Le gabbie
appese al campanile ondeggiavano come orrendi orpelli. Il fumo acre, che
sospinto dal vento giungeva fin lì, gli riempì le narici quasi a soffocarlo,
segno di un nefasto presagio.
All’imbrunire
le porte della città erano state spalancate dall’interno. Un manipolo di uomini
a cavallo era apparso come le furie dell’Apocalisse. Gli zoccoli battevano sul
suolo sterrato come tamburi infernali, sollevando nuvole di polvere rossastra,
mentre le bestie al galoppo lanciavano il loro grido di guerra; un nitrito
possente che si univa alle urla scomposte di chi cercava la fuga.
Ravich osservò
quella scena dall’interno della stamberga dove lui e la sua famiglia vivevano
rintanati come animali. Era come se la vedesse attraverso un velo leggero;
qualcosa di irreale, un incubo notturno.
A
Jonas non rimase che cercare una scrivania libera su cui passare la mattinata.
Quella vicino alla finestra, per esempio. Luogo perfetto per raccogliere i
cocci di una carriera e una vita. Guardare la pioggia con gli occhi lucidi,
però, era da romantici. E i romantici perdono sempre.
Jonas
chiuse gli occhi. I romantici, gli innamorati, quelli conil futuro nel cuore,
quelli che dicono «domani io farò» e hannola forza per farlo davvero.
Jonas
Marlowe morse la matita.
Domani io non farò. Non mi sveglierò col cuore distratto.
Nonallungherò una mano per trovare calore morbido. Non mi alzerò dal letto con
un motivo valido. Non verrò in ufficio con la testapiena di torti da
raddrizzare. Non aiuterò nessuno ad avere giustizia.
Non tornerò a casa soddisfatto. Non mangerò con lei.
Nonfarò l’amore. Non mi addormenterò per la stanchezza. Perché lei èmorta. Non
andrò nemmeno al camposanto a inseguire il ricordodi chi mi amava, perché non
mi è rimasto neppure quello. Lei nonmi amava. Lei amava un altro. Sono vedovo
due volte.
Tirò
fuori i carteggi sugli spiritisti. Jericho. Foto sgranata. Bianco e nero impietoso con tutti, tranne
che con lui, magneticoanche nella bicromia. Con occhi come fuochi fatui,
cheJonas sapeva essere azzurri, ma che nella foto sul giornale eranobianchi.
Seduta
spiritica numero uno. Un successo.
Numero
due. Un Trionfo.
Numero
venti. Visibilio.
Londra
ama un uomo solo: il signor Jericho, il medium cheparla con gli spiriti.
Jonas
sfogliò foto di tre anni prima. Gliele aveva passate unamico che lavorava alla Gazette.
Gli illustratori del giornale le ricopiavano per arricchire gli articoli
mondani.
Vecchio medium uguale al nuovo, eppure diverso.
Riapparve
la ruga in mezzo alla fronte. Si spianò solo con la comprensione. Il vecchio
Jericho era diverso, perché era felice. Felice, giovane, bellissimo.
Jerome camminava al fianco di Luz cercando di non incrociare
mai il suo sguardo, lei procedeva provando a non pensare a Crono. Prima di
allora non aveva mai visto un corpo senza vita e si sentiva a disagio. Trovava
incredibile che fino a pochi istanti prima la Guida fosse con loro, vigorosa e
determinata. Lo aveva aggredito, sia verbalmente che fisicamente, la Belva
avrebbe voluto affondare i denti nella sua carne in almeno un’occasione. Si
chiese se sarebbe stata in grado di arrivare in fondo, di dilaniare il corpo di
qualcuno. Inorridì all’idea e si guardò le mani infangate, alla fioca luce
rossastra della fune di Trip parevano imbrattate di sangue. Avvertì un suono,
come un borbottio sommesso. Si volse a guardare i compagni, ma nessuno di loro
dava segno di aver udito qualcosa, né di aver parlato. Il parlottare tornò,
questa volta più udibile : erano le voci di molte persone che ripetevano la
stessa cosa in una cacofonia confondente.
Assassina,
dicevano. Assassina, ripetevano. E
l’assassina era lei, Luz.
Si bloccò, gelata da quella che sembrava una sentenza di
morte.
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