martedì 21 maggio 2024

TURNABOUT. Il rischio di tornare di Laurel Greer


Non ho tempo per una visita fuori programma a casa per aiutare mio padre nella sua tipografia, che non se la passa bene. La mia permanenza nel Vermont dovrà essere breve, per un paio di motivi: primo, sono un dirigente molto impegnato che cerca di scalare la vetta dell’azienda; secondo, il mio ex lavora ancora come braccio destro nel negozio di mio padre. E io non sono riuscito a dimenticarlo.

Nella tipografia di Burlington non è cambiato niente. Auden continua ad avere quel suo accento scozzese, sexy in maniera esasperante. È ancora bellissimo e ancora testardo. Tra il modo in cui manovra l’antica pressa con le maniche arrotolate e il suo secondo lavoro nell’enoteca inclusiva più alla moda di Burlington, tocca tutte le corde giuste per farmi sentire attratto da lui.

E anche le corde giuste per farmi innamorare di nuovo. Se non fosse che io sono il suo opposto. Io amo il cambiamento, mi piace correre rischi. Tutto ciò che lui evita.

Allora perché sto cercando di convincerlo che potremmo avere più di quello che abbiamo mai sognato, la possibilità di un “per sempre”?

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Siamo arrivati al nono volume della Vino&Veritas e ammetto che mi sto appassionando ogni volume che passa a questa serie, ma questo si piazza al primo posto tra i miei preferiti. Vuoi che il tutto si svolge all’interno di una tipografia, vuoi che mentre leggevo potevo sentire il rumore della pressa in azione e l’odore dell’inchiostro fresco, vuoi che i suoi personaggi sono due artisti quando si tratta di creare contenuti, fatto sta che è schizzato nella mia Top10. Ho amato praticamente tutto, la caratterizzazione di Auden e Carter, il tormento che anima le loro vite nell’avere di nuovo a che fare l’uno con l’altro, soprattutto per quell’alone di parole non dette e spiegazioni poco chiare che aleggia tra di loro e su quella che era la loro relazione.
Tornare a Burlington sta diventando piacevole, al punto che vorrei prendere la macchina e andare nel Vermont, in quella piccola cittadina dove tutti si conoscono, ed entrare nel Wine Bar più esclusivo. Se chiudo gli occhi riesco a immaginare chiaramente ogni situazione, come è successo durante la lettura e gli eventi passavano davanti ai miei occhi come una delle più belle pellicole cinematografiche. Adoro il modo in cui gli autori di questa serie permettono a noi lettori di “sbirciare” nelle vite dei protagonisti nati dalle loro penne, è piacevole ritrovare qualche vecchia conoscenza e sapere in qualche modo che tutti hanno trovato la loro felicità.

Mi lascio scivolare nello spazio in cui è impossibile dire dove finisce lui e dove inizio io.


Vorrei potervi dire tanto su Auden e Carter, ma le parole non renderebbero giustizia alla storia che, ripeto, finora è una delle più belle che abbia mai letto. Si potrebbe dire che non potrebbero essere più diversi tra loro, la verità è che in qualche modo sono complementari. Dove Carter è programmazione, logica, ragione, ordine, dall’altra Auden è istinto, artistico, quell’arcobaleno di colori che tanto ci affascina alla fine di una brutta tempesta. Laddove Carter fa fatica a farsi accettare dal padre in quella che dovrebbe essere l’attività di famiglia, Auden si incastra perfettamente con l’uso della pressa e la magia che crea nella mescolazione dei colori. E se Carter è innovazione, rischio, progresso, Auden cerca stabilità e sicurezza economica a causa dei suoi trascorsi.
Ho apprezzato particolarmente come i personaggi secondari si siano imposti nelle scelte dei suoi protagonisti a volte con una parola e un consiglio, altre con il regalo di un pernottamento fuori. Ognuno ha svolto al meglio la sua funzione, prendendoli per le spalle e dando loro la scossa necessaria per farli uscire da quello stato di torpore in cui sembrano cadere di sovente, anche quando sembrava di essere fermi davanti a un bivio (ho bisogno anche io di una zia Bee nella mia vita!).

Incontrare il suo sguardo è come nuotare in un lago, quando ti immergi e vai giù, in una giornata luminosa, e hai le profondità scure sotto di te e i flussi di luce dall’alto, e tutto ti si fonde intorno come se indossassi una corona di acqua verde e luce solare.

Nella sua bellezza, ho trovato questa storia con profondi messaggi su cui riflettere. Carter e Auden dovranno scendere a patti con quello che è il loro passato. Nonostante abbia un posto di rilievo presso l’agenzia per la quale lavora, Carter cerca continuamente l’approvazione del padre, in ogni cosa che fa. Quella parola di conforto che non arriva mai o semplicemente quelle quattro parole che ogni figlio spera di sentirsi dire: “sono orgoglioso di te”. Auden fa i conti con un passato che tormenta il suo presente, non facendogli vivere pienamente l’amore che prova per Carter, ma frenandolo costantemente dal compiere quel passo in più per essere veramente felice, quel rischio che si dovrebbe provare quando si ama incondizionatamente.
Possiamo dire che Turnabout è una storia che parla di seconde possibilità con una forte riflessione introspettiva non di quello che si vuole essere da grandi, ma di come lo si vuole e al fianco di chi soprattutto. Una storia emozionale ed emozionante dove nulla è dato per scontato e il lettore resterà con il fiato sospeso fino alla fine.
Ho finito il nono volume e con la testa sono già proiettata verso il decimo. Non vedo l’ora di tornare nel Vermont. Non vedo l’ora di tornare a Burlington. Non vedo l’ora di tornare a casa.


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