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lunedì 2 maggio 2016

WOLF di Ryan Graudin


E’ il 1956 e l’alleanza tra le armate naziste del Terzo Reich e l’impero giapponese governa gran parte del mondo. Ogni anno, per celebrare la Grande Vittoria, le forze al potere organizzano il Tour dell’Asse, una spericolata e avvincente corsa motociclistica che attraversa i continenti collegando le due capitali, Germania e Tokyo. Il premio in palio? Un incontro con il supersorvegliato Führer, al Ballo del Vincitore. Yael, una ragazza sopravvissuta al campo di concentramento, ha visto troppa sofferenza per rimanere ancora ferma a guardare, e i cinque lupi tatuati sulla sua pelle le ricordano ogni giorno le persone che ha amato e che le sono state strappate via. Ora la Resistenza le ha dato un’occasione unica: vincere la gara, avvicinare Hitler... e ucciderlo davanti a milioni di spettatori. Una missione apparentemente impossibile che solo Yael può portare a termine. Perché, grazie ai crudeli esperimenti a cui è stata sottoposta, è in grado di assumere le sembianze di chiunque voglia. Anche quelle di Adele Wolfe, la Vincitrice dell’anno precedente. Le cose però si complicano quando alla gara si uniscono Felix, il sospettoso gemello di Adele, e Luka, un avversario dal fascino irresistibile...

Prima di proseguire, ritengo sia necessaria  fare una precisazione sul periodo storico. Leggendo prima la sinossi e poi il romanzo, salta subito agli occhi l’errore macroscopico della data in cui si svolgono i fatti. È impossibile che si tratti del ’56 perché, come tutti sappiamo, il nazismo finì nei primi giorni di maggio del ’45, in seguito alla notizia della morte di Hitler quando i soldati, rimasti senza guida, si arresero agli avversari. Detto questo, l’unica cosa che posso dire è che forse il misunderstanding  sia stato voluto ma ignorando le ragioni, non posso che sottolineare la questione. Non posso pensare ad una svista da parte di chi ha editato e tradotto il romanzo. Sarebbe gigantesca. E adesso possiamo cominciare. 

“Sei speciale.
Cambierai le cose”

Il destino della piccola Yael è segnato. Deportata con la madre, ebrea come lei, la piccola vive fino in fondo le brutture della permanenza in un campo di concentramento nazista. Ma la sua non è una semplice marcia verso la morte certa, no. Lei viene scelta e sottoposta ad una serie di esperimenti da laboratorio che la segneranno profondamente, cambiandola più di quanto si possa immaginare nel fisico e nella psiche. I veleni e le sostanze chimiche incanalate nell’organismo trasformano il piccolo corpo della bimba: la pelle si squama fino a diventare pallida, i capelli perdono il loro colore originale a scapito del biondo tanto caro al Furher, e gli occhi diventano cerulei, e non solo. La piccola Yael, nel tempo, sarà in grado anche di mutare le proprie sembianze a seconda delle circostanze. Basterà solo uno sguardo al viso di una passante o una semplice fotografia per scatenare il processo di trasformazione. 

MoHcmp. Monstre. Mostro.

Yael cresce rendendosi conto di quello che è diventata. Si odia per questo e ancora di più odia l’artefice di tale atrocità. Il cambiamento fin troppo visibile la rende un’estranea non solo agli occhi della madre che l’allontana ma, al tempo stesso, anche a se stessa. 

Scommetto che avevi bellissimi capelli scuri […] Yael aveva aperto la bocca per rispondere e si era accorta con sgomento di non ricordarselo.Non se lo ricordava.Non se lo ricordava.Che razza di persona dimentica la propria faccia?

I giorni trascorrono nella paura di non riuscire più a sopportare gli aghi e l’angoscia e la consapevolezza di essere sola a combattere per sopravvivere. Ma Yael reagisce proprio nel momento peggiore e grazie alla sua speciale facoltà di mutare aspetto, riesce ad evadere dal campo e a diventare un’arma molto potente e unica nelle file della Resistenza. Dopo anni di duro addestramento, Yael è pronta per scendere in campo. Ha una missione da compiere, la più importante di tutte, quella che ha aspettato da tanto tempo, la vendetta che ha nutrito dentro di sé  e che ora può finalmente raggiungere: assassinare Hitler davanti alle telecamere proprio alla fine della corsa motociclistica annuale, il Tour dell’Asse. 
“Ti guarderò sul Reichssender. La nostra speranza viaggia con te, Volchitsa.”
Prese le sembianze di Adele Wolfe, la vincitrice della corsa dell’anno precedente, Yael partecipa alla gara ben sapendo la difficoltà dell’impresa. La traversata per mezzo mondo non le risparmia nulla, né dolori né violenza. Le difficoltà sembrano insormontabili soprattutto se affrontate senza potersi fidare dei compagni. Nonostante tutto, però, lei non s’arrende, non può tirarsi indietro. Se lo facesse, ogni sacrificio risulterebbe vano. E così Yael stringe i denti rialzandosi dopo ogni caduta, spinta da quella giustizia che solo lei può realizzare. Il fine dell’impresa vale ogni sacrificio o ferita o lacrima. Così Yael va avanti a testa alta, lo deve alle migliaia di vittime di un regime tanto assurdo quanto brutale; a sua madre e a tutte le persone della baracca sette che con lei hanno patito la fame, il freddo, le stesse che le sono state accanto fino alla morte e che ora gridano vendetta.

Yael non può dimenticare i volti, i nomi, li ripete ogni notte prima di dormire e li porta sempre con sé relegati nel tatuaggio sul braccio sinistro. Cinque lupi disegnati per camuffare i numeri storti del suo marchio distintivo. Yael è determinata, caparbia, coraggiosa e unica così come è drammatica e forte la storia del romanzo, che ci catapulta indietro negli anni nel periodo più oscuro e tragico che l’umanità abbia vissuto, quello del nazismo. Tra le pagine del romanzo si respira il dramma di innocenti condannati con l’unica colpa di non appartenere alla razza prescelta. Il lettore si immedesima in Yael, abbraccia la sua causa che poi è quella dell’umanità intera. Attraverso le parole tutti noi divoriamo la rabbia della protagonista, ci prepariamo alla resa dei conti, affianchiamo Yael/Adele, soffriamo con lei nelle varie avventure, meravigliandoci ed esultando ogni volta di come riesca a superare le difficoltà del momento. Accettiamo le scelte e come lei diffidiamo dei suoi compagni e una volta giunti al traguardo restiamo in ansia per leggere cosa accadrà. 
“Wolf” è un romanzo sorprendente, vivo, palpitante. Quella di Yael è una storia adatta a tutti, è un crescendo di emozioni che ci accompagnano per tutta la corsa fino al traguardo e oltre. Il finale poi è di quelli che non si dimenticano. Un modo diverso di raccontare un periodo nero che non va dimenticato alle generazioni giovani, sempre però tenendo conto dell’errore iniziale. La storia è precisa e così deve essere tramandata
Consigliato!



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