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lunedì 20 aprile 2015

Non smettere mai di abbracciarmi - Alessandra Merighi



Leila e Daiana sono compagne di scuola, unite da una forte complicità. Frequentano la terza classe di un istituto superiore, ma non si impegnano, non studiano, saltano spesso le lezioni. Leila è una ragazza introversa, ha una famiglia poco attenta a quanto le succede e questo le provoca una grande sofferenza. Daiana ha una storia molto dolorosa alle spalle. Ma loro si sentono grandi, autonome. Vagabondano insieme, alla ricerca di non si sa bene che cosa. Annoiate, cercano emozioni intense attraverso esperienze pericolose. Valentina, invece, è stata colpita da un male terribile e sta lottando per non lasciarsi sfuggire la vita che ama. A sostenerla nella sua difficile battaglia ci sono i genitori, il suo compagno e un medico speciale, capace di curare i propri pazienti, ma soprattutto di prendersene cura. Nemmeno Leila e Daiana sono sole: il loro punto di riferimento è un'insegnante, molto preoccupata e decisa ad aiutarle in qualsiasi modo. Sarà proprio il medico che segue Valentina a offrirle l'occasione di farlo...


Un racconto attuale che parla di problemi adolescenziali, in questo caso le protagoniste sono Daiana e Leila, studentesse di liceo che si trovano allo sbando: saltano le lezioni, non studiano, non fanno il minimo sforzo per impegnarsi in nessuna materia, e tendono ad attaccare briga con le compagne. La loro vita è fatta di uscite, discoteca, drink con elevato tasso alcolico e ragazzi. Un'insegnante si preoccupa per loro, cerca di salvarle dal baratro dentro al quale sono finite, ma forse loro non vogliono essere salvate, e forse quello di cui hanno bisogno è solo un piccolo spavento che faccia aprire loro gli occhi e faccia capire che stanno buttando via gli anni migliori.


Sembra che tutti gli adulti abbiano la preoccupazione di ripescarci mentre andiamo a fondo. Peccato che non sappiano farlo.

E mentre Daiana e Leila sprecano così la loro vita, dall'altra parte si trova Valentina che cerca in tutti i modi di restare aggrappata a quella stessa vita, a non lasciarsi inghiottire dalla malattia e dalla depressione che ne potrebbe conseguire, perché si sa che il filo su cui cammina è veramente sottile. E grazie alla vicinanza dei genitori e del fidanzato Daniele, e di un medico che sembra aver preso a cuore il suo caso, non smette di sperare che tutto andrà per il meglio.



La malattia ti apre, ti cambia in meglio, mostra le cose importanti.

Ho scelto di leggere questo libro perché sono stata attratta da tre elementi: titolo, cover e trama. Ma non posso nascondere che ha deluso tantissimo le mie aspettative. Un libro che tratta una storia vera e parla di una malattia come quella che ha colpito Valentina, un sarcoma di Ewing, non può essere scritto e trattato in modo così superficiale. I capitoli sono brevi, spesso confusionari, non approfondiscono le vicende delle tre protagoniste, anche se alla fine mette in risalto solo i punti di vista di Leila e Valentina, e qualche volta del medico e della professoressa, entrambi a loro modo si occupano e preoccupano dei “loro ragazzi”, se ne prendono cura e cercano loro di dare un motivo per non abbandonarsi e reagire al mondo circostante. Non si sa di preciso dove è ambientato, così come non si sa la nazionalità di Leila e Daiana, entrambe straniere, se non sbaglio una marocchina e l'altra rumena, ma ho dovuto ricostruire i pezzi di questo puzzle molto faticosamente perché non se ne parla in maniera chiara. E la storia passata delle ragazze avrebbe chiarito molti punti se solo fosse stata approfondita.

La figura di Valentina ha alcune lacune; è il fidanzato che la accompagna all'istituto a prendere i risultati e dalla dottoressa per parlare del male che l'ha colpita. Spesso lascia fare tutto a lui, come se non le interessasse niente delle cure che andrà ad affrontare. La figura dei genitori è marginale. Sono presenti quando lei è a casa, ma per il resto dove sono? Posso capire gli amici che si sentono in difficoltà e alla fine tendono a isolarla, si tratta pur sempre di ragazzi adolescenti che pensano a studiare e a divertirsi perché a loro è permesso progettare il futuro, ma i genitori dovrebbero avere un ruolo di primo piano e dovrebbero affrontare la malattia della figlia in maniera più coinvolta. E anche del passato di Valentina non si sa molto. Che cosa faceva prima che scoprisse di essere malata? Dagli stralci di conversazione con il medico si evince che era una ginnasta e che gareggiava, ma nello specifico si sa veramente poco.

Le storie delle tre ragazze procedono in direzioni totalmente diverse, salvo per l'ultimo capitolo dove le loro strade si incrociano. Pensi che il racconto inizia a prendere una piega diversa, ma all'ultima pagina si rimane con l'amaro in bocca. Sono pochi i libri che non mi hanno trasmesso niente, e mi dispiace che la stessa cosa sia successa con questo. 


Alessandra Merighi insegna in un istituto superiore di Pordenone. Da anni si impegna per promuovere il piacere della lettura tra i giovani. Per le Edizioni L’Omino Rosso ha pubblicato i libri Matricola cinquecinqueottozero e Oltrelacqua


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