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martedì 7 aprile 2020

Segnalazione: CRONACHE DI UN VAMPIRO. Vincoli di sangue di Giovanni Di Rosa



Andreas Rooney è un professore di letteratura nella più antica università del mondo anglosassone. Insegna a Oxford, cittadina britannica sconvolta da un evento inquietante accaduto pochi giorni prima di Natale. Il suo migliore studente, Thomas Crawford, è svanito nel nulla e le indagini attorno alla sua scomparsa non hanno portato a nessun risultato.
Dopo due mesi dalla scomparsa, una donna misteriosa si interessa al professore di letteratura, alla ricerca di una nuova pista di indagine. In molti in città ritengono che Andreas abbia un legame con Thomas e che sia in possesso di informazioni utili al suo ritrovamento.
Andreas, però, è all’oscuro della tragica fine occorsa al giovane, rapito da un predatore senza scrupoli, desideroso di soddisfare i propri appetiti.
Una minaccia, infatti, infesta le strade di una quanto mai spettrale Oxford. Una mostruosità sopravvissuta ai secoli e al progresso si cela nelle ombre e nessuno che si imbatta sul suo cammino potrà dirsi al sicuro.
Gli incubi diverranno realtà, quando i protagonisti di questa storia saranno costretti a trovare il modo di sopravvivere all’attacco di un vampiro.


Era intimorita. Continuava a scappare, svoltando a destra e a sinistra. Non ci aveva mai fatto caso a quanto sembrasse caotica quella città. Le appariva come un labirinto da cui voleva uscire il più in fretta possibile. Ma il terrore era tale da non riuscire nemmeno a trovare la via di casa. Tutto diventava spaventoso al buio. Anche il posto in cui credeva che la sua vita sarebbe cambiata, anche quella città straniera sulla quale aveva fantasticato per mesi prima di trasferirsi.
Ma perché si era trasferita?
L’oscurità la faceva tremare, come e più del freddo. I rimpianti la accerchiavano. All’improvviso si rimproverava di essere partita e di aver lasciato l’Italia. Pensava che Oxford sarebbe stata la svolta definitiva. Si sarebbe laureata nell’università più rinomata al mondo e poi tutto sarebbe stato in discesa. Sarebbe tornata a casa come una vincente.
Sì, aveva pensato a questo quando era stata ammessa all’università. Aveva pensato a questo quando aveva preso il volo che l’aveva portata in Inghilterra. Questi ricordi le annebbiavano la mente mentre scappava dal pericolo.
Nei momenti più spaventosi, però, quando si attenua l’adrenalina, sopraggiunge una glaciale lucidità. La consapevolezza di non poter uscire sani e salvi dalle situazioni disperate ti assale all’improvviso.
Adesso camminava, senza più guardarsi alle spalle. Non capiva come fosse possibile essersi allontanata così tanto dalle strade principali. Era finita in un reticolato di vicoli bui. Era fuggita, senza pensare a niente, senza pensare alla migliore via di fuga. Le gambe avevano reagito prima del cervello e questa poteva essere la sua condanna.
Una luce finalmente comparve davanti ai suoi occhi. A non più di cento metri la viuzza si immetteva in un viale illuminato dai lampioni. Sì, lì sarebbe stata salva. Non aveva una ragione per credere che fuori da quell’oscurità sarebbe sfuggita a ogni pericolo, ma aveva come un presentimento. Forse era soltanto l’istinto che la stimolava a non arrendersi. Era certa che nel viale illuminato nessuno l’avrebbe aggredita. Ricominciò a correre. A perdifiato. Sapeva che la luce era la salvezza, o almeno pensava che lo sarebbe stata.
Corse fino a quando un’ombra non le si parò davanti.
Si raggelò, immobile. Il sudore, sia freddo che caldo, si miscelò sulla sua pelle arrossata dallo sforzo. I capelli le si erano appiccicati alla testa, così come i vestiti. Una nuvoletta di condensa emerse dalla sua bocca e poi rivide gli stessi occhi che l’avevano terrorizzata.
Non ebbe il tempo di voltarsi, o forse non provò nemmeno a farlo. Si era rassegnata all’inutilità di quella fuga. Una mano si serrò attorno al suo collo sinuoso e strinse sempre più forte.
Alice gemette. Non aveva la forza nemmeno di urlare. Lacrime calde solcavano la sua guancia, mentre iniziava a pregare silenziosamente. Gli ultimi attimi della propria vita ti fanno riscoprire la fede, pensò rassegnata.
«Non voglio ucciderti» sussurrò l’uomo. La sua voce era calma, rassicurante. Allentò di poco la pressione attorno al suo collo. Alice tremò, mentre lui la spingeva verso il bordo della strada.
Le mani, il volto, la sagoma. Era un uomo, ma non lo sembrava. La sua forza era impareggiabile e i suoi occhi erano due rossi tizzoni di furia. Una furia ancestrale che la penetrava.
Si chinò su di lei e le sbottonò i pantaloni. Sapeva cosa stava per succedere e anche a quello non sapeva come si sarebbe potuta opporre. Doveva arrendersi e sperare che quel momento finisse in fretta. Si chiese persino se fosse disposta a tollerare tanto, pur di avere salva la vita. Si rispose di sì. Voleva solo uscirne viva, non importava come. Aveva iniziato a scendere a compromessi con la sua anima. La paura aveva annichilito ogni difesa.
Le tirò giù i jeans fino alle ginocchia. Aveva fatto tutto con una sola mano, mentre l’altra le serrava la gola.
Poi la creatura la baciò. Era un bacio vorace e sensuale. Un bacio caldo e gelido allo stesso tempo che fece quasi dimenticare ad Alice che quello che stava per avvenire non era altro che una violenza.
«Fermati, Virgilio.»
L’essere prono su Alice sibilò in direzione di un’ombra che si era materializzata poco distante da lui. Era una donna. Bionda, pallida, con i lineamenti eleganti e le curve morbide in un corpo atletico. Avanzava sui tacchi neri con inspiegabile destrezza, muovendosi al buio.
«E me lo impediresti tu?»
«Sì. Non ti temo e non ti temerò mai.»
«Mai più vorresti dire…» Virgilio rise e si dileguò rapidamente, lasciando andare Alice. La giovane svenne per lo choc, perdendo il contatto con la realtà.
La donna sui tacchi si avvicinò a lei e la rivestì. Con un gesto quasi materno passò una mano sui capelli lisci della ragazza che stava per essere aggredita. «Ti riprenderai, ne sono certa. Mi sono ripresa io e io ho perso molto più di te, mia cara.»
Una lacrima sgorgò dall’occhio destro della donna bionda che, infine, prese in braccio Alice, decisa a portarla in un luogo più sicuro di quel vicolo buio. Per quella sera le era andata bene. Virgilio aveva subito mollato la presa, e non era un atteggiamento comune per lui. Chissà perché aveva desistito con quella facilità?
Si sforzò di non pensare troppo e abbandonò l’oscurità di quel vicolo di Oxford. 


Giovanni Di Rosa, nato a Catania nel 1993, è un dottore in giurisprudenza che non ha mai negato la sua passione per la scrittura. Amante della letteratura, sin da bambino sognava di poter raccontare per mestiere. Nel 2016, spinto dal desiderio di condividere col mondo le proprie opinioni sul mondo dei libri, delle serie tv e dell’intrattenimento in generale, ha creato il blog “Serial Escape”. Nel corso degli anni ha portato avanti alcuni progetti editoriali indipendenti, cimentandosi in generi differenti. 




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