mercoledì 18 luglio 2018

LA STAZIONE DEI BAGAGLI SMARRITI (The orphanage series #3) di ORNELLA DE LUCA




A chi sogna di viaggiare,
e a chi viaggia ogni giorno.
Anche con la mente.
Fratello e sorella per la legge. Anime gemelle per i loro cuori.

Daniel Wright vive secondo regole ben precise. 
Sa che ogni mattina deve svegliarsi due ore prima dell'inizio delle lezioni per andare a correre, farsi una doccia, prendere un caffè e attraversare la città grazie ai mezzi pubblici, arrivando al college almeno cinque minuti in anticipo. 
Sa che, finito il turno serale come barman, dormirà al massimo quattro ore prima di ricominciare la giornata ancora una volta. E ancora una volta.
Ogni minuto della sua vita è programmato con precisione chirurgica, e la medicina è proprio la sua vocazione.
Il presente è gestibile, il futuro è organizzabile, ma il passato non si può cambiare. 
É l'unica ferita che Daniel non sa suturare.

Ivory Wright è adrenalina pura. 
Ama viaggiare zaino in spalla, fare bungee jumping, sparare al poligono di tiro e scalare pareti rocciose.
Il brivido causato da ogni attività ad alta tensione l'aiuta a mantenersi in vita, come un defibrillatore che ha il potere di riesumare per un istante la parte di sé ormai morta.
La solitudine, il rifiuto, la povertà, la fame, l'autolesionismo, tutto può essere superato grazie al desiderio di esistere e di lasciare un segno in questo mondo.
Un obiettivo raggiunto grazie a "La stazione dei bagagli smarriti", il locale che ha aperto a New York con tanti sacrifici, un posto magico dove si realizzano i sogni delle persone e si ritrovano i "bagagli smarriti" degli sfortunati viandanti.
Peccato sia proprio la valigia contenente il suo cuore quella che Ivory non riesce a trovare. 
Il bagaglio dimenticato in una stazione deserta, nell'eterna attesa di qualcuno che è partito e non è mai più tornato. L'amore che la sorte le ha donato, che la sorte le ha tolto.

La stazione dei bagagli smarriti è un viaggio tra passato e presente nelle vite dei due protagonisti.
Dall'incontro che li ha resi prima amici e poi fratelli, alla gara contro il tempo per cambiare il corso degli eventi e perdonare infine se stessi.
Ma un testamento milionario, un segreto nascosto per viltà, un gatto pasticcione in cerca dei suoi padroni e una berlina scura appostata dietro l'angolo cambieranno le carte in tavola per sempre.
La stazione dei bagagli smarriti è il terzo volume della serie The orphanage, che segue le vicende di cinque amici, rimasti orfani e cresciuti insieme nella spettrale "Villa Sullivan".

ROMANZO AUTOCONCLUSIVO

"Daniel è il laccio che mi lega alla vita. 
L'orologio fermo a un'ora che non ritornerà più.
Il cappello troppo grande che indosso nonostante tutto.
Daniel è la cura alla malattia dell'esilio.
È il lido a cui tornare, sempre."

Il vero viaggio di scoperta 

non consiste nel cercare nuove terre, 
ma nell'avere nuovi occhi.
(Voltaire)








Dopo la pubblicazione di “Adesso apri gli occhi” e “L’ultima lanterna della notte”, Ornella de Luca torna a deliziare il suo pubblico con “La stazione dei bagagli smarriti”, terzo episodio della serie “The orphanage”. Il romanzo è indipendente dagli altri della serie e autoconclusivo, anche se Daniel, il protagonista maschile proviene da quella strana combriccola di personaggi che hanno deciso volontariamente di vivere la propria vita dentro le mura di Villa Sullivan, il vecchio orfanatrofio nel quale hanno trascorso la loro infanzia.  Un luogo funestato da un agghiacciante scandalo con al centro le vite dei ragazzini che vivevano lì e che vennero “venduti” dalle suore a famiglie abbienti che desideravano un figlio.

Non speravo più da tempo di poter avere una famiglia tradizionale, con mamma, papà, un cagnolino e una serie di nonni a cui appellarsi in caso di bisogno. Ma contavo sul fatto che le suore che ci avevano cresciuto coltivassero qualche forma di attaccamento nei nostri confronti, invece era tutta una bugia. Eravamo solo merce di scambio.

Igor, Jack, Lennox, Homer e Danny. Ognuno col suo bagaglio di sofferenze e disillusioni, poveri ma ricchi di qualcosa che molte persone farebbero carte false per avere: l’amicizia, quella vera. Quella che quando ti serve una mano, la trovi tesa che ti aspetta; quanto ti serve un orecchio, cinque paia di orecchi ascoltano per te; quando hai bisogno di vedere, gli occhi del tuo amico diventano la tua vista.; quando combini una stronzata potresti incocciare in un cazzotto ben piazzato che ti rimette in carreggiata. Nei primi due romanzi abbiamo conosciuto Homer, il ragazzo cieco, e Lennox, il sociopatico ora è, come accennavo sopra la volta di Danny, il più serio e posato del gruppo. Studente di medicina si mantiene lavorando come cameriere in un locale.


