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lunedì 22 giugno 2020

Review Party: PARLAMI DI UN SOGNO di Charlotte Lays



Se il sogno di molte persone è riuscire a emergere e avere successo, quello di Sveva, quando inizia a muovere i primi passi nell’universo di internet, è semplicemente evadere. Evadere da una vita costellata di delusioni, da un padre che non si comporta da genitore, dalla precarietà economica in cui è costretta a vivere con sua madre e sua nonna.
A soli diciassette anni, e con una vita monotona ad aspettarla, le è davvero difficile credere che il suo mondo possa cambiare. Tuttavia Sveva ha una passione, la moda, e due qualità rare, il coraggio e la tenacia: le sue carte vincenti. Quelle con cui parte alla volta dell’America, vivendo davvero per la prima volta. Ed emergere adesso è possibile. Ci crede davvero.
Finché non si innamora. E si perde.
L'amore è una cosa che Sveva non può proprio permettersi: non è come quello descritto nei romanzi, che riempie e annulla ogni problema, ma è sofferenza e rinuncia alle proprie passioni.

O forse no?

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Sveva è solo una bambina quando è costretta ad assistere alle litigate quotidiane dei genitori. Per lei sarebbe tutto più semplice se loro ammettessero di non amarsi più e prendessero ognuno la propria strada. Fin da bambina ha trovato una valvola per tenere sotto controllo il nervosismo: sabotare bambolotti e trasformarli nella sua versione horror, degni protagonisti di un libro di Stephen King. Si rifugia nella fantasia e dietro quella polaroid regalo della madre, sognando viaggi, sfilate e i più grandi successi che potrebbe ottenere se solo il padre credesse un po’ in lei come nei suoi calciatori e non le tarpasse continuamente le ali.
Sveva cresce e i suoi sogni crescono con lei. Non è mai stata pretenziosa, non ha mai chiesto niente ai genitori, ha sempre messo da parte anche il più misero spicciolo per poter un giorno ripagare la madre e la nonna per non aver mai smesso di credere in lei. Sa che per realizzare il suo sogno deve intraprendere un viaggio che tutto sarà tranne che semplice, mettere qualche oceano di distanza tra lei e parte della sua famiglia e raggiungere quello cui ha sempre aspirato. Non c’è posto per i sentimenti o per l’amore, deve concentrarsi sulla carriera e imparare a tenere i piedi ben piantati per terra se non vuole mandare in fumo tutto quello a cui si sta dedicando. Ma per realizzare i propri sogni bisogna anche smettere di credere nell’amore, quello vero, quello che ti fa sentire le farfalle nello stomaco e che ti prende a pugni il cuore?

Non è facile amare quando nessuno ti dà il buon esempio e quindi non è neppure facile tornare a casa se nessuno ti insegna la via.

Ho iniziato a leggere questo romanzo certa che sarebbe stato un nuovo sogno ad occhi aperti grazie alla magia che Charlotte compie quando prende in mano una penna, e mi sono ritrovata a fare i conti con la realtà. Leggevo, facevo una pausa per prendere un po’ di respiro e tornavo a leggere. Ho sentito Sveva molto vicina, come la sorella che non ho mai avuto, come la ragazza che ha sempre cercato di farsi notare dal proprio padre, quando in realtà l’amore di un genitore dovrebbe essere incondizionato e mai solo elemosinato. Ho sentito una forte connessione con lei, come se fossimo noi quelle a essere sbagliate per essere nate femmina. Ma Sveva non si è mai arresa, ha subito in silenzio le cattiverie del padre che continuava a chiederle quando si sarebbe trovata un lavoro vero, quello stesso padre che si è preso i meriti per il suo essere riuscita a sfondare grazie a lui e al nome che porta. Ha messo da parte anni di violenze psicologiche, ha ingoiato rospi e lacrime, ha fatto doppi e tripli turni per poter racimolare un po’ di soldi e spesso ha sofferto la fame, ma l’ho ammirata perché non ha mai smesso di crederci, non si è mai arresa, nemmeno quando gli hater dicevano che se avesse sfondato lo avrebbe fatto solo perché aveva aperto le gambe alle persone giuste, come se una donna non fosse in grado di arrivare in cima con le proprie forze.

