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lunedì 14 maggio 2018

LA SPOSA PROMESSA di Ornella De Luca



Edimburgo, Scozia, ottobre 1561: un giovane parroco viene convocato al carcere di Greyfriars per offrire l’estrema unzione a una detenuta, poco prima dell’esecuzione della condanna a morte fissata per la mattina seguente. La donna, ormai fuori di sé dal dolore, accetta di raccontare al confessore la sua vita e l’origine della colpa che l’ha condotta in quella sudicia cella.

Contea di Dunvegan, febbraio 1560: Eithne ha diciassette anni, è l’unica figlia del laird del clan MacLeod e sulle sue spalle pesano grandi aspettative, anche se lei non sembra esserne del tutto consapevole. Il suo destino è di andare in sposa a un ricco highlander scelto dal padre, ma a ostacolare questa unione c’è il legame con Alastair, lo stalliere del castello, suo compagno di giochi sin dall’infanzia. Una straordinaria catena di eventi porta Eithne a prendere in fretta decisioni che segnano il destino del suo clan e di tutta la Scozia: la zia, Lady Maighread Douglas, la coinvolge in un complotto ai danni dei nobili cattolici del regno, in un periodo drammatico che minaccia di sfociare in una guerra civile. Eithne deve quindi scegliere se salvare se stessa e l’uomo che ama, oppure il destino del clan MacLeod. I due giovani innamorati, costretti dalle circostanze, organizzano una fuga per scampare alla vendetta di Erinna, la madre di Eithne. Ma cosa sono disposti a sacrificare per restare insieme? La sposa promessa è un grande romanzo di amore, avventura e intrighi al tempo di Mary Stewart ed Elisabetta I Tudor: conflitti religiosi, lotte fratricide e sete di potere si mescolano al più genuino e innocente desiderio di libertà.

Non c’è nulla che una lacrima tolga, che una stagione possa, che una stagione possa.
Non c’è nulla che un dolore tolga, che un giorno possa, che un giorno possa.
Non c’è nulla che un tormento tolga, che un’ora possa, che un’ora possa,
che un solo minuto possa, un solo attimo d’amore.

É’ nella Scozia della seconda metà del XVI secolo che un giovane prete, idealista, ma pavido, viene chiamato a confessare una ragazza in procinto di essere giustiziata. La storia che la ragazza racconta al suo confessore é tragica e molto articolata. Una storia d’amore e d’odio, fedeltà e tradimenti, giustizia ed ingiustizia, il cui finale a sorpresa sottolinea la forza dell’amore, della perseveranza e perché no, come la protagonista stessa tende a precisare, della menzogna. 

Alastair appoggiò la fronte alla sua, per dare un peso maggiore a quell’unica parola e per renderla lapidaria nella sua mente, nei mesi che sarebbero seguiti lenti e interminabili.
«Mentire».


Per stessa ammissione dell’autrice, il romanzo anticipa di pochi anni l’esplosione delle faide religiose e politiche, successive al regno di Maria Stuarda. Le lotte interne fra cattolici e protestanti furono devastanti per la Scozia e si protrassero nei secoli, fomentate dal dominio inglese e dalle ingerenze francesi, fino a culminare nella devastante battaglia di Culloden. Il 16 aprile 1746 i clan cattolici scozzesi, nel tentativo di ripristinare sul trono la dinastia giacobita e liberare la Scozia dal giogo inglese, furono quasi completamente annientati, complici l’incapacità di coesione dei vari capiclan e l’inadeguatezza di un esercito fermo alle arti medioevali contrapposto a uno molto più evoluto ed organizzato.

Padre Gared mi ha detto che in questi giorni un gruppo di uomini, cinque o sei forestieri, circolava distrattamente davanti alla canonica, come a volerne sorvegliare l’ingresso. Capisci cosa può significare? Un attacco al potere religioso nelle tue terre è un attacco a te e al tuo potere. Potrebbe essere opera di un gruppo di protestanti. Forse i Campbell. Non sono certo un’esperta di...».

E’ in quel clima di paura e instabilità causato dal diffondersi nella cattolica Scozia, della corrente protestante, che si sviluppa la storia d’amore fra Eithne e Alastair. Figlia di un lord lei, semplice stalliere lui, amici fin dall’infanzia si arrendono loro malgrado alla forza di un amore che loro stessi reputano impossibile da portare avanti. Tuttavia provano a tenerlo nascosto ma è come lottare contro i mulini a vento. La perfida madre di Eithne ha già fatto tutti i suoi programmi. Schiava dell’ambizione e della sete di potere, avida come pochi, Erinna Mc Leod trama di nascosto, supportata dai nipoti Murdoc e Raise, per realizzare i propri desideri senza fermarsi di fronte a niente: neppure alla morte.

Intanto, nel salone del castello, al riparo da orecchie indiscrete, Lord MacLeod e sua moglie si trovarono per una volta pienamente d’accordo su qualcosa. Il laird pensò che, per una volta, lui e la moglie concordavano appieno su qualcosa. Nelle questioni politiche era sempre stato un tipo più istintivo. Aveva imparato a rispondere con la spada, da vero highlander, così come aveva visto fare a suo padre e, prima ancora, al padre di suo padre. I complotti di Erinna non potevano essere, secondo lui, il modo di agire di un vero uomo, ma rappresentavano piuttosto degli stratagemmi da codardi, intrighi da donna.

