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venerdì 22 gennaio 2016

Giornate d'Autore: Doppia Coppia di Elizabeth J.K.



Claudia e Roberto, marito e moglie, si concedono una giornata in un centro termale, dove ritrovano due vecchi amici: Michele e Lana. L’incontro riporta alla mente di Claudia una serie di ricordi che credeva di aver seppellito sotto la coltre del tempo e della vergogna.

Il contraccolpo psicologico è devastante. E comincia a rivivere, in una serie di flashback, l’autunno di vent’anni prima quando lei e Roberto fecero la conoscenza dell’altra coppia. Tra i quattro era nata un’amicizia inaspettata, che tuttavia si era tramutata subito in un perverso gioco di sguardi e allusioni che portarono i protagonisti a varcare il sottile confine tra indipendenza e intimità.

Da quel momento in poi l’escalation di lussuria sarà inarrestabile e travolgente. I due uomini finiranno così per scambiarsi le rispettive mogli, in un rapporto che rischierà di spalancare le porte di un Inferno fatto non di diavoli e supplizi, ma di libidine e carnalità.





Il tavolo era un’unica lastra trasparente di vetro lunga dieci metri e larga almeno tre, sorretta da una serie di gambe di ferro modellato. Notò che chiunque avesse apparecchiato non aveva messo la tovaglia. Piatti, bicchieri e posate erano disposti direttamente sul vetro.

Roberto e Claudia si guardarono. Poi fu l’uomo a fare l'atto di sedersi.
«No, mio caro, non là» Lana lo fermò. «Quello è il mio posto. Scusami, ma mi piace disporre i convitati secondo i miei schemi. Beh, oggi siamo solo quattro, ma ci sono volte in cui mi piombano in casa anche trenta-quaranta persone e desidero che tutto segua un ordine rigoroso.»
«Figurati, Lana, dimmi tu dove mi devo mettere.»
«Là!» e indicò un posto. «Io starò di fronte a te, Claudia accanto a me e Michele davanti a lei. Non è meglio così? Mischiamo queste coppie, su!»
Lana lo fissò negli occhi. Roberto guardò lei, poi il piatto, poi di nuovo lei.
E la vide allargare le gambe sotto il tavolo di vetro.
Lana Bussolan, la sua giovane e avvenente cliente, non indossava gli slip. E, nel sedersi, la gonna le era salita a tal punto che Roberto vide ciò che aveva tra le gambe sullo sfondo delle sedie color avorio.
Distolse lo sguardo imbarazzato voltandosi prima verso Claudia, poi verso Michele.
Trasse un sospiro di sollievo nel rendersi conto che nessuno dei due se ne era accorto. Afferrò il bicchiere e mandò giù una sorsata generosa di rosso. Tossì, il vino era forte, non era lo stesso che avevano portato lui e Claudia.




Di nuovo Lana gli fece intendere di avvicinarsi. Lui non si mosse.
Michele intanto aveva affondato una mano tra le gambe della moglie. E il vestito si era sollevato a mettere in bella mostra tutto quello che c’era sotto.
Roberto deglutì senza riuscire a staccare gli occhi dal culo di Lana, così sodo e perfetto da sembrare quasi finto. La mano di Michele si insinuava nella vagina allargandola e facendo mugolare la donna di soddisfazione.
Lana gemette di piacere, attirando la loro attenzione.
Pur contro la sua volontà, Roberto trovava la scena eccitante come mai avrebbe immaginato. Notò che Lana era un fascio di nervi tesi. Sentì i pantaloni tirare all’altezza del cavallo.
Claudia se ne rese conto, nonostante i fumi dell’alcol e lo stordimento.
Pensò che avrebbe dovuto sentirsi offesa come donna; pensò perfino che avrebbe dovuto dare uno schiaffo a suo marito.
Ma non fece nulla di tutto ciò.
Quella scena, per una qualche inspiegabile ragione, stava eccitando anche lei.




Quello di Lana fu un sussurro, un istante appena prima che Michele le sfilasse il vestito dalla testa lasciandola nuda. La luce del fuoco si rifletteva sulla sua pelle di porcellana.
Poi, in maniera inaspettata, Lana fece qualcosa che nessuno dei suoi due ospiti si aspettava: si alzò in piedi, spinse via suo marito e, ancheggiando, andò verso Roberto.
Gli si fermò davanti. Abbassò una mano e gliela appoggiò sulla coscia. Cominciò quindi a guidarla verso l’inguine. Prima che arrivasse a destinazione, però, la mano di Claudia la bloccò.
«Che… che fai?»
«Quello che dovresti fare tu e che invece non stai facendo» ribatté Lana. I suoi occhi dardeggiavano sfida e passione. Il volto della ragazza era bellissimo, candido come una scultura d’alabastro. E le labbra ardevano di un rosso intenso, nonostante i baci appassionati di Michele.
Fece per riprendere a salire, ma Claudia non le mollò il polso. Lo sollevò, anzi, e lo spinse via.
Lana arretrò. Poi si sedette sul divano accanto a suo marito, sollevo i piedi sul tessuto e allargò le gambe mettendo in mostra il rossore della sua vagina.
La stava provocando, inutile nasconderlo.