«Noi non siamo degli oggetti», risposi con gli occhi rossi di rabbia. Igor alzò le spalle e fece un sorriso triste. Il suo passato lo aveva reso un cane randagio nell'animo.  «No, siamo anche peggio. Scacciati come immondizia dai nostri veri genitori e valutati come pesce al mercato da chi dovrebbe prendersi cura di noi. Se queste sono le nostre uniche possibilità, preferisco la solitudine. Grazie tante. Almeno su me stesso posso davvero contare per difendermi da chi prova a prendermi a calci in faccia».
«E su di me», gli dissi, fissando mio fratello. «Anche su di me puoi davvero contare». Igor annuì, calciando un sassolino con il piede. Un po' in imbarazzo. Non era tipo da grandi esternazioni d'affetto. «Se vuoi suggellare la cosa con un bacio, preferisco la solitudine».
«Ehi, ci sono anche io!», esclamò una voce dalle nostre spalle. Ci voltammo e vedemmo i ricci scuri di Homer sbucare da dietro un albero lì vicino. Aveva tra le mani uno dei suoi libri speciali per i non vedenti.
«Ed io», disse una voce in avvicinamento dal campetto da basket. Era Jack, con accanto Lennox. Un bambino arrivato da pochi mesi, ma già entrato a pieno titolo nel gruppo. Lui non disse niente, si limitò a dare un calcio a Igor, innescando un azzuffamento al quale partecipammo un po' tutti. Le botte di Lennox erano come una pacca sulla spalla, un "io ci sono" senza dirlo davvero.

Ecco, direi che questo passaggio rende perfettamente l’idea di chi siano i ragazzi di Villa Sullivan e di come sia cresciuta e si sia sviluppata la loro amicizia. Naturalmente all’orfanatrofio c’erano anche le ragazze e la storia di Danny inizia il giorno in cui, nella culla appositamente messa a disposizione delle mamme che volevano liberarsi, nell’anonimato, dei loro figli, compare il visino pallido incorniciato da folti capelli neri della piccola Ivory. Credo che Daniel non se ne renda neppure conto, ma per lui è amore a prima vista. Ivory diventa la sua protetta, la sua ombra, la sua ragione di vita. Ivory è la persona che porterà Danny a compiere delle scelte radicali che condizioneranno pesantemente il futuro di entrambi. Per amore, solo per amore, spesso si compiono errori madornali, errori che si pagano con lacrime e sangue. E il pegno più grosso lo ha pagato Ivory.



Non ero abituato a quell'Ivory.
L'Ivory fragile e incattivita come 
un uccello ferito.
L'Ivory che mi osservava con occhi 
lucidi e tristi.
Io conoscevo l'Ivory solare e combattiva.
L'Ivory che mi trascinava 
verso l'ennesimo pasticcio.
Ero stato io a uccidere quell'Ivory?





Ivory che non ha paura di chiamare le cose con il loro nome, che quando si mette in gioco lo fa fino in fondo. Ivory che quando cade fatica a rialzarsi ma una volta in piedi ha il coraggio di andare avanti, di osare. Ivory che dal nulla si è costruita esattamente il futuro che vuole vivere, ama il brivido degli sport estremi, viaggia per il mondo con lo zaino in spalla e la sete di conoscenza nel cuore. Ivory che ha dato vita al terzo grande protagonista di questo romanzo, che no! Non è una persona, non è nemmeno una cosa, ma è un luogo: un posto speciale dove i desideri della gente prendono vita. Un’idea illuminante e vincente, frutto di creatività e lungimiranza, un coworking space di giorno che di sera si trasforma in un locale alla moda, dove si va per svagarsi, passare una serata alternativa, fare quattro chiacchiere, ballare, bere, mangiare, realizzare un sogno o avere i propri 5 minuti di gloria in diretta su Facebook o Instagram.



L'albero dei desideri era in fondo, accanto alla cesta-trolley del book sharing, riempita a tema con Canto di Natale di Charles Dickens, Piccole donne di Louisa May Alcott, Il Natale di Poirot di Agatha Christie, Fuga dal Natale di John Grisham. L'abete, in via del tutto eccezionale, avrebbe sostituito la valigia dei desideri e, durante la serata, chiunque avrebbe potuto scrivere un pensiero e legarlo con un nastrino rosso ai rami dell'albero.
Era una serata speciale anche perché tutti i dipendenti della stazione invitavano le proprie famiglie e il locale si riempiva di un'atmosfera che aveva più a che fare col restare che col viaggiare, e andava benissimo così.
E’ proprio alla stazione dei bagagli smarriti che le strade di Daniel e Ivory, complice un gatto malandrino, si incontrano nuovamente dopo dieci anni di assordante silenzio, scoperchiando un vaso di pandora zeppo di decisioni sbagliate, incomprensioni, sofferenze che hanno rischiato di sfociare in tragedia. E’ un cammino complicato quello che i nostri protagonisti devono affrontare e non manca neppure la suspance, quando dal passato di entrambi ricompare una persona perfida fino al midollo,  che metterà in pericolo la loro vita. Quanta apprensione, quanta brama di sapere come sarebbe finita,  ma alla fine il risultato è valso ogni singolo momento in cui ho sofferto con loro.



