Pagine

martedì 25 settembre 2018

NON PENSAVO DI AMARTI ANCORA di Penelope Ward


Lì per lì ho pensato che fosse un'ottima idea. Chiamare all'improvviso al telefono Landon Roderick, per cui ho una cotta dei tempi dell'infanzia, mi è sembrata la cosa giusta da fare. Il fatto che fossi ubriaca e stessi passando sopra a tredici anni di emozioni contrastanti con uno stupido scherzo telefonico, invece, non mi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello. Ma poi Landon ha richiamato. Ci siamo ritrovati a passare le settimane seguenti al telefono, cercando di gestire l'intensa connessione che il suono delle nostre voci aveva risvegliato. È possibile desiderare qualcuno che si trova a chilometri di distanza? Durante tutte quelle ore passate a chiacchierare, mi sono chiesta che cosa sarebbe potuto succedere se ci fossimo incontrati. Ed è così che ho preso la seconda decisione più impulsiva della mia vita. Un biglietto per la California è quello che mi serve per capire se la telefonata che gli ho fatto da ubriaca è stato l'errore più grosso che abbia mai commesso o la cosa migliore che mi sia mai capitata.


Esistono persone capaci di lasciare il segno nella vita di coloro che gli sta attorno, un segno capace ancora di bruciare se sono state bruscamente strappate via dalle braccia di coloro che li amavano.
E questo è proprio il caso di Rana e Landon.
Partiamo però dall'inizio.

Quando i due protagonisti avevano solo tredici anni, le loro strade si sono bruscamente interrotte, lasciando la bimba con una voragine al posto del cuore ed il ragazzino con più interrogativi che risposte.
Dieci anni dopo, però, Rana continua a pensare a quel giovane, al punto che una sera, complice l'alcol in circolo, dal Michigan chi decide di chiamare in California? Landon.
Lo stesso Landon che da bambini era il suo punto fermo.
Lo stesso che ora, sicuramente, l'avrà dimenticata.

E se così non fosse stato? E se anche lui, a lungo, si fosse chiesto che fine avesse fatto?
Sarà proprio lì, da quella chiamata, che inizierà la storia di Landon e Rana, una storia in cui la lontananza fisica sarà una costante, ma non è detto che così sia anche per quella dei loro cuori.


«Sono completamente ossessionato da te, Rana». 
 Volevo dirgli che io con lui ero già ben oltre l’ossessione. Invece, cercai di spezzare l’incantesimo sessuale che avevano lanciato le sue parole. 
 «Sei ossessionato dall’idea di me, il mio alone di mistero. La realtà è un disastro». 
 «Quale realtà non lo è? In un rapporto bisogna saper apprezzare il buono, il brutto e il cattivo. Nessuno è perfetto»

Giorno dopo giorno i due riprendono i contatti, si scrivono, si sentono, si conoscono come la nuova versione di se stessi. Una versione completamente differente certo, ma sono comunque loro.
L'unica cosa che manca in questo duo? Una foto, un qualcosa che dimostri all'altro che sono lì, che sono veri.
E se Landon non ha certo problemi a mostrarsi per ciò che è, per quello che è diventato, per Rana mostrarsi è come mettersi a nudo, mostrare al mondo, a lui in particolare, qualcosa che non è pronta a fare.

Chi ha mai detto, però, che essere impulsivi sia una brutta cosa?
Sarà grazie all'impulsività della ragazza che la loro storia prenderà una svolta del tutto inaspettata, portando nella loro vita una montagna di prime volte.
E sarà grazie all'impulsività di Landon che la situazione di stasi, i chilometri di distanza, saranno nulla nelle mani di Rana.
Il futuro, ora, sarà solo nelle loro mani e nella loro capacità di affrontare ciò che sta accadendo fra loro, qualcosa di talmente grande da risultare impossibile da non vedere.


«Davvero mi pensi tutto il giorno?» 
 «Non so esattamente come spiegarlo ma sì, ti penso più di quanto dovrei, probabilmente. Mi sveglio alla mattina e penso a che ore sono dove sei tu. Penso a quello che stai facendo, se te la passi bene e mi chiedo quando potrò parlare di nuovo con te. Questo però… questo cambia le carte in tavola, cavoli. Non posso non vedere questo. Sei…». Esitò. «Bella»

Se però da una parte il tempo per nascondere quello che c'è fra loro è finito, un'altra clessidra continua a scandire il suo tempo, quella dei loro segreti.
I loro passati non sono rosei, son costellati di scelte sbagliate e dolori, alcuni più visibili, altri meno.
Alcuni capaci ancora di farli soffrire, altri hanno insegnato loro qualcosa ma, alla fine, non importa quanto siano dolorosi, quanto li facciano vergognare, prima o poi questi verranno alla luce e l'unica cosa che possono fare è prepararsi al meglio ad affrontarne le conseguenze.


«Non ci stavamo solo baciando. Non sarà mai solo baciarsi con te. Mai»

Non pensavo di amarti ancora di Penelope Ward è una storia sofferta, una storia costellata di sbagli e inciampi, ma è anche la storia di due persone, Landon e Rana, e dei loro successi, di come sono risorti dalle ceneri proprio come due fenici.
E' la storia di una riscoperta (piena di messaggi, certo, ma la mia generazione dei chilometri se ne fa un baffo quando uno smartphone riesce a superarli tutti), ma anche di un'accettazione e di un perdono.
O forse due.
A volte sognare sembra impossibile quando si tocca il fondo eppure Penelope Ward ci dimostra come gli errori possano essere le basi per rialzarsi e crescere, più velocemente certo, ma in meglio.


Nessun commento:

Posta un commento