mercoledì 2 dicembre 2015

NO, LA GIOCONDA NO di Carla Cucchiarelli


Che cosa direbbe oggi Monna Lisa, dopo cinque secoli di omaggi e ritocchi?
Sarebbe felice di essere diventata una star o rimpiangerebbe la quiete dei giorni fiorentini in cui era solo una mamma e una moglie felice? 
Carla Cucchiarelli ha provato a immaginare le confessioni della donna più famosa del mondo, raccogliendo il disperato appello all’oblio della modella di Leonardo da Vinci.
Voce narrante del libro è proprio la Monna Lisa, che ci narra la sua storia dalla teca di vetro dov’è custodita, al Louvre di Parigi.

Un museo così rinomato in tutto il mondo vanta milioni di visitatori ogni anno, e per la Gioconda è diventato facile raccapezzarsi sulle nuove mode che si susseguono di secolo in secolo.

Dal mio carcere di vetro, prigioniera di un mondo che mi espone e mi protegge – e badate che i due verbi non esprimono affatto lo stesso concetto – riesco a captare la storia e interpretarne i moti come mi ha insegnato Lionardo, il mio padre putativo, l’uomo che mi ha reso immortale.

Il Louvre è diventato per lei un variopinto mercato dove si avvicendano di giorno in giorno persone stravaganti con modi di fare e abiti molto diversi da quelli usati nell’epoca in cui ha vissuto, le saltano subito all’occhio le donne: molto più emancipate, disinvolte e sveglie di quanto non lo fossero ai suoi tempi.
Ma Lisa non è soltanto la Gioconda dipinta da “Lionardo”, è lei stessa a raccontarci le sue memorie, ripercorrendone i momenti più significativi tra sciagure e periodi di serenità. 
Ci parla del rapporto con il marito e del rapporto con il suo Maestro, Leonardo, colui che l’ha consacrata al successo. Un creativo, un genio che emanava rispetto riverenziale da tutti i pori semplicemente con la sua presenza; colui che ha fatto di lei, la semplice Lisa Gherardini, una donna, una madre e la moglie fedele di un umile mercante: un modello di virtù. 

“Sognava che diventassi il Volto, il richiamo, il simbolo, l’attimo fuggente e quello da celebrare, un’idea da inseguire come un incubo, una metafora per non dimenticarlo mai. 
Quella maledizione mi è rimasta addosso.”

Si sofferma anche sul mistero (forse non così tanto misterioso) di quel sorriso che molti ha ispirato, sorriso che Vasari ha definito “così affascinante da apparire più divino che umano”, ma che per alcuni nasconde un quid di lascivia e fascino.
Ci dice che da quando è stata dipinta la sua vita non l’ha trascorsa soltanto al Louvre, ma che arrivò in Francia poiché a portarla fu Napoleone Bonaparte in persona e che nell’agosto del 1911 è stata vittima di una rocambolesca fuga a opera di un operaio italiano che lavorava al museo, addirittura si arrivò a pensare che a impadronirsene fosse stato Pablo Picasso in persona.
Lisa viaggiò più come “quadro” che non come “persona”; Europa, Russia e Giappone non avevano più segreti per lei. Quel piccolo ritratto tuttora conquista e affascina chiunque, è in grado di suscitare un’estatica contentezza in chi la guarda.
Si arriva ai giorni nostri in cui personaggi del calibro di Jacqueline Kennedy ne hanno fatto un’icona, è stata scelta come testimonial in spot di grandi marchi d’alta moda come Chanel.
Ma la Gioconda non fu soltanto la musa ispiratrice per commedie teatrali, racconti, ballate e poesie, fu anche una sorta di Cupido per Léon Mekusa e la moglie Angela, ma purtroppo divenne anche vittima di anatemi e manipolazioni a volte davvero grottesche e indecenti.

“Chi è davvero Monna Lisa?” Sono diventata l’oggetto di una mania collettiva che pubblicitari e mass media, molti secoli dopo quei giorni felici a Firenze, hanno incentivato fino a fare di me un fenomeno da baraccone, un’operetta da tre soldi.

Tale libro, grazie all’immagine di fama mondiale che ha questo quadro, tocca tematiche importanti, dalla sindrome di Stendhal al condizionamento che certi canoni di bellezza suscitano nelle donne, spingendole così a ricorrere alla chirurgia plastica; la Gioconda diviene un cosiddetto “viso-denuncia”, manifesto per cortei contro il cancro e la cruda realtà che vede soldati bambini imbracciare armi al posto di giocattoli.

L’arte dunque non basta per aprire gli occhi, non serve a scuotere le coscienze, non sarà la bellezza a salvare il mondo.

Mi ha alquanto allietato leggere le considerazioni di una delle donne più conosciute al mondo, una Monna Lisa da rivalutare sotto ogni aspetto. 
La Cucchiarelli ci ha permesso, in non di più cento pagine, di comprendere appieno una figura storica di cui si parla unicamente per il suo “enigmatico sorriso”, ma la Gioconda non fu soltanto questo e lo scopriamo pagina dopo pagina con uno stile lineare, ma di effetto che, paradossalmente, ci fa sembrare quasi vero il riuscire a conversare tête-à-tête proprio con Madonna Lisa.
Molto utile la bibliografia al fine di approfondire ulteriormente il tema trattato.


Carla Cucchiarelli, romana, giornalista professionista, vice caporedattore del telegiornale regionale del Lazio della Rai. Tra le sue pubblicazioni: “Perché le mamme soffrono - Storie vissute dell’universo Salvamamme”, scritto con Vincenzo Maria Mastronardi e Grazia Passeri (Armando editore, 2009), il romanzo “Ho ucciso Bambi” (Zeroundici edizioni, 2012) e “Quella notte a Roma”, biografia di Luigi Di Sarro (Iacobelli editore, 2013). Il suo racconto “Zucchero, cannella, zenzero e fiori di bosco”, vincitore del premio Montecchio 2013, è pubblicato nel libro “Streghe d’Italia/2”. Con la raccolta “Non accettare caramelle dagli sconosciuti” si è classificata seconda al Premio Chiara Inediti 2012.


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