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venerdì 12 maggio 2017

Giornata d'autore: DAISY FRANCHETTO





Qualcuno è tornato a vivere su Prima Stella d’Incanto, la Dimensione distrutta.
Inquietanti rapimenti coinvolgono tutto l’Ovoide.
Il tempo dell’attesa è finito, Lunar vuole tornare alla Vita, ma per farlo dovrà affrontare la Morte. È lei a custodire Sinbad, è lei il mistero più grande.
Due storie si intrecciano e attendono il momento dell’incontro.
È l’ultima avventura, la chiusura di una vicenda intensa, la fine e l’inizio delle Vita.
Lunar lascia i Cieli Razionali in compagnia di Sky, lo Spirito Guida. Ha deciso di riportare in vita Sinbad che si trova nella Terra dei Morti. Per farlo dovrà cercare un misterioso libro, depositario di un sapere assoluto. Carte dal significato oscuro la guideranno lungo i dedali di un Labirinto che si rivelerà essere molto altro. Ma Lunar è inseguita, come tutti i Nativi di Prima Stella d’Incanto è braccata. Qualcuno è interessato ai poteri degli abitanti della Dimensione distrutta e, in particolare, ad Agav, regina di Prima Stella d’Incanto e amica di Lunar. Agav non è più ciò che molti ricordano.
Nulla è come appare in questa storia che si muove su piani fantastici, onirici, psichici.




Dodici Porte è una fiaba dark che si snoda attraverso dodici passaggi che la protagonista Lunar deve superare, scoprendo luoghi e mondi inaspettati. Inizia così un percorso di guarigione spirituale dalle violenze subite nel mondo reale. Un viaggio iniziatico alla scoperta delle proprie origini. I personaggi e i luoghi che Lunar incontra sono simboli generati dal suo subconscio, manifestazioni del suo dolore.
Lunar è una giovane ragazza, che una terribile notte si trova a fuggire per strade sconosciute dopo essere stata vittima di una violenza. Corre, fino a raggiungere una porta. La porta della Casa. La prima porta di un viaggio onirico che la porterà a ricostruire i pezzi della propria identità e a rimarginare le ferite subite. La ragazza tenterà di far fronte all’angoscia contando sulle proprie forze e sull’aiuto della famiglia, ma quando si ritroverà faccia a faccia con il suo carnefice, si renderà conto di aver bisogno di un aiuto che non avrebbe mai pensato di ricevere. Inizia così il percorso di guarigione all’interno della Casa, alla scoperta di personaggi e luoghi fantastici, figli della sua psiche e non solo. Dodici tappe di trasformazione. Dodici porte che si aprono una dentro l’altra.


Lunar è tornata. A tre anni dall’esperienza nella Casa e dalla violenza che l’ha messa di fronte a un duro processo di trasformazione, la giovane protagonista di Dodici Porte non è più una ragazzina. Abita da sola in un piccolo appartamento in città, studia e lavora. Accanto a lei il fedele cane Sinbad, su cui grava una maledizione che Lunar non conosce, e l’anello che le ricorda costantemente il legame con la Terra dei Morti. Dopo l’ultima visione avuta fuori dalla Casa, nella quale un bambino veniva rapito da un gigante, la giovane non ha più avuto esperienze del genere, o contatti con altre Dimensioni. A volte stenta a credere che ciò che ha vissuto nella Casa sia davvero accaduto. Ma c’è l’amico Sinbad a ricordarle chi lei sia. Lunar ha stretto amicizia con Odilon, un bambino dal passato misterioso che vive in orfanotrofio. Proprio la scomparsa del piccolo, ad opera di un essere spaventoso, riporterà la nostra protagonista e il suo amico a quattro zampe a contatto con le Dimensioni parallele. Lunar e Sinbad, con l’aiuto di Altea, proveniente dai Cieli Razionali, si metteranno sulle tracce dei rapitori di Odilon. Ha inizio il viaggio attraverso sei portali dimensionali rappresentati da sei lapidi bianche. Di nuovo un percorso che è insieme scoperta di se stessi e di luoghi sconosciuti. Di nuovo avventure formidabili che svelano quanto ci sia di sublime e oscuro nell’inconscio.