«Che hai detto?»
«Mi hai sentito bene.»
«Forse. O forse no. Che hai detto?»
«Che è piaciuto anche a me.»
«Cosa?»
«Cosa secondo te?! Farmi scopare da te! Quella situazione… tutto! Mi eccitava vedere quella donna che si ostinava a sfidarmi e mi eccitava l’idea di farmi scopare da te così, in quel modo.»
«Dici davvero?»
«Dico davvero.»




L’uomo scese dalla gola al petto. E quando arrivò al seno Claudia lo prese e glielo porse come un’offerta sacrificale. Lui spalancò la bocca avida e lo agguantò. Lo infilò fra le labbra e cominciò a succhiare così forte che Claudia mugolò di dolore. Ben presto, però, quel dolore si trasformò in piacere e lei lo invitò a insistere, a continuare, a succhiare. Voleva sentire quel dolore, voleva che lui le facesse male.
Perché male era piacere.
Tra le gambe sentiva la vagina esplodere, gonfia e turgida come non ricordava di averla mai avuta. Sentiva i suoi umori bagnarla e colare caldi e densi come il gel più afrodisiaco che fosse mai stato creato.
Voleva toccarsi, voleva essere toccata e voleva vedere.




«Sei venuta?»
Roberto la costrinse a guardarlo. Quello di suo marito era stato un sussurro roco, ma a lei piacque. Gli piacque il modo in cui era suonata rauca la sua voce e gli piacque che fosse ancora mezzo vestito, che avesse ancora molto da darle.
«Sì, ma non pensare di fermarti.»
L’espressione di Roberto si tramutò. Claudia l’avrebbe definita famelica.
«Non ne ho alcuna intenzione.»





Claudia chiuse gli occhi ebbra di piacere.
Era già venuta, ma voleva venire ancora e ancora.
Non godeva così da cinque-sei anni. E non si sentiva così eccitata da… mai, cazzo! Non era mai stata così eccitata!
Sentì la fica gocciolare e per un attimo, una frazione di secondo breve come un battito di ciglia, si sentì in imbarazzo. Poi mandò tutto a fanculo e se ne fregò. Era eccitata, era normale che la sua fica gocciolasse. Diavolo, poteva essere un fiume in piena e non se ne sarebbe preoccupata.





Poi le prese la mano e le condusse l’indice dentro se stessa.
Oltre la sua era la prima fica che Claudia toccava in vita sua. E le piaceva da impazzire.
Cominciò a muovere la mano, mentre Roberto la scopava da dietro dandole colpi secchi, inflessibili. Stava morendo di piacere ed era la morte più dolce che potesse immaginare. Era già venuta due volte, una specie di record per lei. Ma a smettere non ci pensava minimamente. Voleva scopare, voleva godere, voleva toccare Lana fin nel profondo, infilarle anche tutta la mano dentro, se ci fosse riuscita.
Poi sollevò la testa e vide Michele.
L’uomo la guardava con aria animalesca. Era così eccitato che il pene gli pulsava con quell’enorme glande violaceo che sembrava ardere dal desiderio.





Andò su e giù, succhiò forte, assaporò, leccò e all’improvviso fu investita da un getto di sperma che la colpì alla gola.
L’istinto le disse di togliersi. La fica le ordinò di non muoversi e di ingoiarlo tutto.
E così fece. Ingoiò tutto quello che lui le diede e le piacque.





Roberto la guardò. Poi si chinò in avanti e sputò tra i glutei di Lana ancora china in avanti.
Claudia lo vide.
E intuì all’istante che cosa volesse fare suo marito.
E Lana, se anche lo aveva compreso, non diede segno di aver nulla da obiettare.
Lui estrasse il pene grondante saliva dalla bocca di sua moglie, lo poggiò tra i glutei di Lana e infine lo puntò verso il suo ano.
Lana allungò la mano e glielo prese. Roberto pensò che volesse fermarlo. Invece, con sua enorme sorpresa, la donna lo guidò verso quel buco stellato che lui tanto desiderava. E cominciò a spingerselo dentro.
Lana uggiolò. Lui pensò che fosse dolore, invece era solo e soltanto piacere.




L’uomo abbandonò malvolentieri la bocca di sua moglie, ma, quando si voltò, vide che l’altra donna reggeva in mano un vibratore. Glielo lanciò e lui lo afferrò al volo. Poi la guardò senza capire.
«Mettimelo dove vuoi…» Mosse un passo e gli fu accanto. «Dove vuoi…» ripeté sussurrandoglielo all’orecchio.





