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mercoledì 23 dicembre 2015

Intervista Amabile Giusti





1) Ciao Amabile, benvenuta sul blog. Grazie per essere qui. Ho letto “Tentare di non amarti” tutto d'un fiato, non riuscivo a metterlo giù. Ho adorato il carattere di Penny e non ho saputo resistere a Marcus. Com’è nata l’idea di questo libro? Qual è stata la prima cosa che hai scritto, e che ha dato il via all’intera storia? 

R: Grazie della vostra ospitalità, ragazze! Sono felice che la storia di Penny e Marcus vi sia piaciuta. L’idea è nata qualche anno fa, ma era ancora un germoglio. Mi è balenata in testa una scena: vedevo questo ragazzone ombroso, che accetta di fare da guardia del corpo a una sua vicina al ritorno dal lavoro, in prossimità dell’alba, e ho immaginato che, con questo espediente - percorrere la stessa strada fino a casa per un tratto - due persone antitetiche come indole potessero imparare a conoscersi, a parlare di sé all’altro come non avevano mai fatto con nessuno. Ancora non si chiamavano Penny e Marcus, ancora la storia non esisteva: c’erano solo queste due figure, lui alto e possente, con un’espressione cupa, lei bassina, solare e un po’ Pollyanna, che si muovevano nel silenzio della notte, dapprima non fidandosi, poi parlandosi, e infine arrivando ad amarsi. L’intera trama è stata creata intorno a questa scena, a queste camminate notturne, a questo reciproco aiutarsi.


2) “Era sempre stata convinta che l’amore fosse vivere con qualcuno, e non morire, ma non lo contraddisse. Per lui era così, per lui la vita era una lotta e l’amore un’arma. Stare insieme contro qualcosa, e non insieme e basta.” Ho adorato questa frase. Mi ha fatto molto pensare. Qual è la tua idea di amore? Si avvicina più a quella di Penny, o anche Marcus non ha tutti torti? 

R: Io e Penny la pensiamo in modo molto simile. Per me il vero amore non è quello tra Romeo e Giulietta, che muoiono insieme troppo presto e nel pieno della passione: facile idealizzare un rapporto così. Il vero amore è quando Romeo e Giulietta sopravvivono e affrontano la vita insieme, la realtà, la quotidianità, fatta di anime semplici che si incontrano e si sostengono con coraggio.


3) I capitoli di Marcus sono molto diversi da quelli di Penny. Rispecchiano in pieno il suo personaggio, sono crudi e diretti, senza abbellimenti. Marcus, in fondo, non hai mai conosciuto le cose belle della vita, e diciamocelo, è un po’ stronzo, quando ci si mette! 
“Faccio sempre questo effetto alle tipe candide” dice lui. “Si comincia con le domande: chi sei, cosa fai, qual è il tuo passato, forse io posso salvarti col mio amore”. Dicci, Amabile, la famosa “sindrome da crocerossina” è qualcosa che noi donne impareremo finalmente a superare, o sarà insito per sempre nel nostro DNA? Sapevi che Marcus ci avrebbe conquistato comunque, non è vero? Tu cosa ne pensi di lui?

R: I capitoli sono diversi perché i personaggi a cui si riferiscono sono diversi. Quelli di Penny sono più romantici e poetici. Penny, nonostante abbia la sua buona scorta di malinconie e i suoi lutti, è una ragazza ottimista, che crede ancora nell’amore e nell’intima bontà degli uomini. Quando il supervisore alla libertà vigilata di Marcus le dice: «io non giudico la gente dal suo passato ma dal suo presente», Penny gli risponde: «farebbe meglio a non giudicarla affatto». Però Penny non ha la sindrome della crocerossina, lei non vuole salvare Marcus trasformandolo col suo amore. Lei lo accetta così com’è proprio perché lo ama. Marcus è duro perché ha avuto una vita dura, e si esprime di conseguenza. I capitoli dedicati a lui sono raccontati in prima persona: se un ex galeotto, cresciuto nell’ambiente in cui è cresciuto, che non ha mai frequentato regolarmente la scuola, avesse parlato come un principe ottocentesco, sarebbe stato ridicolo. Basta immedesimarsi un attimo nel personaggio, per capire che lui parla come mangia. Io, naturalmente, lo amo. Perché l’ho visto da bambino, so cosa pensa e cosa prova, so che quella corazza è un modo per non permettere alla vita di affondare la lama ancora più a fondo.


4) Il personaggio di Francisca mi ha colpito in modo particolare: bambina cresciuta troppo in fretta, adolescente piena di rabbia e insicurezza, donna spezzata che prova a rimettersi in piedi. C'è una remota possibilità che tu scriva un altro romanzo concatenato a questo, con lei come protagonista? 

R: Certo che c’è, Francisca è una protagonista perfetta per una storia, una donna all’apparenza priva di scrupoli, che in realtà cela un mondo interiore inimmaginabile. Molti lettori l’hanno odiata, e me ne dispiace. Forse non sono riuscita a far capire bene qual è il suo passato, cosa ha subito a dodici anni. Se ne fosse venuta fuori piena di sorrisi e baci con lo schiocco, sarebbe stata più assurda di Marcus mentre esclama: «perdincibacco!» In ogni caso, conto di farla emergere in tutto il suo complesso splendore, nel seguito che sto scrivendo.



5) Come vivi la fine della stesura dei tuoi romanzi? Fai parte della categoria di autori che faticano a lasciare andare i loro beniamini o ne sei entusiasta perché così puoi dedicarti ad altre storie che campeggiano nella tua testa?


No, io non fatico a separarmene, anche perché non me ne distacco mai veramente. Ciascuno di loro rimane dentro di me per sempre. Ogni nuovo personaggio, ogni nuova storia, mi arricchiscono e mi emozionano, per cui sono felicissima di sfogliare pagina, di rimescolare i sassetti nel caleidoscopio, di ricominciare dal principio con un’altra storia.


6) Qual è il genere di cui preferisci scrivere e quale quello che prediligi per le tue letture personali?

R: Quanto alla scrittura, non ho un genere prediletto: ho scritto romance storici, chick-lit, narrativa contemporanea, fantasy, new adult. Non mi sono fatta mancare quasi niente! Ma, in definitiva, ciò che mi piace è narrare i moti dell’anima - amore, odio, compassione, tenerezza, vendetta, paura - facendo in modo che, alla fine, l’amore prevalga. In ogni mia storia, anche quelle con finali non lieti in senso strettissimo, l'amore fornisce la chiave di lettura di tutto e salva tutti. Come lettrice, scelgo storie che mi insegnino qualcosa, che mi facciano sentire parte di un prodigio per trama, linguaggio, intreccio, caratterizzazione dei personaggi. Ma anche storie che mi intrattengano serenamente: nella vita c’è il momento per pensare ma anche quello per non pensare e rilassarsi. Non ho preclusioni, anche una trama già letta, se scritta bene, mi può intrigare. L’importante è che il mio cuore provi qualcosa e che, dopo la lettura, io mi senta una persona diversa e migliore.


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