Venere, ha vent'anni. E' una ragazza timida e all'apparenza fragile ma dentro di sé nasconde una gran forza. Ha imparato a cavarsela da sola senza l'aiuto e il sostegno di una famiglia.
Marco, ha ventun' anni. E' disinvolto e sfrontato. Al contrario delle apparenze, è un ragazzo profondo, dall'animo buono.
Si incontrano per puro caso, in un parcheggio di una discoteca. Il loro incontro li segnerà entrambi. Si arrenderanno all'amore o innalzeranno dei muri insormontabili?
(…)“Sono Marco”, le tendo la mano che lei non afferra. Sollevo le sopracciglia perplesso ma non troppo, un po’ me l’aspettavo.
“Non mi sembra di averti chiesto come ti chiami”, afferma decisa, con le braccia conserte mentre mi lascia con la mano a mezz'aria come uno scemo. E’ più dura del previsto, a quanto pare.
Mi ficco la mano in tasca con noncuranza. “Cercavo solo di essere gentile”, ribatto con un sorriso tirato.
Tira su il mento continuando a sostenere il mio sguardo senza scomporsi. “Stai alla larga!” mi intima puntandomi il dito contro. Assume un espressione che vorrebbe essere intimidatoria invece è soltanto buffa, devo trattenermi per non scoppiarle a ridere in faccia. “Per quanto ne so, potresti essere uno psicopatico, maniaco, serial killer…”
“Ma prego, continua”, la incalzo sarcastico mentre le faccio un cenno con la mano. Incrocia le braccia al petto e dichiara seria. “Oppure potresti essere solo un povero sfigato che vuole provarci, il che forse è anche peggio!”. Ehi baby, sfigato a chi? Alzo un sopracciglio e con un ghigno sulle labbra la rimetto in riga. “Se davvero pensi che ci voglia provare con te sei piuttosto presuntuosa”.
“E perché mai? Sentiamo”, mi risponde a tono palesemente indispettita. Le sorrido spietato, la bella bimba non sa con chi ha che fare. “Semplice”, ammicco spudoratamente per poi squadrarla sfacciatamente da capo a piedi. “Non sei il mio tipo”. Alle mie parole, reagisce come speravo. Arrossisce. (…)