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mercoledì 28 ottobre 2015

Segnalazione scrittrice italiana : Fahryon - Il suono sacro di arjiam ( Parte prima) di Daniela Lojarro


Genere romanzo: Fantasy classico

Casa editrice : GDS editrice - Luglio 2015

Pagine : 290

Formato : Ebook (uscirà a breve in cartaceo)


Nel regno di Arjiam, Fahryon, neofita dell'Ordine sapienziale dell'Uroburo, e Uszrany, cavaliere dell'Ordine militare del Grifo, si trovano coinvolti nello scontro tra gli adepti dell'Armonia e della Malia, due forme di magia che si contendono il dominio sulla vibrazione del Suono Sacro.
Le difficoltà con cui saranno messi a confronto durante la lotta per il possesso di un magico cristallo e del trono del regno, permetteranno ai due giovani di crescere e di diventare consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità in questa guerra per il potere sul mondo e sugli uomini. 

L'estate volgeva al termine ma il sole dardeggiava ancora su Tuhtmaar, la capitale del regno di Arjiam. L'acqua scorreva lenta nel letto dei due fiumi, il Suszray e il Whahajam: sembrava adattarsi al ritmo sonnolento di quel pomeriggio afoso trascinandosi pigramente in mezzo alle canne, aggirando rocce e massi per lambire le rive con un debole sciabordio. A un tratto, la fiacca di quelle ore torride fu percorsa da un tremito e poi da una vibrazione d'energia mentre nel cielo si stagliava la sagoma di un'aquila del deserto. Il rapace sorvolò le residenze delle nobili Famiglie di Arjiam, volteggiando più volte sui lussuosi padiglioni del palazzo ter Hamadhen per poi dirigersi al Santuario del Suono Sacro sull'isola in mezzo al fiume Suszray. L'aquila penetrò nel cuore del Santuario e si posò sulla pietra di luna sospesa sulla grande vasca sacra, restando immobile, come in attesa, con gli occhi chiusi. Quando una voce di donna si elevò con dolcezza ipnotica da una delle otto cappelle del Santuario, l’aquila, spalancati gli occhi, girò il capo per fissarne l'entrata. La Magh, attratta da una consonanza incomprensibile e ignota, uscì indugiando però sulla soglia nello scorgere il rapace. Soggiogata dalla forza di quello sguardo magnetico, andò a collocarsi sotto la pietra di luna della piscina sacra, tramutando l'inno del raccoglimento in quello della contemplazione. Il canto acquisì vigore animandosi in un ritmo sempre più frenetico, mentre l'enorme gemma iniziò a vibrare. L'acqua della vasca sacra prese a ruotare rapidamente, innalzandosi in un vortice che, avvolta completamente la donna, giunse a sfiorare la pietra di luna. La voce della Magh fu incrinata da un tremore d'indecisione. Avrebbe desiderato con tutta se stessa abbandonarsi a quelle vibrazioni magiche; ma aveva promesso al suo compagno di non compiere più alcun rito per non mettere in pericolo la vita che portava in grembo. La donna tentò di smettere ma gli occhi dell'aquila tornarono a scrutarla. Il Suono Sacro, la vibrazione che aveva dato vita a tutto il Mondo e che lo animava, non avrebbe mai potuto essere pericoloso per la sua creatura. Rassicurata da quel pensiero che l’aquila pareva averle suggerito, Xhanys dispiegò la sua voce nelle sillabe arcane dell'inno sacro: affrontò con sicurezza le luminose note acute per sprofondare poi nel baratro vellutato e tenebroso di quelle gravi, cedendo al sentimento di piacere e d'ebbrezza che la stava invadendo. Suono e Silenzio, Luce e Oscurità, si cancellarono nella sua percezione e Xhanys si disciolse nella vibrazione della sua Armonia unita al Suono Sacro. L'aria si accese di lampi azzurrognoli e un improvviso scoppio agghiacciante la fece barcollare. La donna, sconvolta dalle immagini che sorgevano dal Tempo che sarebbe venuto, lanciò un urlo di terrore: l'incantesimo s'infranse, l'acqua di colpo ricadde in onde scomposte e l'aquila, dopo aver lanciato uno strido, svanì.
La Magh, priva di forze, si accasciò su se stessa, annaspando nell'acqua come un naufrago alla disperata ricerca di un appiglio. Solo dopo aver trovato la sicurezza del bordo della vasca, si rese conto di trovarsi nella piscina sacra.
Mentre aspettava che il respiro e il frenetico pulsare delle tempie si acquietassero, Xhanys scrutò inquieta intorno a sé, nel timore di veder risorgere dall'oscurità del Tempo il fantasma della visione: i raggi del sole, però, filtravano dall'ampia apertura sopra la vasca sacra inondandola di luce.
Era al Santuario e non ricordava nemmeno di essersi allontanata da palazzo. Cosa era successo?
«Stavo solo sognando», mormorò spaventata. «Stavo solo sognando!» reiterò con forza per convincersi.
In preda alla disperazione e al panico, Xhanys si precipitò fuori dal Santuario. Iniziò a vagare per le vie di Tuhtmaar senza una meta precisa, sempre più confusa dalle grida dei venditori e soffocata dal caldo. Facendosi largo tra il via vai di cavalli, portantine e carri che affollavano le anguste vie della Città Vecchia, riuscì a districarsi dai vicoli del quartiere commerciale raggiungendo, infine, la strada che costeggiava il Whahajam. Come una sonnambula, ne seguì un lungo tratto fin quasi all'altro capo della città dove, in un improvviso barlume di coscienza, riconobbe uno dei ponti che segnavano il confine tra i quartieri popolari della capitale e quello nobiliare. Lo attraversò con passo vacillante, senza accorgersi del rispettoso saluto delle guardie del palazzo ter Hamadhen e, seguita dagli sguardi sorpresi degli uomini, s'inoltrò nel lussureggiante parco. Mentre percorreva il viale che conduceva al padiglione principale, si sentì mancare: estenuata, si sedette all'ombra delle grandi palme e dei cipressi. Freneticamente la sua mano strinse il ciondolo a forma di Uroburo che le pendeva sulla fronte.
Non era un incubo, aveva davvero avuto la visione! Quella divinazione confermava la sensazione di rigetto e ripulsa provata quando quella mattina Mazdraan l'aveva baciata.

