Pagine

venerdì 29 aprile 2016

SPLENDI PIÙ CHE PUOI di Sara Rattaro



L’amore non chiede il permesso. Arriva all’improvviso. Travolge ogni cosa al suo passaggio e trascina in un sogno. Così è stato per Emma, quando per la prima volta ha incontrato Marco che da subito ha capito come prendersi cura di lei. Tutto con lui è perfetto. Ma arriva sempre il momento del risveglio. Perché Marco la ricopre di attenzioni sempre più insistenti. Marco ha continui sbalzi d’umore. Troppi. Marco non riesce a trattenere la sua gelosia. Che diventa ossessione. Emma all’inizio asseconda le sue richieste credendo siano solo gesti amorevoli. Eppure non è mai abbastanza. Ogni occasione è buona per allontanare da lei i suoi amici, i suoi genitori, tutto il suo mondo. Emma scopre che quello che si chiama amore a volte non lo è. Può vestire maschere diverse. Può far male, ferire, umiliare. Può far sentire l’altra persona debole e indifesa. Emma non riconosce più l’uomo accanto a lei. Non sa più chi sia. E non sa come riprendere in mano la propria vita. Come nascondere a sé stessa e agli altri quei segni blu sulla sua pelle che nessuna carezza può più risanare. Fino a quando nasce sua figlia, e il sorriso della piccola Martina che cresce le dà il coraggio di cambiare il suo destino. Di dire basta. Di affrontare la verità. Una verità difficile da accettare, da cui si può solo fuggire. Ma il cuore, anche se è spezzato, ferito, tormentato, sa sempre come tornare a volare. Come tornare a risplendere.

In astronomia la chiamano energia oscura. Ed è la causa primaria dell'espansione accelerata dell'universo. Qui, sul pianeta terra, la riconosciamo in ogni donna capace di portarsi in salvo.

Emma è una donna che fin da giovane ha sempre avuto le idee chiare, lavorare per avere una propria indipendenza. In seguito a una serata con amici, conosce Tommaso, un medico di vent'anni più grande di lei; frequentazione che non viene vista di buon occhio dai genitori che cercano di impedirle di vedere l'uomo, ma che invece la spingono tra le sue braccia. Vanno a vivere insieme ed Emma trova anche un lavoro; infatti, grazie alla sua fantasia e al suo talento viene assunta presso un'azienda che crea oggetti per la casa, portandola anche a viaggiare parecchio. Dove può arrivare una relazione quando la differenza di età è tanta e inizia a farsi sentire?
Sicuramente non molto lontano. Per questo motivo Tommaso, dopo dieci anni, lascia Emma, che torna a vivere con i genitori con un grande vuoto nel cuore. Per far star tranquilli i suoi, decide di uscire con il vecchio giro di amici, e qua conosce Marco, il quale sembra essere affascinato da lei. Inizia a frequentare di nuovo un uomo, inizialmente per cercare di ingelosire Tommaso, ma piano piano le attenzioni sincere di Marco, fanno sì che lei si dimentichi del suo ex. E dopo sei mesi si sposano all'insaputa di tutti, creando una sorta di scompiglio familiare, perché tutto si aspettavano tranne un matrimonio lampo.
Marco ed Emma vanno a vivere nell'appartamento dove risiede tutta la famiglia del marito, ed è là che iniziano i primi problemi, quando Emma fa una battuta e lui reagisce in maniera violenta, scaraventando a terra il barattolo della marmellata. Il tempo passa, ed Emma si rende conto di essere su una strada senza via di uscita. La violenza del marito si acuisce con la morte del padre; aumentano gli insulti e le botte, fino a quando lei non gli annuncia di essere incinta. Quei nove mesi sembrano rappresentare una tregua, ma dopo la nascita della bambina, riprendono in maniera ancora più violenta. Marco costringe Emma a fare terra bruciata intorno a lei, allontanando i familiare e gli amici. Le sue paranoie aumentano di giorno in giorno, e così decide di portare moglie e figlia nella casa in montagna, isolandosi definitivamente da ogni forma di vita umana.
Ma quanto a lungo può resistere in quella prigionia? Troverà il coraggio di scappare e di chiedere aiuto, mettendo in salvo, oltre se stessa, la figlia che ama immensamente?