Agav è braccato.
“Li aveva percepiti ancor prima di vederli. Da qualche giorno si sentiva spiato e questo gli era valso più di un commento sarcastico da parte degli amici. Aveva accantonato gli episodi come frutto della sua fervida immaginazione, ma adesso le presenze erano reali e aveva paura.
Negli ultimi periodi c’erano state molte aggressioni ai danni di omosessuali e lui aveva smesso di nascondere la sua natura da tempo. Questa volta, però, non si trattava di una semplice aggressione, ne era certo.
Il sole era tramontato su una giornata piovosa. Era stata una giornata lunga, non vedeva l’ora di fare una doccia e mettersi a letto. 
La prima manifestazione concreta della loro presenza gli giunse come una folata di vento freddo al collo. Si girò di scatto, ma non c’era nessuno. Accelerò il passo. I suoi occhi iniziarono a vedere sfuocato, come fosse calato un telo trasparente e deformante. Il cuore cominciò a battergli forte in petto. Si guardò intorno. Nessuno che potesse aiutarlo, ma loro c’erano.
Con la vista appannata si mise a correre. Per quanto procedesse veloce, il velo che lo circondava sembrava muoversi con lui. Girò a sinistra in una via più piccola che portava a casa, anche se non c’era nessuno ad aspettarlo, sentiva che sarebbe stato al sicuro.
La porta di legno massiccio del suo stabile non gli era mai sembrata così bella. 
Poi, all’improvviso, un muro invisibile gli si parò davanti, facendolo cadere a terra.
Ansimante, si rimise in piedi e tentò di andare oltre, ma il velo deformante sembrava diventato di cemento. Poteva vedere al di là, ma non poteva andarci.
Disperato, si guardò intorno e provò una gioia quasi dolorosa al vedere un uomo sbucare da una viuzza. Lo chiamò chiedendo aiuto; questi si fermò e iniziò a girare la testa come se cercasse qualcosa. Lui chiamò ancora urlando, l’uomo continuava a guardarsi in giro senza vederlo. Intuì che il velo deformante lo stava nascondendo e forse ne attutiva anche la voce.”




Lunar nella foresta
Sky la guidò dove un ruscello si insinuava tra il fitto della vegetazione. Lunar si deterse e bevve abbastanza da sentirsi scoppiare. Immerse le mani nelle trasparenze liquide e osservò l’anello che portava al dito. La pietra rossa incastonata nel metallo sembrava fluttuare. Si sorprese a guardarla come un oggetto caro.
Tu che sei il simbolo del mio legame con la Terra dei Morti, tu mi aiuterai.
Mentre stava china sul bordo, avvertì una tensione crescente. Sentiva la pressione pulsare contro i timpani, mentre l’acqua vicino alle mani vibrava. Poi l’energia si spostò sul suo capo, scatenando la sua forza. Finì con la faccia immersa nel fiume. Chiuse la bocca, ma non riuscì a sollevare il capo. Annaspò con le mani per trovare un appiglio. Proprio quando le parve di non riuscire a trattenere oltre il respiro, la tensione cessò. Sollevò la testa di scatto e si allontanò dall’acqua, spaventata. Respirava affannosamente, con il petto che si gonfiava a ogni boccata d’aria.
Sky, che si era allontanato per poco, fu subito da lei. La trovò seduta a terra con i capelli fradici che le coprivano parte del viso. Attese che il respiro si facesse più regolare prima di chiederle: «Cos’è successo?»




Scrug e il Sovrano nella fortezza
Il Sovrano attese che Scrug gli fosse davanti prima di sollevare la testa. 
Era bello e pallido. La bellezza tipica di quella Dimensione non era stata intaccata da nulla. Anche per questo Scrug lo detestava, mentre, fermo a pochi metri da lui, il suo lungo naso sembrava volerne sfiorare la veste. 
«Bene Scrug, porti buone notizie, immagino.»
Sai che non è così.
L’uomo abbassò il capo e iniziò a raccontare.
«Sono entrati dalla porta che avevo individuato, un portale di recente costruzione. Il fascio ha riconosciuto la regina Agav e la stava attirando qui, quando è stato deviato.»
Il Sovrano assunse un’espressione stupefatta. «Deviato?»
Scrug strinse i denti e le labbra pallide come vecchie cicatrici.
«Con la regina c’è qualcuno in grado di creare varchi tra le Dimensioni.»
«Qualcuno di capace», commentò il Sovrano allusivo.
Scrug avvertì una crescente angoscia, segno che le tre streghe erano in ascolto.
Seguì un silenzio d’attesa e di paura, rotto all’improvviso dalla voce del Sovrano. «Dove si trovano?»
«Qui. Sono in questa Dimensione.»
«Trovali. Lei deve essere viva.»
«Sarà fatto.»
«È la tua ultima occasione», chiosò l’altro. «È tutto.»
Scrug sapeva cosa significava quell’ultima occasione, ma aveva ancora una carta da giocare. 
«Se permettete, c’è ancora un aggiornamento.»
Il Sovrano lo guardò interrogativo, anche le streghe ascoltavano.
«Lunar», iniziò Scrug, e il suo interlocutore mosse appena le narici. «È uscita dai Cieli Razionali.»
Il Sovrano registrò la notizia, mentre le streghe fremevano. Chiuse gli occhi il tempo di un respiro. «Invieremo un Coltello», fu il suo commento lapidario.
Scrug strabuzzò gli occhi. «Un Coltello?» balbettò, e deglutendo cercò di trattenere lo stupore.
Il Sovrano era ancora più pallido, ora. Il servo fu congedato con un movimento rigido della mano, non c’era nulla da aggiungere.
E nulla era ciò che traspariva da quel volto fermo e cereo. Non il dubbio, non il dispiacere.
È tua sorella. È tua sorella che mandi ad assassinare, pensò Scrug abbandonando la sala.


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