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lunedì 21 novembre 2016

PARADISE VALLEY di Patrizia Ines Roggero

La trilogia Paradise Valley raccolta in un unico volume.

Jonathan Shelley è un mezzosangue lakota che, per sfuggire ai ricordi di un passato doloroso, lascia la Grande Riserva Sioux e torna nel Montana, dove lo aspettano le terre che suo padre gli ha lasciato in eredità. Lì ritrova i parenti e gli amici d’infanzia, tra i quali Abigail Foster ed è proprio di lei che s’innamora. Il loro è un amore difficile, il giudizio della gente costringe la ragazza a voler mantenere segreta la loro unione, il sangue misto di Jonathan rappresenta per lei una vergogna, pur nutrendo per lui sentimenti sinceri. 
Sarà proprio l’incertezza di Abigail a segnare la loro storia d’amore. La gelosia e l’orgoglio li terrà lontani, pur uniti dallo stesso amore…
Una trilogia romance ambientata nel West americano di fine Ottocento, al tramontare dell’epoca d’oro dei cowboy.
Premessa,  io e la storia non sempre siamo andate a braccetto, ma è in casi come questi che mi sento quasi più spronata a dare il meglio, a cercare di scavare ed ecco che, dopo aver cercato in ogni dove di capire come scrivere una recensione su uno storico, sono giunta alla conclusione che non ho bisogno di aiuto, ce la farò ugualmente.

Siamo nel lontano 1884 quando il giovane Jonathan, un sioux dal passato difficile, si ritrova impreparato di fronte a ciò che vede in seguito ad un rituale eseguito insieme ad altri anziani della sua tribù.
Una visione, come un fulmine a ciel sereno, fa sì che l'uomo dica addio ai pochi membri della famiglia a lui rimasti, partendo alla ricerca del suo posto nel mondo, un posto che, inevitabilmente, lo condurrà nuovamente a Paradise Valley, nel Montana, proprio nella terra da cui sua madre era fuggita, un luogo dove sembrano aleggiare insieme cupi ricordi tinteggiati da sprazzi di colore. Quello stesso che sembravano aver portato nella sua vita Matt e Abigail, rispettivamente zio e nipote, all'epoca in cui ancora spensierati pensavano a giocare insieme.


Riuscì a cogliere ciascuna delle parole racchiuse nel lungo sguardo che si rivolsero, colmo di emozioni contrastanti. Era come se la parte di loro incapace di dimenticare l’amore di un tempo, stesse combattendo con il rancore che non riuscivano a mettere da parte. Era una lotta che durava dal giorno in cui si erano rincontrati e che ora, dopo ciò che era successo, vantava la vittoria dei sentimenti buoni su quelli astiosi.

Scorre ormai l'anno 1885 quando al Circle F, la tenuta di famiglia di Abigail Foster, una faccia amica torna dal passato nella sua vita, senza sapere le conseguenze di ciò che quella permanenza potrà portare all'equilibrio di quella famiglia.

Non potrebbero esistere caratteri più diversi che quelli di Abigail e Jonathan. Tanto fiero l'uno, quanto timorosa l'altra, irruente il primo, caparbia la seconda. A diciannove anni si ha la forza per prendersi il proprio spazio nel mondo, questo la piccola Foster sembra capirlo, benché l'idea di aver contro tutto il suo paese la terrorizzi.

Non è facile sentirsi parte di un luogo quando ancora circolano pregiudizi sul tuo colore della pelle, sulle tue origini o, peggio ancora, su di una famiglia. Jonathan Shelley incarna tutto ciò. Nato dall'unione tra una sioux ed un bianco, la sua vita è stato tutto fuorché facile, come lo dimostra il suo arrivo a Livingston. Quando poi i pregiudizi son così radicati in una mentalità chiusa come lo poteva essere quella del Novecento, mai si sarebbe aspettato di trovare un lavoro proprio mentre la ristrutturazione di una casa rurale incombe. E questo lavoro, come potete immaginare, gli viene proprio offerto da Matt, il tenutario di Circle F e amico di quel giovane indiano che mai si sarebbe aspettato un bigottismo tale da parte di certi suoi compaesani.






