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martedì 19 febbraio 2019

La scatola di latta di Kim Fielding

Il passato di William Lyon gli ha impedito di essere se stesso. Combattuto e stanco di mantenere le apparenze, si separa dalla moglie e accetta un lavoro come custode di una struttura che è stata il più grande ospedale psichiatrico della California. Il vecchio manicomio, vuoto e abbandonato, gli sembra il luogo adatto in cui rifugiarsi per terminare la tesi di laurea in attesa che il divorzio diventi definitivo. Nella piccola città di Jelley’s Valley, William incontra Colby Anderson, che manda avanti la bottega del paese con annesso ufficio postale. Al contrario di William, Colby è adorabile, ottimista e vistoso, e non si preoccupa di nascondere il proprio orientamento sessuale. Anche se all’inizio il carattere aperto di Colby lo mette a disagio, con il tempo William impara ad apprezzare la loro amicizia e accetta persino la proposta di Colby di introdurlo al mondo del sesso gay.
L’idea che William si è fatto di sé inizia a cambiare quando scopre una scatola di latta nascosta da decenni nelle mura del manicomio. All’interno, sono custodite le lettere scritte in segreto da Bill, un paziente che era stato internato a causa della sua omosessualità. William si rispecchia in quelle pagine e comincia ad appassionarsi alla storia dell’uomo che le ha scritte e al suo destino. Con l’aiuto di Colby, spera che le parole scritte settant’anni prima gli diano il coraggio di essere finalmente se stesso.

Il mio parere spassionato è: leggetelo! Al si là dell’indubbia bravura di Kim Fielding di creare storie coinvolgenti e ricche di emozioni, si tratta di una di quelle storie che lascia davvero qualcosa all’animo del lettore.
Il protagonista è Will, trentatreenne represso che ha trascorso tutta la vita a negare sé stesso. In mezzo al nulla, come custode di un ex manicomio, troverà la forza di prendere finalmente possesso della propria vita e smettere di reprimere il proprio vero io. Saranno le lettere di Bill, paziente del manicomio, ad aiutarlo in questa progressiva crescita interiore dove romperà le sbarre della gabbia che lo teneva imprigionato.
La storia di William è fatta di eventi davvero difficili, una famiglia molto religiosa che non l’ha mai capito ed un trattamento psicologico ai confini dell’abuso. Ma saranno le lettere di Bill a conquistare il cuore del lettore. Le sue appassionate parole a Johnny, l’amore della sua vita che non può rinnegare nemmeno per finta, nella speranza di poter essere rilasciato da quel posto che rappresenta la parata degli orrori e la perdita di qualsivoglia dignità. La sua forza che aiuterà Will a rendersi conto di quanto, per lui, sia infinitamente più facile avere il coraggio di essere liberamente sé stesso.
Nonostante il pov interamente affidato a Will, la frizzante personalità di Colby, unita ai suoi modi amichevoli e al gusto eccentrico nel vestire, gli permettono di essere un personaggio niente affatto piatto. Si viene travolti dalla sua affabilità, del tutto opposta ai modi freddi ed impacciati di un Will che stenta ancora ad accettarsi. Colby rappresenta la perfetta controparte di Will e, probabilmente, è per questo motivo che risultano da subito attratti l’uno dall’altro. La loro storia, però, sarà tutt’altro che semplice perché entrambi avranno i propri demoni da affrontare per poter, infine, trovare il lieto fine uno nelle braccia dell’altro.
Insomma, ho davvero tanto apprezzato questa lettura. Mi ha saputo davvero coinvolgere e commuovere portandomi attraverso le vite di tutti i personaggi in una girandola di forti emozioni.


Ci sono sbarre a ogni finestra e mi hanno tolto ogni briciolo di dignità. Mi trattano peggio di un bambino, o di un invalido… qui mi vedono solo come qualcosa di sporco e malato.
Se potessi guarire sarei libero.
Ma guarire significherebbe non amarti più, non desiderare più di sentire la tua voce e avvertire il tuo tocco. E non posso davvero rinunciarci, anche a costo della libertà.

“Tesoro, non mi sono mai inserito qui. Nemmeno quando ero piccolo, credo. Magari potrei vestirmi come gli altri e tagliarmi i capelli come loro. Potrei guidare un pick-up, bere birra scadente e guardare le corse della Nascar in tv. Ma dentro sarei sempre me stesso.” Inarcò le sopracciglia e allargò le braccia. “Colby Thomas Anderson, l’unico uomo gay di JV. E così ho deciso che tanto valeva essere il me stesso più autentico possibile, cazzo.”
Autentico. Era una parola che William non avrebbe mai usato per descrivere se stesso. Non era neanche certo di chi fosse realmente, e quindi come poteva essere se stesso?

“Oggi compio trentatré anni. Potrò essere uscito allo scoperto da poco come gay, ma non sono un ragazzino. Ho sprecato già troppo tempo a interpretare la parte di William Lyon, l’eterosessuale, ora sono pronto a essere Will Lyon, gay e fidanzato con Colby Anderson. Ecco chi sono.”

Kim Fielding è molto contenta ogni volta che qualcuno la definisce “eclettica”. Ha fatto avanti e indietro per quasi tutta la costa ovest degli Stati Uniti e al momento vive in California, dove ha esaurito lo spazio già da molto tempo. È una professoressa universitaria che sogna di viaggiare e scrivere a tempo pieno. Sogna anche di avere due figlie perfettamente educate, un marito che non sia ossessionato dal football, e una casa che si pulisca da sola. Alcuni sogni sono più facili da realizzare di altri.

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