Erinna decreta che l’amore fra i due ragazzi sia stroncato sul nascere. Eithne deve sposare un Laird impostole dalla famiglia,  per Alastair invece è prevista una sorte molto più crudele. Per lui non esiste un futuro, la sua morte è scritta nelle carte del destino, manipolate ad arte da Lady Mc Leod. La tragicità dei fatti che si susseguono si muove lungo un filo sottile che divide la verità dalla menzogna, fino alle pagine finali, dove tutte le trame si svelano e l’amore avrà la meglio persino sulla morte.


«Cosa faresti per me, solasta Eithne?».
Il gioco si trasformò ben presto in tutt’altro, Eithne lo avvicinò a sé e gli prese il viso fra le mani. Era impossibile cancellare del tutto il tormento delle scelte che stavano per compiere, ma forse potevano trasformare la paura in qualcosa di diverso.
«Cosa vuoi che faccia, mio guerriero... mia speranza... mio tutto... mio sposo da sempre?».

Il romanzo è caratterizzato da un'ambientazione molto accurata rispetto alle usanze e allo stile di vita di quei periodi, privo com’è di tutti quei fronzoli che spesso rivestono di romanticismo fuori tempo e luogo i romanzi di genere. La vita era dura a quei tempi, i castelli erano freddi e lugubri, privi di vetri, mal riscaldati e non troppo puliti. I popolani facevano la fame, soprattutto se i loro Laird non avevano a cuore altro che di perseguire i propri interessi. 

«Mistress! Mistress!» gridò una povera donna, rivolgendosi a Erinna «Voi che siete una madre, aiutatemi! Mio figlio sta per essere esiliato!» continuò in lacrime «Parlate al laird e intercedete in suo favore, vi supplico. Il mio Ethan è un uomo buono in fondo, non ha fatto nulla di male».
Erinna si scansò con disgusto dalle mani della donna e si limitò a risponderle: «Non è questa la sede adatta a certe suppliche, presentate una richiesta al laird e rimettetevi alla sua decisione». 


L’autrice ha fatto un lavoro magnifico nel rendere vive su carta le location e la natura selvaggia e incontaminata delle Highlands. La narrazione è intervallata qua e là da termini in gaelico che rendono il tutto molto pittoresco. I protagonisti e i personaggi secondari, sono interessanti e ben inseriti nel periodo storico in cui vivono e la trama è ricca di intrecci e di colpi di scena, tanto da tenere viva l’attenzione del lettore fino all’ultima riga anche se, a mio avviso, manca qualcosa che mi impedisce di elargire al romanzo il massimo del punteggio. Il libro non è riuscito a suscitarmi quell’emozione che, nella mia personale percezione, ti fa vivere la storia con il fiato sospeso, diciamo che mi ha riempita di curiosità senza però smuovere le corde della passione. E' stato come guardare le scene comodamente seduta sulla soffice lanugine di una nuvola, senza mai riuscire a scendere e posare un piede sulla terra.  Per il resto nulla da dire: ben scritto, ben editato e curato in ogni particolare. Molto originale la decisione dell'autrice di far parlare in prima persona il confessore e in terza persona Eithne innalzando la ragazza ad essere sia narratrice che spettatrice della propria vita. Consigliato a chi ama le ambientazioni storiche senza disdegnare la componente romantica.



O dove sei stato, Lord Randal, figlio mio?
O dove sei stato, mio bel giovane?.
Sono stato nella foresta oscura; madre, prepara il mio letto presto,
ho cacciato e sono stanco e vorrei coricarmi.
E chi hai incontrato, Lord Randal, figlio mio?
E chi hai incontrato, mio bel giovane?.
Ho incontrato il mio vero amore; madre, prepara il mio letto presto,
ho cacciato e sono stanco e vorrei coricarmi.

Lord Randall, ballata scozzese medievale
Autore sconosciuto
Ornella De Luca è nata a Messina il 26 Maggio 1991. Si è diplomata al liceo classico ed è laureata in Teorie e tecniche della comunicazione giornalistica e dell’editoria con il massimo dei voti. Nel 2013 ha seguito un corso di scrittura creativa ed editoria presso l’associazione Terremoti di carta, con insegnanti come Stas’ Gawronki (Giornalista Rai), l’autore Guglielmo Pispisa e Luigi Grisolia (direttore editoriale della casa editrice Pungitopo).

I suoi romanzi finora pubblicati sono: La consistenza del bianco(Onirica Edizioni, 2015), Il sacrificio degli occhi (Onirica Edizioni, 2016), I colori del vetro (Rizzoli, 2017), Adesso apri gli occhi (Self publishing, 2017) e L’ultima lanterna della notte (Self publishing, 2018). Ha vinto anche diversi concorsi tra cui nel 2015 Parolexdirlo, organizzato da Scrivo.me e Donna Moderna, con il racconto Caro giorno che vorrei, pubblicato in un’antologia scaricabile gratuitamente online.
Gestisce il suo blog ornelladelucabooks.wordpress.com e il proprio canale You Tube, collaborando con diverse case editrici come Newton Compton, De Agostini, Frassinelli e Piemme. Scrive inoltre per il sito ’900letterario e per il blog di Linda Bertasi come recensore. Lavora come editor e ghostwriter freelance sin dalla laurea e dal 2018 è co-founder di Ariadna Servizi Editoriali.


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