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lunedì 4 ottobre 2021

MERMAID - UNA FAVOLA GAY di Cristina Bruni



Arden Kleinmeermin ha perso suo padre ed entrambe le gambe in un incidente stradale. Incattivito con tutto e tutti, le uniche due cose che sembrano donargli un po’ di spensieratezza sono la sua azienda vinicola, la Mermaid Winery, e la casetta sull’albero nei pressi della costa atlantica.
Una sera, durante una tempesta, Arden salva la vita a un marinaio che fa naufragio col suo peschereccio. Il marinaio è in realtà Ali Cristiano al Mishari, principe del piccolo regno di Montcada, messo a lavorare sui pescherecci del prozio Morris Van Dyke per del padre, re Camilo, come “punizione” dopo essere stato arrestato dalla polizia francese durante una retata antidroga.
Ben presto Arden si innamora del bel principe, ma come può pensare di essere ricambiato se non si sente più una persona “normale e intera”? Un patto magico con un temibile stregone riesce a fargli riavere le gambe perdute, ma attenzione: i desideri sono a volte un’arma a doppio taglio!
Riusciranno il Principe e il Sirenetto a coronare il loro sogno d’amore o finiranno per andare incontro... alla morte?

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C’era una volta in un regno incantato, un bellissimo principe alla ricerca del vero amore… alt, forse ho sbagliato favola, ma la verità è che Ali è un principe vero con la tendenza a cacciarsi nei guai durante il suo peregrinare alla ricerca del vero amore; si ritrova così braccato dalla polizia francese che lo arresta, in compagnia del proprio amante, per spaccio di droga. Viene quindi “punito” e mandato dallo zio a lavorare sui suoi pescherecci, e viene privato di agi, comodità e soprattutto soldi. Ogni cosa deve guadagnarsela con il sudore della propria fronte.
Nel frattempo, in un’altra parte del mondo Arden Kleinmeermin si risveglia dall’ennesimo incubo che lo vede su quella macchina durante l’incidente, per poi capire che non si trattava solo di un sogno ma di una terribile realtà. Arden ha perso l’uso di entrambe le gambe ed è pronto a testare le sue nuove protesi, ma questa notizia non basta a rallegrargli la giornata, rendendo il suo umore cupo con coloro che incrociano il suo cammino. Fortuna che la casa sull’albero costruita anni addietro con il padre, grazie all’ausilio di un ingegnere, continua a restare il suo porto sicuro, accessibile anche a lui. Ed è proprio da quella casetta sull’albero che si accorge di un piccolo peschereccio in balìa delle onde. Arden, non ci pensa due volte, e si reca sulla battigia con la speranza che il naufrago sia ancora vivo e non sia stato risucchiato dalla risacca.
L’amore tra i due è immediato, ma Arden si sente diverso, ha paura che Ali possa giudicarlo un “mostro”. Vorrebbe dirgli la verità sulle sue condizioni e si maledice per essere uomo a metà, vorrebbe tanto avere ancora le sue gambe. Bisogna stare attenti a ciò che si desidera, ma soprattutto a cosa si è disposti a rinunciare?

«Il passato è l’unica certezza. Il futuro è ancora nelle tue mani, puoi scriverlo come vuoi. Sei l’autore delle pagine della tua vita.»

Ho iniziato questa lettura senza grandi pretese, avevo bisogno di una storia per staccare dalla quotidianità e mi sono ritrovata in mezzo a un turbinio di emozioni incredibili. Non avevo mai pensato a una rivisitazione della Sirenetta dal punto di vista gay, ma ammetto che l’esperimento è perfettamente riuscito. Mi sono piaciuti entrambi i protagonisti con i loro caratteri e le loro fragilità. Ali è un principe gay dichiarato, ma non per questo i genitori lo hanno privato dell’affetto, tutt’altro. Hanno accettato l’orientamento sessuale del figlio, aiutandolo a condurre una vita più normale possibile. E ammetto che l’allontanamento dal regno non è una vera e propria punizione, ma un aiuto nella ricerca del vero amore del principe. E lui si è dato veramente da fare, lavorando sodo e affrontando un mare in tempesta pur di concludere il lavoro rendendo lo zio orgoglioso di lui.



Il principe allargò le braccia e lui, senza pensarci troppo, si tuffò in quell’abbraccio, felice come un naufrago che aveva finalmente ritrovato la rotta di casa.
[…]
Era arrivato, era giunto in porto dopo un lungo ed estenuante viaggio.
Ora sì che poteva dirsi “a casa”.

Impossibile mettersi nei panni di Arden, a meno che non si viva una disabilità simile, perché pensiamo che tutto sia facile fino a quando certe cose non ci vengono precluse, nonostante viviamo in un’epoca in forte espansione tecnologica che tende ad abbattere ogni sorta di barriera, così che un disabile possa vivere una vita il più possibile normale. E se quello che è successo l’ha segnato nel profondo, le parole che gli sono state rivolte al suo risveglio post operazione non sono state di comprensione, facendolo sentire in difetto per quanto successo e in parte colpevole.
Leggiamo un libro sapendo già cosa succederà, nel senso siamo consapevoli che i protagonisti avranno il loro lieto fine dopo momenti di difficoltà, e ogni singola volta mi sorprendo come un libro in realtà diventi una sorta di compagno di avventura, in grado di catapultarti dentro la storia e di viverla fianco a fianco con i protagonisti. Ho sentito il tormento di Ali e la passione di Arden per il vino che commercia ed esporta in tutto il mondo, ma anche i sensi di colpa e il forte desiderio di avere quel paio di gambe perse nel tragico incidente. Una storia che ci insegna ad accettarci per quello che siamo, che ci invita a non nasconderci dietro le nostre paure e di saper cogliere l’aiuto che viene offerto da altri. Il più delle volte non si tratta di compassione, ma di vera e propria amicizia. Accettare i nostri difetti è il primo passo per amare noi stessi.
È il primo romanzo di Cristina Bruni e voglio ringraziarla per aver saputo osare con questa sorta di retelling di una fiaba che anche io, come Arden, ho fortemente amato. Quindi se anche voi siete dei fan de La Sirenetta (non la versione originale, non confondiamoci che quella non finisce proprio bene), vi consiglio di dare una possibilità ad Arden e Ali, due anime gemelle che il mare in tempesta ha saputo unire.


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