“Non sarà facile per te vivere là fuori, sei lontano da quel mondo da troppo tempo.”
Ripensò alle parole che suo nonno gli aveva detto
 il giorno in cui aveva deciso di lasciare la riserva
 e non poté far altro che darsi dello stupido
 per non averle ascoltate.
“Qui a pochi importa che il tuo sangue sia mischiato a quello dei wasi’chu, 
ma laggiù nelle loro città 
non incapperai che nel disprezzo
 e non potrai far nulla per nascondere ciò che sei, 
perché da dove vieni sta scritto sulla tua faccia.”



Basta uno scambio di sguardi per accendere fra loro la scintilla che, dapprima contrastata, sembra poi accrescersi con la forza di un incendio, capace di incenerire qualsiasi cosa sul loro cammino.
Dopo settimane passate a crogiolarsi nei dubbi, nei se e nei ma, trascorse poi ad evitare le avances di Steve Shelley, sarà proprio in occasione di un'uscita con quest'ultima, accettato sotto gli occhi di Jonathan, che i due finalmente avranno la prima spinta a buttarsi l'uno nelle braccia dell'altro, benché a segnare la loro dipartita sia la ferita che Jonathan riporterà, e lo costringerà ad accettare le cure che Abigail gli fornirà.

Così, in poco tempo, i due si ritrovano dapprima a respingersi, prima uno e poi l'altra, solo per capire che solo gli opposti si attraggono e loro non possono che dar conferma a questa regola.

Cosa può, però, un amore così giovane contro tutti i pregiudizi e le occhiate, contro i sussurri ed i gesti?
Jonathan ha vissuto tutta la sua vita sapendo cosa era e chi era, mentre per la giovane bianca così non è. Passare dall'essere benvoluta ad essere etichettata la fidanzata di un indiano le crea non pochi problemi il sol pensiero, creando sempre più dubbi nella mente del suo compagno.

A volte nemmeno le migliori intenzioni possono nulla di fronte ai timori di una giovane donna e se una cosa è certa, è che prima o poi ogni nodo viene al pettine e, purtroppo, a volte il dolore è così forte da lasciare senza fiato.

E questo, purtroppo, Abigail lo dovrà imparare nel modo peggiore, così come il giovane Shelley.

Dopo lunghi tira e molla, addii che diventano arrivederci e segreti capaci di cambiare radicalmente la vita di una persona, Abigail imparerà il prezzo che si deve pagare per ottenere la felicità e quante lacrime solcano il cammino che porta alla realizzazione dei propri sogni.



«A dire il vero è solo uno. 
Piuttosto mi dispiace che tu abbia perduto tua moglie e mi rammarica l’averti procurato un così triste ricordo.»

«Oh! Non devi dispiacerti.»
 “Lei è sempre nei miei pensieri” avrebbe voluto aggiungere, o almeno vi era stata fino a quel giorno. 
«Ma devi avermi mentito, mi è difficile credere che in tutta la Paradise Valley sia solo uno a correrti dietro.»
«È così, te lo posso assicurare e, oltretutto, non mi piace nemmeno.»
«Puoi permetterti di rifiutare chi non ti soddisfa e sono certo che non tarderai a catturare il cuore dell’uomo che vuoi al tuo fianco.»
«Non credo sarà così facile» 
pareva scoraggiata. 
«Non sempre si può avere ciò che si desidera.»
«Però a volte si può almeno tentare.»
Son passati anni da quando per caso, lo ammetto, mi ero imbattuta in questo romanzo, un romanzo che vedeva la propria luce ancora come  una trilogia di volumi ben distinti ed ora, a distanza di anni, aver l'occasione di recensire non uno, ma bensì tre volumi ( lo so, questa recensione forse non vi soddisferà completamente, ma se mi fossi dilungata poi sul secondo e terzo volume credo che chiunque avrebbe fatto bene a linciarmi, visto gli spoiler).

Fu quasi un caso quando mi innamorai di Jonathan, il Sioux dalle cicatrici nell'animo, capace di un amore che difficilmente si può provare, sentendo miei certi suoi crucci, apprezzando come l'autrice fosse stata capace di creare un'opera, a detta mia, in grado di lasciare dietro di se' un ricordo così forte che difficilmente si può cancellare, come dimostra il ricordo che ne serbo; il primo, e credo unico, storico romance che abbia mai letto, scritto dalla penna di un'autrice italiana, capace di farmi sognare come poche altre, soprattutto quando si tratta di libri ambientati in altre epoche.



1 commento:

  1. Grazie di cuore per questa bella recensione! È sempre un piacere essere ospite del vostro blog!!!

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