Un sogno ricorrente, una panchina nel centro di Seattle, un uomo che conosce cose che non dovrebbe sapere.
La trama: Alison è una ragazza riservata e disillusa che col tempo si è abituata a fronteggiare con scetticismo ogni realtà rifiutando a se stessa l’ipotesi di poter rivivere un solo breve attimo di felicità assoluta per non fallire, ogni volta, nel tentativo di tenerla con sé. Legata a questa visione distorta di ciò che la circonda non si accorge di perdersi ogni giorno un po’, ignorando ciò che la vita a un certo punto deciderà di mostrarle: una via d’uscita, che si presenterà a lei come sogno lucido ricorrente. Riuscirà Alison, cercando riparo in un amore del passato, ad accettare l’oscurità fino in fondo per scoprirvi la luce, rischiando di accorgersi di quanto, non sempre, alla luce stessa, le cose si vedano più chiaramente?
Il volto dell’attesa vuole essere un momento di lettura in cui gli animi restino sospesi in attesa di una risposta che smetta di far male al cuore in un finale sorprendente; un momento senza la pretesa di raccontare ogni cosa perché dire troppo sarebbe superfluo. Proprio per questo, Il volto dell’attesa è un romanzo surreale in cui solo alla fine tutto sarà mostrato e nulla sarà più detto, poiché quel che viene mostrato e non si dice è determinante quanto ciò che viene detto senza essere mostrato, affinché il lettore possa sentirsi parte della narrazione ed essere guidato in un’oscurità che precede un bagliore che, a seconda della direzione che prenderà il suo passo sulla soglia, potrà aprirsi in inondante luce o in avvolgente tenebra.