Anna
Joy French vive
in un paesino del centro Italia immerso nel verde. Dopo aver lavorato per anni
come ricercatrice e archeologa, ha deciso di lasciare la carriera accademica
per dedicarsi alla famiglia. Ama il mare e la storia medievale, soprattutto
quella dell’Italia meridionale. Si è avvicinata per divertimento alla scrittura
creativa e appena può intraprende viaggi nei luoghi più suggestivi del
mediterraneo, alla ricerca di nuovi spunti per le sue storie.
All'indomani della presa di Bari da parte dei Normanni,
nell'XI secolo, Elena, figlia del defunto catepano bizantino Avartutele, viene
catturata durante una rappresaglia e sta per essere venduta come schiava al
nuovo governatore. A ribaltare le sorti è Gérard de Bailleul, mercenario
normanno soprannominato il Lupo per la ferocia con cui combatte, che rapisce
Elena e la conduce al castello di Otranto, di cui ora è signore. La bella
fanciulla greca decide di non rivelare la propria identità, ma le sue difese
vacillano quando, dietro la maschera del feroce guerriero, in Gérard scopre un
uomo ferito dalla vita, disposto a rimettersi di nuovo in gioco in nome
dell'amore...
Incontro
Anna Joy French nella splendida cornice fiorentina della Vie en rose,
evento molto seguito e amato dalle lettrici e autrici di romanzi rosa.
Anna ha
appena pubblicato con la prestigiosa casa editrice Mondadori Cuore normanno,
romanzo storico ambientato nella Puglia medievale. Nonostante si tratti di
un’opera prima, il suo romanzo d’esordio sta riscuotendo un grande successo di
pubblico e critica.
Da
lettrice non me ne stupisco; Cuore normanno coinvolge il lettore sin dal
primo capitolo. Un piccolo spaccato della Puglia ai tempi dell’invasione
normanna con precisi e continui riferimenti storici. La ricerca storica è, di
fatto, il punto di forza dell’autrice, unito a una scrittura matura e sapiente
che pone Anna Joy French tra le nuove leve del romance storico italiano.
Parlaci
un po’ di te, dei tuoi inizi. Come ti sei avvicinata alla scrittura e al mondo
del romance?
Mi
sono avvicinata per caso. Ho lavorato per dieci anni come archeologa e
ricercatrice medievista e ho sempre amato scrivere, solo che all'inizio mi
occupavo di saggi storici, anche se, devo ammetterlo, mi annoiavo un po’. Poi,
dopo la nascita di mia figlia, ho deciso di concedermi un periodo di riposo. Ho
lasciato l’università e, avendo molto più tempo a disposizione, mi sono
dedicata alla scrittura creativa; ho anche provato a pubblicare qualche racconto.
L’esperienza con la casa editrice “La mela avvelenata” è stata basilare.
Lavorando a stretto contatto con Alexia Bianchini e Anna Grieco, ho appreso le
tecniche di editing e migliorato lo stile. Non finirò mai di ringraziarle.
Sei al
tuo primo romanzo e hai pubblicato con Mondadori. Un grande traguardo per una
giovane esordiente. Come ci sei arrivata?
Devo farti
un riassunto perché la vicenda è molto articolata. Due anni fa ho partecipato
al premio letterario Salento in Love, dove Ornella Albanese era presidente di
giuria, con un estratto di Cuore normanno.
Sono arrivata in finale, ma mi sono ritirata prima della conclusione: il
concorso si svolgeva in una località molto distante da casa mia e inoltre non
era un periodo tranquillo per me. Dopo la premiazione, la sorpresa: Ornella mi
ha scritto per dirmi che il racconto le era piaciuto molto. Da quel preciso
momento ho iniziato a considerare seriamente ciò che stavo facendo e un giorno
ho spedito il mio romanzo a Mondadori, all'indirizzo riportato sul blog. Ho
atteso quasi due anni prima di vederlo pubblicato, ma ne è valsa la pena!
La
maggior parte delle autrici italiane di romanzi storici predilige
un’ambientazione che non sia italiana. La tua scelta è stata opposta. Perché?
Perché la Puglia medievale mi affascina in modo particolare.
Di storie d’amore, che si svolgono all'epoca della conquista
normanna dell’Inghilterra, ne sono state scritte molte, e ho da sempre
coltivato il desiderio di trasportare queste vicende nell'Italia del sud, dove
c’era una situazione politica molto più complessa e avvincente rispetto ai
paesi anglosassoni. Spesso c’era malcontento all'interno città governate dai
bizantini e la popolazione era divisa in fazioni che appoggiavano ora i vecchi
padroni, ora i nuovi conquistatori normanni. Queste vicende così travagliate mi
hanno incoraggiato a stendere la trama di Cuore normanno.
Nel romanzo ci sono dei cliché tipici
del romance, come il soprannome del protagonista: Lupo. Un espediente
letterario molto utilizzato.
Sì, è vero, ma posso dirti che, quando ho deciso di dare a Gérard
de Bailleul questo soprannome, ho pensato alla storia italiana e non alle
origini norrene del termine. Mi sono ispirata a testimonianze storiche, a figure
realmente esistite, come Pandolfo principe di Capua, soprannominato il Lupo
degli Abruzzi per la sua crudeltà. Come puoi vedere la nostra storia non ha
nulla da invidiare ai paesi d’oltralpe.
Elena, la protagonista, mostra una notevole indipendenza per
l’epoca in cui è ambientato il romanzo. Non è una contraddizione?
No, non lo è per il contesto sociale in cui il romanzo è
inserito, ovvero il sud Italia di XI secolo. All'interno di quelle che erano
delle vere e proprie città stato, si trovava una popolazione multietnica,
soggetta a continui scambi culturali. Questo aveva creato un ambiente di una
certa modernità, dove le donne, soprattutto nelle classi sociali più elevate,
potevano ricoprire ruoli importanti e godere anche di una notevole
indipendenza. Basti pensare a Trotula de Ruggiero, la donna medico della corte
salernitana o a Sichelgaita di Salerno, la principessa longobarda moglie di
Roberto il Guiscardo d’Altavilla. La
vita di questi due personaggi mi sta particolarmente a cuore, si tratta di una
storia d’amore vera che vorrei far conoscere a tutti. A Gaita e Roberto ho
dedicato un intero capitolo del romanzo.
Grazie, Anna, per la tua disponibilità. In bocca al lupo da
parte di tutte noi di Romance & Fantasy for Cosmopolitan Girl per il
tuo Cuore normanno!
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