua figlia? Quanto per insegnare alla tua famiglia a dirti addio? Quanto ancora per rivivere di nuovo il tuo unico, grande amore? Rabbit sa che non conta il quanto, ma il come, purché si faccia tesoro di ogni istante. Perché anche un solo attimo può racchiudere il senso di tutta una vita, per noi e per chi ci porterà per sempre nel cuore.
Vi è capitato mai di avere un colpo di fulmine con un libro? Ebbene, è proprio ciò che è successo a me con la bellissima copertina prima, e la trama poi. Mi bloccava solo la mole di emozioni che inevitabilmente questo romanzo mi avrebbe provocato … E non mi sbagliavo. Ma sono felice di aver superato i miei dubbi e di essermi tuffata ad occhi chiusi in questa lettura; se dovessi definirla in una sola parola, la più adatta sarebbe INTENSA.

“Non importa quello che dicono i medici. Io non mi arrendo. Tutto a un tratto le si velarono gli occhi, e le lacrime presero a sgorgare come se in lei fosse scoppiata una diga”


Rabbit Hayes era convinta di avercela fatta, di aver sconfitto il suo male e di poter riprendere a godersi la vita come aveva sempre fatto, a modo suo. Nonostante la paura, ha lottato con tutte le sue forze per sé, per la figlia Juliet e per tutte le persone che le stanno accanto e che la amano.
Ma purtroppo, a volte, il destino è cattivo, e il male ritorna. E questa volta sta portando Rabbit via con sé. Le resta poco tempo da vivere, e questo poco tempo sarà sufficiente per stabilire a chi sarà affidata la figlia una volta che lei se ne sarà andata e a pianificare il proprio funerale.

“E poi non deve essere un funerale pomposo. Vi chiedo solo di parlare con il cuore, di ridere, di raccontare qualche aneddoto e conservare un bel ricordo di me”


Rabbit è una giovane mamma single, ma anche una figlia, una sorella, una zia, un’amica. Scrive su un blog, ama la musica e la vita. E’ una donna forte, coraggiosa, che non si arrende facilmente, in nessuna circostanza, sa farsi valere e ha carattere. Ma tutte queste belle qualità non la salveranno dal suo imminente destino.

“Non getto la spugna, Dio, mi senti? Gridò mentalmente. C’è qualcuno che mi sente lassù, poro cazzo?”

Un narratore esterno alla storia, in ogni capitolo, ci parla di uno dei personaggi che fanno da sfondo alle vicende, si parla infatti della madre, del padre, del fratello e della sorella, della figlia, dell’amica del cuore e anche di Rabbit stessa. Ogni personaggio ci lascia un pezzo della sua storia con dei flash back del passato e un ritorno al presente e alle emozioni che in ognuno di loro suscita ciò che sta accadendo.
Lo stile dell’autrice è semplice, diretto e in grado di coinvolgere completamente il lettore, evocando immagini nitide e chiare nella sua mente. E i personaggi, tutti quanti, sono caratterizzati alla perfezione.
Inutile dire che questo libro è triste, l’argomento trattato è delicato e, purtroppo aggiungerei, reale.
Durante la lettura di questo sono stata investita da una tempesta di emozioni, e nonostante ciò che ho appena affermato di sopra, l’ho trovato bellissimo per la dolcezza che emana ad ogni pagina, soprattutto quando si parla dell’amore passato di Rabbit, Johnny.  Un amore che durerà in eterno.
Penso di non avere mai pianto così tanto leggendo un libro, forse neanche per “Io prima di te”, anche perché di solito le lacrime vengono riservate tutte al finale, invece questa volta ho pianto dall’inizio alla fine, anche se spesso mi interrompevo per ridere delle battute dei personaggi.
 Il senso di impotenza delle persone che circondano Rabbit con il loro affetto, la rabbia e la frustrazione che provano, è palpabile ed è impossibile non immedesimarsi nei loro stati d’animo. Rabbit dal canto suo non vorrebbe arrendersi nemmeno davanti all’inevitabile, ma non può fare altro e si sente in colpa per il dolore che, davvero senza volerlo,  causerà alle persone che ama. E il senso di colpa aleggia anche sui famigliari,  per le parole non dette, i gesti non compiuti e tutto il resto.

“La nostra bambina sta morendo e noi dovremmo proteggerla, Molly. Perché non stiamo facendo tutto il possibile per salvarla?”

Questo libro mi ha strappato il cuore dal petto, lo ha stritolato e maltrattato e poi lo ha rimesso insieme e lo ha rimesso al suo posto; mi ha dato modo di riflettere moltissimo sulla vita e sulla morte. Al vuoto che viene lasciato dalle persone care che se ne vanno, quel vuoto che non verrà mai colmato, a quelle assenze che non si dimenticheranno ma alle quali, inevitabilmente, ci si abituerà.

“Marjorie poggiò delicatamente la propria mano su quella dell’amica. Lo so che non sopporti tutti quelle storie sulla vita ultraterrena, ma io spero davvero di rivederti, perché la mia vita senza di te, amica mia, be’, non me la immagino proprio”.


Ho pensato a quanto tempo passiamo a lamentarci delle cose che non vanno, a provare rancore e rabbia, e un sacco di altri sentimenti negativi, lasciandoci sfuggire le piccole cose che rendono grande e preziosa la nostra vita. Ho pensato anche che non voglio morire, anche se so che è il destino di ogni essere umano, semplicemente non voglio, così come non vuole Rabbit.
Ma in questi casi ciò che vogliamo non conta e quindi non ci resta che vivere la nostra vita al meglio, cercando di essere la versione migliore di noi stessi.
I miei complimenti all’autrice per averci regalato un libro così vero e così bello che racchiude un magnifico messaggio di speranza, soprattutto per chi crede fermamente che non sia solo tutto qui; la speranza è il motore che ci fa andare avanti anche quando non c’è più nulla da fare, ma si crede sempre in un miracolo dell’ultimo minuto, perché è dura accettare la sconfitta.
 Non posso fare altro che dare il massimo dei voti e, se ci fosse una valutazione in lacrime, sarebbero milioni.


Anna McPartlin vive a Dublino, dove è nata nel 1972.

Ha alle spalle una carriera da attrice di cabaret, che ha lasciato un segno indelebile su quella che è sempre stata la sua più grande passione: la scrittura.

Sceneggiatrice e autrice televisiva, ha raggiunto fama internazionale grazie ai suoi romanzi, tutti bestseller.

Il più recente, Fai buon viaggio, Rabbit Hayes, in corso di pubblicazione in dieci Paesi, ha già raggiunto i vertici delle classifiche in Gran Bretagna e Germania, è stato selezionato dai prestigiosi Simon Mayo Book Club (su BBC Radio 2) e Richard & Judy Book Club, e si è aggiudicato il Leserpreis come romanzo più amato dai lettori tedeschi.




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