«Non è necessario», rispose sfuggente. «Ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso, o almeno spero. Non sei mai stato bravo a mostrare le tue emozioni, ne hai una paura fottuta». Quanto era vero… «Ma ho capito anche qualcos'altro», continuò. «Che non posso accoglierti nella mia vita, se non hai la forza di accettare tutto il mio passato. Di accettare anche le tue responsabilità, perché no? Per poi metterci una pietra sopra e andare avanti. Ho capito che finora non ero riuscita davvero a perdonarmi. Pensavo che quel giorno tu fossi scappato a causa mia, perché ti avevo detto…»
“La stazione dei bagagli smarriti” è un romanzo molto bello, forse il migliore della serie, sicuramente quello che ho preferito, anche se tutti e tre sono lavori di ottimo livello. La narrazione a pov alterni è impreziosita da molti scorci sul passato, che consentono di comprendere meglio le dinamiche di questa storia e i sentimenti che ne muovono i protagonisti. Sia Daniel che Ivory sono pov ben studiati e caratterizzati, nulla della loro personalità è lasciato al caso, sono intensi e molto “reali”. Tutti e due si fanno amare dal lettore che si ritrova col fiato sospeso a fare il tifo per loro. Ivory è forte, determinata, non ha paura di vivere, Daniel suo malgrado è il più debole tra i due. I sensi di colpa lo schiacciano, gli tarpano le ali e lui fatica a liberarsi dai fantasmi del passato, ma è una bella persona. Lo stesso vale anche per tutti i pov secondari che animano questa storia, ognuno è ben inserito e perfetto per il ruolo che deve rappresentare.  Il romanzo è ben scritto e ben editato, ho notato solo piccolissime imperfezioni qua e là, e scorrevole dall’inizio sino alla parola fine: si legge in un vento.
Concludo complimentandomi con l’autrice anche per i bellissimi titoli dei suoi libri: già da soli fanno venir voglia di leggere i romanzi.



Bisogna vedere quel che non si è visto, 
vedere di nuovo quel che si è già visto, 
vedere in primavera quel che si è visto in estate, 
vedere di giorno quel che si è visto di notte, 
con il sole dove la prima volta pioveva, 
vedere le messi verdi, il frutto maturo, 
la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. 
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, 
e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. 
Bisogna ricominciare il viaggio. 
Sempre. 
Il viaggiatore ritorna subito…».
José Saramango



Ornella De Luca è nata a Messina il 26 Maggio 1991. Si è diplomata al liceo classico ed è laureata in Teorie e tecniche della comunicazione giornalistica e dell'editoria con il massimo dei voti. Nel 2013 ha seguito un corso di scrittura creativa ed editoria presso l'associazione "Terremoti di carta", con insegnanti come Stas' Gawronki (Giornalista Rai), l'autore Guglielmo Pispisa e Luigi Grisolia (direttore editoriale della casa editrice Pungitopo). I suoi romanzi finora pubblicati sono: La consistenza del bianco (Onirica Edizioni, 2015), Il sacrificio degli occhi (Onirica Edizioni, 2016), I colori del vetro (Rizzoli, 2017), Adesso apri gli occhi (Self publishing, 2017) e L'ultima lanterna della notte (Self publishing, 2018). Ha vinto anche diversi concorsi tra cui nel 2015 "Parolexdirlo", organizzato da Scrivo.me e Donna Moderna, con il racconto Caro giorno che vorrei, pubblicato in un'antologia scaricabile gratuitamente online. Gestisce il suo blog (ornelladelucabooks.wordpress.com) e il proprio canale You Tube, collaborando con diverse case editrici come Newton Compton, De Agostini, Frassinelli e Piemme. Scrive inoltre per il sito letterario e per il blog di Linda Bertasi come recensore. Lavora come editor e ghostwriter freelance sin dalla laurea.

BIBLIOGRAFIA

La consistenza del bianco, Onirica Edizioni (2015)
Il sacrificio degli occhi, Onirica Edizioni (2016)
I colori del vetro, Rizzoli (2017)
Adesso apri gli occhi, Self-Publishing (2017)
L'ultima lanterna della notte, Self-Publishing (2018)
La sposa promessa, Libromania (2018)


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