La delusione sul volto di Claudia fu ben più che evidente. Decise quindi di giocare diversamente e, dopo avergli lanciato un’occhiata densa di significato, gli fece cenno di raggiungerlo. Lui le sorrise, ma, prima che potesse avvicinarsi, Lana si intromise; si piegò in avanti cominciando a leccarle la vagina. Claudia fu presa alla sprovvista. E forse per questo le piacque ancora di più.
Una donna la stava leccando nella sua intimità e la cosa, invece di darle fastidio o peggio ancora di disgustarla, la eccitava oltre ogni sua aspettativa. Allungò le mani e allargò le grandi labbra, dando modo a Lana di affondare con la sua lingua, più piccola di quella di Michele ma allo stesso tempo più delicata.
Claudia gemette e a quel punto fece qualcosa che non credeva possibile: allungò la bocca e leccò a sua volta la fica di Lana.
L’altra donna non sembrava aspettare altro e gliela concesse con estremo piacere, in un “69” tutto al femminile che sembrò eccitare Michele più del dovuto. L’uomo tornò ad avvicinarsi, si mise dietro sua moglie e la penetrò con un solo colpo. Lana urlò e non sembrò solo piacere. Ma continuò a leccare Claudia gemendo al tempo stesso sotto i colpi implacabili del marito, che pochi attimi dopo prese un vibratore e glielo infilò nell’ano.
Questa volta Lana fu costretta a fermarsi, un piacere liquido e intenso che le risaliva inondandole la pancia. Si sentiva scossa e non soltanto per i colpi che le infliggeva suo marito, ma anche e soprattutto per quel piacere intenso che non ne voleva sapere di abbandonarla.




Il membro di Michele era enorme e lei lo sentiva entrare piano, dilatare all’inverosimile la sua vagina e toccare punti che nessuno aveva mai neppure sfiorato prima. Le piaceva da impazzire. In un solo istante di lucidità si ritrovò a pensare che era la cosa più bella che avesse mai provato.
C’era del dolore in sottofondo, ma era appunto solo un corollario, qualcosa che, anzi, contribuiva a rendere quella penetrazione un vortice di piacere nel quale lei cominciò a precipitare senza neppure rendersene conto.
Claudia non riusciva a credere a ciò che stava provando. Era piacere allo stato estremo, un godimento che le risaliva lungo la schiena insieme al pene. Si sentiva quel membro turgido e gonfio fin nella pancia e si domandò se le stesse per caso spostando qualche organo.
Sapeva che era solo follia e si lasciò andare a quella sensazione. Michele non finiva di spingere e lei si domandò quanto ancora ne avesse da darle.
Ognuno degli uomini con cui era stata a quel punto era già arrivato alla fine della propria virilità.
Michele invece continuava ad affondare e lei continuava a sentirlo andare avanti, a spingere, a farsi largo dentro di lei.





Claudia si sentiva piena, lo sentiva fin quasi allo sterno e sentiva le pareti della vagina dilatate all’inverosimile. Fremeva e uggiolava. Le piaceva a tal punto da domandarsi perché diavolo avesse aspettato così tanto, perché non se lo fosse fatto mettere dentro fin dalla prima volta.
Fu a quel punto che Michele cominciò a scoparla davvero.
E lei capì che il Paradiso in terra esisteva.





Lana si sollevò in piedi richiamando su di sé l’attenzione di Claudia. La prese per le mani e la attirò a sé, baciandola senza dire nulla.
La donna restò impietrita per una frazione di secondo; poi si ritrovò a ricambiare quel bacio in un misto di eccitazione e panico. In pochi istanti la lingua di Lana si insinuò nella sua bocca e lei poté sentì il suo stesso sapore sulle labbra di quella donna.
Mai avrebbe creduto di farsi trascinare in una cosa del genere.
Mai.
Invece si ritrovò non soltanto a farlo, ma anche a ricambiare e a godere di quel bacio saffico che la faceva sentire, paradossalmente, ancora più donna.





Solo allora Claudia si rese conto di essere bloccata. Anche se avesse voluto non sarebbe riuscita a liberarsi, né a muovere le mani, saldamente contenute dietro la schiena. Pensò che si trattasse di manette giocattolo, di quelle che si vendono nei sexy shop. Invece le bastò un’occhiata veloce per scoprire che erano fin troppo vere.
Il panico le esplose nel petto, salendole alla gola e da lì alla testa.
Non poteva fare nulla, era nuda e incapace di muovere le mani.
Sentì il terrore crescere dentro di lei. E tuttavia, in un istante fugace, quella paura divenne ancora una volta eccitazione. Non lo credeva possibile, ma il fatto di essere bloccata la stimolava perfino più di quanto avrebbe mai immaginato. Era in balia di Lana e di Michele; era un oggetto nelle loro mani ed entrambi avrebbero potuto farle tutto ciò che volevano.




Non poteva muoversi.
Non poteva neppure spostarsi.
Tutto ciò che poteva fare era continuare a leccare il cazzo enorme di Michele, farsi scopare la fica da Roberto e l’ano dal dito di Lana.





Venne e godette, sentì il suo liquido caldo scivolare a terra, bagnarle le cosce, le caviglie, riempire il pene di Roberto e tuttavia non le importava nulla. Per alcuni secondi fu come se non facesse neppure parte di quella stanza; come se non fosse neppure un essere vivente dotato di un corpo terreno.
Claudia fu piacere.
Solo e soltanto piacere.


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