L'istinto è la forza amica che ci viene in aiuto quando siamo presi alla sprovvista. Spesso è l'unica traccia di ciò che siamo stati.

Ammetto di essere andata alla presentazione di questo libro e di aver avuto la pelle d'oca per tutta la durata dell'incontro. È risaputo che Sara Rattaro affronta nei suoi libri argomenti delicati, e questo non ne è da meno. Partiamo dal presupposto che si tratta di una storia VERA e non ci sono parole per descrivere la brutalità della violenza che ha dovuto sopportare Emma.
I casi di femminicidio sono sempre in aumento e questo libro vuole essere un invito per ogni singola donna a reagire di fronte alla violenza dei propri compagni. Non esiste donna al mondo che possa cambiare il proprio compagno chiedendo aiuto quando è troppo tardi.

In questo paese la violenza domestica è percepita come un affare privato e non come un reato da rendere pubblico.

L'autrice ha ammesso di aver vissuto a stretto contatto con la protagonista del libro; ogni giorno la storia veniva arricchita dei particolari macabri della vita che ha dovuto sopportare Emma prima di dire BASTA! Sono stati sei lunghi anni in cui ha cercato in tutti i modi di chiedere aiuto, in primis alla famiglia del marito, i quali avevano sempre saputo dei problemi di Marco ma hanno preferito ignorare piuttosto che correre in suo aiuto. Quello che mi ha colpito maggiormente è stato anche leggere dell'indifferenza della gente, perché si sa che in un piccolo paesino di montagna tutti sanno tutto, eppure l'omertà ha avuto la meglio.
Dalle pagine di questo libro emerge la forza di volontà che ha avuto Emma, le botte che ha dovuto subire, le umiliazioni, gli insulti; Marco era quasi riuscito a metterle contro anche la figlia per la quale viveva, perché se non ci fosse stata Martina, unico raggio di sole in quelle giornate grigie, Emma si sarebbe lasciata morire.

Controllare noi stessi ci fa sentire forti e liberi di esprimerci. Voler controllare gli altri deriva invece dalla paura e dall'insicurezza. Difficilmente queste due tendenze vanno d'accordo.

Ho apprezzato la divisione del libro in tre parti (prima, durante e dopo) perché ha dato una panoramica generale di quello che è stata la vita di Emma prima del matrimonio, di quello che ha dovuto subìre e della sua lotta per sfuggire a una morte certa. E Sara come al solito ha svolto un lavoro eccellente dando modo al suo lettore di venire a conoscenza delle leggi abrogate (come la ius corrigendi, la potestà maritale, il “delitto d'onore”) e di quelle entrate in vigore con l'obiettivo di proteggere la donna dalla violenza nelle relazioni familiari.

Gli errori sono come gli oggetti che porti in cantina. Cose che non ti servono più, di cui puoi fare a meno, che ingombrano ma di cui non riesci a liberarti.

È un argomento di cui ultimamente si sente parlare spesso al telegiornale, di quante donne hanno perso la vita perché incapaci di denunciare il proprio compagno, convinte di essere in grado di salvarlo. Non posso fare a meno di concludere con le stesse parole usate dall'autrice: “Da sola non puoi salvare una persona violenta, non la puoi aiutare a cambiare, non la puoi sostenere. Una persona violenta deve intraprendere un percorso molto difficile e lungo, gestito esclusivamente da specialisti. Non da una vittima impaurita. L'unica cosa che devi fare è quella di portare in salvo la tua vita senza sentirti in colpa. Hai diritto di essere trattata con rispetto, di essere curata e compresa.
Ogni donna è una stella e nessun uomo dovrebbe oscurare la luce che emana; e allora cercate di SPLENDERE più che potete!

L'espressione “amore mio” è un ossimoro. Il sentimento più libero e l'aggettivo più possessivo.

PS: mi dispiace non dare una valutazione specifica del libro perché non esiste punteggio per definirlo. Va assolutamente letto, va compreso e va consigliato.
Chiedo scusa a chi ha letto questa recensione se per una volta ho fatto uno strappo alla regola, ma le emozioni che ho vissuto leggendolo non posso avere nessun metro di paragone.



Nessun commento:

Posta un commento