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venerdì 14 dicembre 2018

LA LUNA NELL'OCEANO di Benedetta Cipriano


Il mio nome è Lua e significa luna.
I miei occhi però non sono luminosi quanto quello spicchio perfetto che ogni notte tinge d’oro l’oscurità. Il mio sguardo è ormai spento e la mia mente è come la seconda parte di un romanzo mai concluso.
La mia vita è stata soffiata via, come le foglie con il vento gelido invernale.
Sono distrutta, come un puzzle di cui si sono persi i pezzi. Sono un frammento di un vetro rotto, sono divenuta la malinconia di un tramonto rosso e stanco.
Sono spezzata, eppure combatto, eppure resto in piedi. Eppure ce la faccio.
Ho perso il mio cuore nell'oceano e ho lasciato che i miei ricordi si confondessero tra le sfumature di una conchiglia.
Sono dolore che si mescola alla schiuma delle onde.
Sono il rimpianto che si riempie di salsedine e il ricordo di un’estate volata via troppo in fretta.
Sono pioggia, sono fango, sono un vuoto destinato a non riempirsi mai.
Lui si chiama Maverick e ha gli occhi più blu degli abissi, ma io non posso specchiarmici, perché quegli occhi sono azzurri, sono profondi, sono come il ghiaccio che attanaglia il mio cuore ogni volta che osservo l’oceano.
Lui è la bellezza, la ribellione, la sensualità, la passione, ma è anche ciò da cui devo stare lontana.

Il mio nome è Maverick e sono un ribelle. Ribelle come le onde che cavalco ogni giorno e libero quanto la mia tavola da surf.
Vivo su una spiaggia in prossimità dell’oceano e lascio che sia il vento dolce californiano a portare via con sé tutti i brutti ricordi.
Sono cresciuto senza una meta e ho lasciato che le onde fossero casa mia.
Sulla mia tavola da surf è inciso il mio nome e l’inchiostro da cui è macchiata la mia pelle mi ricorda ciò che ero, lasciando che io scelga di essere ogni giorno ciò che sono.
Lei si chiama Lua ed è bellissima. I suoi occhi sono un campo minato e il suo cuore una bomba pronta a esplodere.
Non mi guarda, ma io la osservo.
Non mi tocca, ma io lo faccio.
Mi sfugge, ma io la prenderò, perché quel cuore celato dietro una barriera di cristallo sente ancora il bisogno di tornare a battere.
Sono Maverick, sono un combattente e lei è la mia piccola luna da conquistare.
E io lo so, sarà mia.
Protagonisti a parti alterne in questa storia, Maverick e Lua, due persone così diverse nell'intimo che ci si chiede come possano le loro strade incrociarsi, o essersi già incrociate.



Non fa male. Ciò che fa male è sapere di non poter lottare contro la pioggia. Fa male sapere di non poterti stringere. Fa male il silenzio, quando diviene dolore muto e tagliente, quando fa sanguinare una ferita aperta che non sarà mai pronta a rimarginarsi.


Lua, neppure trentenne, sulla sua pelle ha subito più di quanto una giovane donna della sua età potrebbe mai sopportare. E' caduta in un baratro profondo al punto tale che l'unico modo per uscirne era cambiare città, nazione, continente se possibile. O almeno così credeva.
Quando i mesi si accumulano, divenendo anni, tornare a casa non è mai semplice, soprattutto se si associa a quella parola che dovrebbe evocare alla memoria bei ricordi, solo un posto da cui il cuore è voluto fuggire, cercando un modo per rinnegare il dolore.
Avete mai pensato a quante cose possano associarsi al verbo tornare?
Tornare per lei significa anche tornare in quella casa vicino al mare dove sua nonna vive, dove quella stessa ha creato un lavoro per la sua discendenza, un locale con una vista stupenda immersa nella quiete.
Tornare però significa anche tornare ai ricordi di quel passato che l'ha così segnata, tornare a quel "prima" e a volte il miglior modo per ricominciare a vivere è riappropriarsi di quella parte di se stessi che ha lungo ha cercato di tacere.
Non importa quanto impossibile a volte sia per lei spostare lo sguardo intorno a se' e vedere solo lunghe distese di sfumature di blu, lo stesso blu che le ha strappato qualcosa di vitale importanza, qualcosa che era la sua ragione di vita.



«Questo inchiostro è ciò che sono stato e ciò che sono. 
Questo inchiostro è la mia vita che si estende dal collo al polso. 
Non potrei mai rinunciare a tutto questo. 
Ogni mattina, quando mi guardo allo specchio, vedo quello che ero e quello che sono diventato».

E sarà proprio durante questo percorso di accettazione che entrerà in gioco lui, Maverick.
Un'usanza alquanto in voga dice che dai nomi si capiscano tante cose del suo proprietario e in questo caso non c'è nome migliore per il protagonista maschile di quest'opera. Trentottenne con il mare al posto del sangue (permettetemi questa metafora), l'uomo non ha un passato facile alle spalle, al punto che la sua vita è come se fosse stata divisa in due parti. Quella del ragazzino ribelle, abbandonato da tutti e tutto, e quella del giovane uomo che ha trovato l'affetto di un padre in una persona con cui non c'era nessun legame di sangue, ma che gli ha insegnato non solo i valori della vita, ma anche il significato della parola famiglia.

Nel mezzo di queste due vite che hanno provato sulla loro pelle il significato della parola dolore, un incontro capace di incrinare in parte quel muro eretto da Lua, lo stesso che Maverick è convinto più che mai di riuscire a buttare giù.
In fondo di una cosa sembra essere certo quell'uomo, oltre all'effetto che ha sulle donne e su Lua in particolare, nulla potrà contro la sua tenacia e il suo non mollare "l'osso".

Due personaggi le cui vite sembrano toccarsi in punti che nemmeno sembravano possibili, due mondi che si sono sfiorati ma che mai hanno avuto la possibilità di incontrarsi davvero, stanno per entrare in collisione.
Starà a loro, però, uscirne vincitori e non lasciare che siano le loro  paure a parlare.

La luna nell'oceano, opera stand-alone di Benedetta Cipriano, è ambientata negli States con due persone vissute in ogni senso del termine. Uno con la sua storia impressa sulla sua pelle, insieme ai suoi dolori e alle sue rivincite, l'altra con un animo spezzato nascosto sotto maschere contornate da sorrisi. Grazie ai pov alterni sentire il surfista Maverick e la piccola Lua come estensioni di se stessi risulta facile quasi quanto indossare una maglia, perché tra presente e passato, tra dolori e rivincite, sentire la speranza germogliare nei nostri cuori è semplice come respirare.
Perché in fondo solo questo Maverick vuole, una speranza da donare a Lua.


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