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mercoledì 9 maggio 2018

VORREI CHE FOSSE GIÀ DOMANI di Miriam Candurro e Massimo Cacciapuoti



Era come se l’anima di Paolo, sciogliendosi in mille gocce, le fosse piovuta nel cuore. Era sempre stato quello il posto di Paolo, il suo cuore, da sempre, già da prima che si incontrassero. Da prima del big bang. Da prima del mondo. Da prima di tutto.

Al liceo è giorno di manifestazione. Nei corridoi deserti, Paolo cerca agitato tra i suoi post-it quello su cui ha annotato le coordinate per arrivare in classe. Ormai non può più farne a meno. Perché da quando, tre anni prima, un brutto incidente gli ha fatto perdere il senso dell’orientamento, la sua vita è diventata un insieme di istruzioni numeriche, che gli permettono di confondersi tra gli altri, di sembrare uno come tanti. Ma all’improvviso, in un momento di distrazione, il suo sguardo incrocia due profondi occhi verdi. Quelli dell’esuberante Cristina che, dopo settimane di assenza, si è decisa a darla vinta a sua madre e a rientrare a scuola, anche se non ne ha alcuna voglia. Il loro incontro dura un attimo. Ma quell’attimo indimenticabile è sufficiente a cambiare ogni cosa. A poco a poco, tra bigliettini scambiati di nascosto sotto il banco e pomeriggi passati sui libri, Cristina, mossa da una curiosità che non riesce neanche a spiegarsi, rompe il guscio dentro al quale Paolo si è rinchiuso. Gli fa capire che l’invisibilità non è la soluzione a tutti i problemi. E Paolo, finalmente
pronto a lasciarsi andare di nuovo, convince Cristina a non rinunciare alla propria unicità. Insieme sentono di poter superare ogni ostacolo ed essere sé stessi di fronte al mondo, che fa sempre un po’ paura. Per questo vorrebbero che il tempo a loro disposizione non finisse mai e che fosse sempre domani, per iniziare ogni giornata mano nella mano. Ma il passato torna a far visita a Paolo e lo costringe a prendere una delle decisioni più difficili. Perché non c’è legame più forte di quello che si conquista ogni giorno. Un legame che niente può spezzare. Nemmeno un tempo che sembra infinito.

Oggi sono qui a parlarvi di un romanzo dalle sfumature delicate, un romanzo che parla di amore nella sua totalità: un amore in grado di abbattere insicurezze e diversità, un sentimento che nasce in sordina ma che poco a poco abbatte muri altissimi e pianta radici profonde nell'anima dei protagonisti. Paolo e Cristina sono due adolescenti, frequentano la stessa scuola, ma per motivi ben diversi entrambi hanno il bisogno di rendersi invisibili davanti agli altri, di sfuggire agli sguardi. Si sa', l'adolescenza è un percorso difficile per ogni ragazzo, pieno di insidie, paure e insicurezze, quel trapasso fisiologico ed emotivo alla ricerca di un proprio posto nel mondo, e quel bisogno di sentirsi parte di qualcosa, di essere accettati. Cosa ancora più difficile quando il destino decide di infilare i suoi artigli in un momento di già precario equilibrio emotivo e psicologico. Paolo nel suo momento di massima esplosione, dove aspirazioni, futuro, e voglia di spaccare il mondo erano i suoi unici obiettivi, tipici di ogni adolescente, si è visto quasi visto strappare la vita in un incidente, causandogli un disturbo non irrilevante: l'Eminegligenza Spaziale Unilaterale. Una sindrome che causa la totale o parziale mancanza di senso dell'orientamento nell'individuo. E così Paolo si trova a fare i conti con questa patologia, che lo rende insicuro, perso, un guscio vuoto, un corpo pieno di adrenalina e voglia di vivere, ma che non riesce a fare due passi se non accompagnato dai propri genitori o con l'aiuto dei suoi mille post-it attaccati in camera, pieni di coordinate e numeri che gli indicano il tragitto da percorrere per arrivare a scuola o semplicemente quello per fare dieci passi dalla sua stanza al bagno.

Aveva sempre bisogno di qualcuno che lo guidasse, di una balia che l’accompagnasse rasente ai muri, come un bambino che muove i suoi primi passi. Si sentiva prigioniero del suo corpo, nel labirinto della sua mente.”

 Lui si sente diverso e questo è un disagio di non poco conto a questa età: la paura di essere deriso, additato, etichettato e soprattutto preso in giro dai suoi compagni lo porta ad alienarsi ed allontanarsi da tutti, creandosi il proprio mondo solitario distante dalla vita di ogni tipico adolescente. Ma due occhi verdi, sono l'unica cosa a cui lo sguardo di Paolo non riesce a sfuggire, ci prova con tutte le sue forze, ma la tentazione di perdersi dentro di essi è tanta. Quegli occhi sono gli occhi di Cristina, la sua compagna di classe, ma che per un motivo o per un altro frequenta la scuola veramente di rado.

“Non ce l’aveva fatta. La tentazione di incrociare il suo sguardo per capire che effetto le facevano i suoi occhi puntati addosso, aveva avuto la meglio. La tentazione di scrollarsi di dosso il mantello dell’invisibilità. La tentazione di sentirsi normale, almeno per un attimo.”