  I protagonisti principali del romanzo: 
Fahryon è una giovane donna; ed è neofita, cioè è un’aspirante Magh, studia per diventare un’iniziata ai Misteri del Suono Sacro e praticare l’Armonia. Nelle prime pagine dell’avventura, Tyrnahan, il suo mentore, s’interroga perplesso sul significato della presenza di quella ragazza dai grandi occhi scuri, i capelli bruni che le arrivano a vita, «dall’aria trasognata e dalla figura così fragile con quella carnagione così pallida da sembrare una statuina di porcellana».
All’inizio, infatti, Fahryon è piena di dubbi e incertezze, ha momenti di scoraggiamento: la missione che ha giurato di compiere le sembra al di fuori delle sue possibilità. Non è una predestinata né una prescelta: può contare solo sulle sue forze e sulla sua capacità/possibilità di scegliere e di muovere gli eventi senza avere, apparentemente, un talento o un dono particolari. Lotta accanitamente per superare gli ostacoli e le prove che si trovano sul suo cammino ma per confrontarsi con se stessa, per crescere e diventare consapevole della sua “forza”, Fahryon taglia i ponti con il suo passato e rinuncia perfino a Uszrany, l’uomo che ama.
Una spia al soldo dell’avversario descrive il Cavaliere Uszrany come un giovane «di carnagione scura, di statura superiore alla media; i capelli neri e lisci trattenuti con un laccio; il volto, senza barba o baffi, ha tratti orgogliosi ed alteri».
Già quando entra in scena s’intuisce che Uszrany non è un Cavaliere qualunque. Infatti, nonostante la giovane età e l’inesperienza, è già aiutante del Comandante della capitale, uno dei più valorosi Cavalieri del regno. Uszrany è il cavaliere per eccellenza, forte, coraggioso e, in fondo, perfino un po’ bigotto nella sua cieca fedeltà alla Regola del suo Ordine. Ma è giovane e vive le sue convinzioni con la passione, l’impulsività e l’energia di cui solo un uomo di 20 anni è capace passando da momenti di furia tremenda a momenti di passione e di dolcezza.
Però, nel giro di poche ore, per la sua stessa salvezza, si trova costretto a violare il giuramento di fedeltà che lo lega all’Ordine: il suo perfetto mondo di Cavaliere nutrito di onore e gloria, gli rovina improvvisamente addosso. Da questo momento, delusione, disillusione e mancanza di stima per se stesso s’impadroniscono di lui e diventa così la vittima ideale dell’astuto Mazdraan.
Il nobile Mazdraan colpisce sin dall’inizio con la sua eleganza e la sua capacità oratoria. Il fascino che emana la sua persona lo rende temibile: chiunque lo avvicini, non può sottrarsi alla seduzione della sua voce calda e sensuale, perdendo perfino di vista il valore delle sue parole per lasciarsi avvolgere, o cullare da essa. Riassume in sé la forza dell’eloquenza, la determinazione, la capacità di piegare la volontà altrui alla propria senza minacce dirette: gode nel vedere gli altri soccombere davanti alla sua placida calma, si bea nel far perdere le staffe al prossimo. Lui, al contrario, non perde quasi mai la pazienza, trova il modo di sorridere anche quando vorrebbe lasciarsi prendere dall’ira e s’infuria con se stesso quando perde il controllo.

È un uomo assetato di potere e disposto a tutto pur di ottenerlo. Non esercita il potere per un motivo preciso: lo ama. Ogni sua frase, ogni mossa, ogni pausa o ogni parola sono soppesate, calcolate e mirate per raggiungere uno scopo preciso: il Potere. A parte questo, nulla lo interessa veramente. Mazdraan lo confessa senza alcuna incertezza: «Ho tutto ciò che desidero e che il mio rango può offrirmi. Perciò perché non impegnarmi nella ricerca proibita per raggiungere ciò che ogni uomo in fondo al suo cuore desidera? Il Potere sugli altri, sul Mondo, sul Tempo ma non quello apparente e volubile della sovranità, ma quello assoluto che si può ottenere solo andando oltre alla Legge del Suono Sacro». 





Daniela Lojarro è nata a Torino. Terminati gli studi classici e musicali (canto e pianoforte), vince alcuni concorsi internazionali di canto che le aprono le porte fin da giovanissima a una carriera internazionale sui più prestigiosi palcoscenici in Europa, negli U.S.A., in Sud Corea, in Sud Africa nei ruoli di Lucia di Lammermoor, Gilda in Rigoletto e Violetta in Traviata. Alcuni brani che ha inciso sono entrati nelle colonne sonore di diversi film, fra i quali «The Departed» di M. Scorsese, «Il giovane Toscanini» di F. Zeffirelli e «I shot Andy Wharol» di M. Harron.

Si dedica anche all’insegnamento del canto e alla musico-terapia come terapista in audio-fonologia, una rieducazione della voce e dell’ascolto rivolta ad adulti o bambini con difficoltà nello sviluppo della lingua oppure ad attori, cantanti, commentatori televisivi, insegnanti, manager per sviluppare le potenzialità vocali. 



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