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mercoledì 16 gennaio 2019

CIÒ CHE NON VIVIAMO di Maria Capasso


Dove finisce ciò che non viviamo e i sentimenti repressi? Da nessuna parte, restano dentro di noi ad ammuffire. Viola E Micol hanno finto di non accorgersi che la loro non era un’amicizia, ma qualcosa di molto più profondo, vivendo nell’ombra di un sentimento mai rivelato. Avranno un epilogo felice oppure incerto?



Ciò che non viviamo è la storia di un’amicizia tra due donne, Viola e Micol, che non ha avuto il coraggio di osare. È la storia di un passato vissuto in simbiosi, di un presente lontane e di un futuro incerto.

Passandosi la palla tra loro, sulle note di Piangi Roma dei Baustelle, Viola e Micol si raccontano.



Eravamo come i testi di Mogol con la vocedi Battisti: perfette solo insieme. Eravamo io e lei,
senza pensare che il domani sarebbe stato diverso da quello che stavamo vivendo, perché crescendo o resti o vai via. Non esistono le mezze misure quando cresci: o si è amici o si sta insieme.

E, raccontandosi, emozionano.

Un’adolescenza trascorsa a Villetta Barrea, dove sono nate; le estati tra Napoli e Bari; i primi baci, le prime esperienze sessuali; le parole non dette e i desideri taciuti.

Finché, dopo un viaggio a Lisbona il loro rapporto inizia a raffreddarsi e l’inizio dell’università le separa definitivamente, facendo entrare nella loro vita due uomini, Andrea e Fulvio.





È tristemente bella.Triste come i versi di un poeta crepuscolare ma incantevoli e forti, di cui senti
ogni verso come la peluria sulla pelle. Bella esattamente come intendo io la bellezza, ma non l’ho voluta con me e non è bella per me. Ho preferito la sicurezza di una rosa alla stravaganza di un tulipano.

Si trovano così a vivere due vite, tra nuove amicizie e amori che lasciano il tempo che trovano e che non accendono la scintilla perché il fuoco è già divampato altrove.

Ho mille pezzi di vita non vissuta dentro di me e lei è in ogni pezzo sparso, come un puzzle mai completato e lasciato a metà. Perché  è  così  che  è  andata  a  finire.

La paura di perdersi le costringe ad accontentarsi, perché è meglio un’amicizia piuttosto che la fine di tutto.

Non  ti  ho  mai  confessato  la  paura  di  perderti e non trovarti nei miei domani. Ti ho lasciata nelle
 vite di altre  persone per non viverti io. Ho tappato le orecchie dei  sensi per non sentire il tuo richiamo.

Non avevo mai letto un F/F e devo dire di esserne piacevolmente sorpresa, soprattutto perché ho apprezzato molto la “penna” di Maria Capasso, della quale non avevo letto nulla prima d’ora. Ho adorato il modo in cui le due protagoniste parlano l’una dell’altra e la forza delle parole che la Capasso fa dire loro.


Frasi che mi hanno dato immagini fantastiche, che mi hanno colpita nel profondo. È una breve storia, appena una sessantina di pagine, in cui amicizia e amore si confondono in un racconto che scorre veloce ma dal finale incerto. Perché la domanda che il lettore si pone è “riusciranno a non avere più paura?”. E, fino all’ultima pagina, sarà impossibile rispondere.

Vi consiglio caldamente questa lettura, con l’apertura mentale di chi ne riesce a cogliere il messaggio nascosto, ovvero che non è mai troppo tardi e che bisogna avere il coraggio di esprimere i propri sentimenti senza paura.

Buona lettura Cosmo!



Maria Capasso, napoletana, classe 1992. Da piccola ha coltivato la passione per la lettura, nata a nove anni con “La fabbrica del cioccolato”. Crescendo è nato anche l’amore per la scrittura e la letteratura. Collabora con la rivista scientifica “Espressivamente” di Perugia scrivendo racconti a tema e prossimamente curerà la rubrica dedicata alle recensioni. Ha collaborato col blog di “Leggere a colori” scrivendo racconti brevi e recensendo libri. Su Facebook, gestisce la pagina “Il coraggio dei sogni” che offre visibilità agli autori emergenti. Ama il cinema e la musica, i musei e le città nostalgiche che profumano di pioggia. Segni particolari: è perdutamente innamorata di John Keats.





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