Cristina è una ragazza schiva, un evento abbastanza traumatico della sua vita le ha fatto perdere la fiducia nel prossimo, soprattutto nel genere maschile, mettendo tutta se stessa in discussione, dal proprio corpo alla propria personalità. Quello che le è successo l’ha fatta cambiare dal giorno alla notte: ragazza solare ed espansiva prima, scontrosa e taciturna poi. Sembra non aver cura di nessuno, ma lei osserva il mondo da lontano. Ma basta uno sguardo fugace con Paolo e tutte le sue scelte vacillano in un attimo. Chi è quello strano ragazzo che cammina in una rigida postura, guardando solo ed esclusivamente i suoi piedi? Che ha mille post-it nascosti tra i libri pieni di numeri insignificanti? e che conta con le dita delle mani le fermate dell'autobus? Questo è l'input che fa scattare qualcosa in Cristina, che fa riemergere in lei quell'innata curiosità e sfrontatezza che l'ha sempre contraddistinta fin da ragazzina.


“Se esistesse davvero la possibilità di un domani diverso. Se io potessi davvero essere migliore di quella che sono. Se potessi cambiare tutto, se potessi cambiare davvero me stessa e il modo in cui mi vedono gli altri. Se potessi farlo davvero, allora sì… Vorrei che fosse oggi in un attimo già domani.

 Piano piano cercherà di avvicinarsi a Paolo, forse perché in fin dei conti in lui ci si rivede un po', in quel senso di inadeguatezza e insicurezza. Entrambi con non poche paure e diffidenze si gireranno attorno, si creeranno il loro piccolo spazio vitale, dove l'aiuto reciproco, la comprensione e l'ascolto saranno i perni importanti della loro amicizia e le basi su cui costruiranno il loro rapporto. Un sentimento, che come un seme germoglierà poco a poco, stillato da piccole gocce e quasi non se ne renderanno conto, ma tra gesti semplici ma profondamente importanti non si accorgeranno di star provando una delle esperienze più belle dell'adolescenza: il primo amore.

Leggendo questo romanzo sottolineavo, sottolineavo e sottolineavo ripetutamente tanto erano belle e profonde le citazioni, non è stato facile per me scegliere quale condividere con voi, per cui ne ho inserite tre, le quali, secondo me, rispecchiano in pieno la potenza del bellissimo rapporto tra Paolo e Cristina.

“ Cristina non si era limitata a guardare dal buco della serratura, o a entrare in punta di piedi nella sua vita. Aveva forzato la porta, l’aveva spalancata ed era corsa ad aprire tende e finestre per far passare l’aria, mettendo tutto a soqquadro. Squadernando i suoi appunti.”






















“Cristina si attaccò al suo braccio: l’avrebbe portato lei a destinazione e insieme non si sarebbero mai persi. Mai, a patto che il cuore glielo imponesse, perché altrimenti si sarebbero persi per sempre.”

“Era lei la sua guida, la bussola che gli consentiva di orientarsi, un segno di riconoscimento, le impronte che lasciava sulla strada, la stessa strada. Lei. E nessun altro.”

Sono rimasta piacevolmente colpita da questo romanzo, dove non solo viene raccontata una storia d'amore, sempre se d'amore possiamo parlare a sedici anni, ma viene descritto il percorso psicologico ed emotivo di due adolescenti, in tutte le sue sfumature, a partire dai rapporti famigliari e la scuola, due perni importanti e incisivi in un periodo turbolento come l'adolescenza, temi a cui gli autori, in questo romanzo, danno un grandissimo spazio e su cui si struttura gran parte della storia. I personaggi sono caratterizzati alla perfezione, in ogni loro minima sfaccettatura e per questo riesci ad entrare in grande sintonia con loro: la loro introspezione è la forza motrice della narrazione. Possiamo considerarlo un romanzo di formazione dove la componente romance si mischia alla perfezione con la maturazione dei personaggi. Questa è una storia d'amore fatta di piccoli gesti ma infinitamente grandi, di linee di confine inaspettatamente varcate, di punti di non ritorno, una prosa quasi poetica, profonda e scorrevole da cui vi lascerete gradualmente appassionare e intenerire al tempo stesso. Questa è una storia che potrebbe essere tranquillamente la storia di ognuno di noi o di qualcuno che conosciamo, da cui si potrebbe insegnare e imparare tantissimo. Per tutti questi motivi ve lo consiglio vivamente, lasciatevi incantare da Paolo e Cristina, due anime alla deriva, ma che prendendosi per mano e camminando fianco a fianco, riescono a ritrovare la voglia di ridere, sorridere, di fregarsene dei giudizi altrui e soprattutto di essere se stessi con tutte le loro paure e imperfezioni.

Miriam Candurro è nata a Napoli dove vive con il marito e i figli. Dopo l’esordio cinematografico in Certi bambini, continua la sua carriera nel mondo del cinema e partecipa a numerose serie tv di successo, come Un posto al sole e I bastardi di pizzofalcone. Vorrei che fosse già domani è il suo romanzo d’esordio.

Massimo Cacciapuoti è nato a Giugliano in Campania (NA) dove vive e lavora come infermiere. È autore di diversi romanzi tra cui Noi due oltre le nuvole.


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