«L’errore più grande che facciamo ogni giorno è quello di fare delle scelte per compiacere gli altri, uomini o donne che siano. Dobbiamo farlo per noi e dobbiamo farlo sempre. Apriamo al corriere con i bigodini in testa? Sì, Dahalai. Se non piaci alle persone sono problemi loro, non tuoi.»

Ho ammirato il coraggio e la forza che ha avuto nell’inseguire, con le unghie e con i denti, il suo sogno e, anche se parliamo di un personaggio di carta, l’ho anche invidiata perché ogni tanto mi capita di guardare indietro e pentirmi per non aver avuto la stessa determinazione nell’imporre i miei sogni, ma averli dovuti spingere in fondo a quel cassetto nonostante reclamassero a gran voce di voler uscire. Mi sono detta spesso che forse non erano tanto forti se ho lasciato che altri decidessero per me, eppure oggi mi trovo, in parte, ad aver aperto quel cassetto per fare uscire quelli necessari. Ecco, io penso che per realizzare i propri sogni serva forse fortuna, ma sicuramente tanta forza di volontà, tanta forza psicologica e qualcuno che ci crede più di quanto ci crediamo noi stessi. E Sveva ha avuto la fortuna di incontrare sul suo cammino persone che hanno creduto in lei e che le sono state vicine nonostante la sua famiglia fosse lontana.
Mi è battuto forte il cuore quando ha incontrato lui, come se il loro incontro dovesse avvenire in quel determinato momento e il destino avesse iniziato a scrivere la loro storia. Ma la verità è che per quanto ci imponiamo di rimanere con i piedi per terra, a volte la nostra fantasia non può fare a meno di spaziare e volare, abbattendo tutte le barriere mentali che costruiamo intorno. Spesso per realizzare i propri sogni non basta crederci, ma significa anche dover rinunciare a qualcosa, far cadere la maschera di fierezza quando la porta di casa si chiude alle nostre spalle crollando sulle nostre fragilità, e Sveva non si può biasimare per aver voluto chiudere il proprio cuore prima che si crepasse definitivamente, per aver voluto portare avanti quello che le suggeriva la testa piuttosto che seguire l’istinto e i sentimenti.

Nonna Flavia mi ha sempre detto di guardarmi dagli uomini, ma non mi ha mai detto quanto male potesse fare l’amore. Inizio ad avere una vaga idea del perché esista il modo di dire “Morire di crepacuore”: non si può sopravvivere con fratture del genere in un organo vitale.

Ho deciso che non vi parlerò di lui, dovrete scoprirlo e conoscerlo a mano a mano che andrete avanti con la lettura, ma anche la sua non è una storia semplice, ha solo scelto di fare la cosa giusta e di non prendere la strada facile. I romanzi di Charlotte Lays arrivano sempre in quei momenti in cui ne hai più bisogno, e lo fanno con tutta la loro potenza. Questa non vuole essere solo una bella storia, ma un inno alla femminilità, perché forse è vero che noi donne partiamo svantaggiate, ma poi svantaggiate rispetto a chi? Perché dobbiamo faticare più degli altri per realizzare i nostri sogni? Perché altri non pensino che tocchi vendere il proprio corpo per guadagnare tanto quanto un uomo? Spero che la storia di Sveva dia una bella scrollata a tutte quelle ragazze che lottano, piangono, cadono e si rialzano pur di non cedere, continuando a tenere i loro sogni sulla giusta strada; che dia la forza necessaria affinché nessuno sminuisca le capacità altrui perché vengono dalla mente di una ragazza; perché ogni donna nel mondo possa camminare a testa alta e riesca a costruirsi uno scudo contro le cattiverie, l’invidia e l’odio di quelli che vorrebbero solo essere al suo posto senza aver messo in conto i sacrifici fatti per arrivare dove volevamo arrivare.
Ringrazio l’autrice per aver dato voce a Sveva e per averci fatto capire, attraverso i suoi sogni, che nascere donna è un privilegio di poche persone.



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