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venerdì 5 maggio 2017

Giornata d'autore: DANIEL DI BENEDETTO




Tutti siamo in perenne attesa.
Qualcosa che potrebbe accadere. Qualcuno che deve arrivare o partire, magari per sempre.
Una vecchia panchina di legno, all'ombra della grande quercia in un parco comunale, è il palcoscenico delle storie che si muovono capitolo dopo capitolo. 
Un susseguirsi di personaggi che si incontrano, si sfiorano, si sfuggono, rappresentano le varie fasi della vita e le diverse sfumature dell'attesa.
Una storia dall'andamento circolare, che si svolge nell'arco temporale di una settimana e che vede il suo inizio e la sua fine tratteggiati dagli stessi occhi innocenti, quelli di una bambina in attesa del ritorno del padre.
Un sorriso, una carezza, un'assenza, un dolore. C'è spazio per ogni emozione, seduti giorno dopo giorno su quella panchina.
Oggi verso il domani, semplicemente aspettando...


«Vai a casa e prepara la valigia. Prendi i ragazzi e partite insieme. Andate in quella spiaggia che ci piaceva tanto. Corri insieme a loro sul bagnasciuga e sorridi guardando il tramonto, col sole che sembra vada a dormire dentro il mare. Io sarò lì... quel tramonto sarà il mio sorriso...»
«Nessun tramonto avrà mai la bellezza delle tue labbra quando sorridono.»
«Vivi e cercami nel sole. Mi troverai lì, ti aspetto.»

«Le persone non si abituano all’assenza. Ci convivono, semmai. Ma non è abitudine, non potrà mai esserlo. Il rischio è quello di rassegnarsi, prima o poi. Ma chi decide di lasciarsi andare, muore lentamente. E io non ho alcuna intenzione di arrendermi. Non lo farò, mai. Io rimango qui, ancora. E aspetto.»


Mi sei mancato tanto, papà.»
Giulia continuava a stringersi più forte attorno a quel papà finalmente al suo fianco. Eppure, nonostante fosse soltanto una bambina, sentiva dentro sé una sensazione sconosciuta fino ad allora, qualcosa di più grande di lei che non era in grado di spiegare. Era un vuoto, come se qualcosa le fosse stato tolto con la forza da qualcuno che avesse deciso anche per conto suo. Senza preoccuparsi di chiederle cosa ne pensasse, né interessarsi dei suoi desideri. 
«Non mi lasciare più. Mai più, promettimelo.»
Avesse potuto, Giulia avrebbe divorato di baci quel papà dal profilo sempre uguale, con la barba rasata alla perfezione e il sorriso perenne disegnato sulle labbra fini. Sembrava non dovesse invecchiare mai.


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