lunedì 9 dicembre 2019

BROKEN di Nicola Haken


Quando Theodore Davenport decide di smetterla con i lavori banali, e intraprendere una vera carriera, entra con entusiasmo alla Holden House Publishing, determinato a ottenere ciò che vuole. Tutto va secondo i piani: prende confidenza con il suo ruolo, conosce nuovi amici e sogna di arrivare al successo.
Finché non conosce James Holden, amministratore delegato della Holden House.
James Holden non riesce a smettere di pensare all’incontro della settimana precedente con un ragazzo timido, nel bagno di un club, e non appena scopre che l’uomo che tormenta i suoi sogni è uno dei suoi impiegati, non può evitare di rincorrerlo.
Solo per divertirsi… è questo che James ripete a se stesso. Non può affezionarsi a qualcuno che non potrà mai ricambiare i suoi sentimenti, perlomeno non quando avrà scoperto il suo segreto. James crede che nessuno meriti il fardello di essere legato a lui. È un uomo complicato. Danneggiato. Difficile. Problematico.
Spezzato.
Theodore sarà abbastanza forte da affrontare i demoni di James? Domanda ancora più importante… lo sarà James?
#prodottofornitodaQuixoteEdizioni
#copiaomaggio


Solitamente quando scrivo una recensione vado per la mia strada e non mi fermo a leggere quelle di altri blog o utenti. Questa volta però mi è capitato di imbattermi in recensioni entusiaste di questo libro e, sinceramente, io non le condivido pienamente. “Broken” non è un libro facile, nella prefazione si parla di suicidio per poi approdare, nei primi capitoli, nel classico misunderstanding da romance dove i protagonisti finiscono per fare sesso occasionale per poi ritrovarsi a lavorare insieme il giorno seguente. Ammetto che giunta al quindici percento della storia mi stavo già domandando perché stentasse a decollare. Theodore con la sua aria da ingenuo santarellino che si concede in un bagno a uno sconosciuto “ma non l’ho mai fatto prima, lo giuro!” e James duro e puro, arrogante e vigliacco come pochi. Sembravano solo il solito cliché, visto e rivisto. Però, perché ovviamente c’è un però, questa volta l’autrice è stata in grado di partire da una situazione banale e creare una storia che non ci si aspettava affatto, viste le premesse. Non si tratta di un libro leggero, sia per alcuni temi trattati che per la scrittura, risulta piuttosto impegnativo. Non una lettura leggera da godersi prima di dormire per fare bei sogni. Personalmente non mi ha conquistata, l’ho trovato pesante e, a tratti, troppo ripetitivo. Non posso scrivere molto dei personaggi senza fare spoiler sulla trama, ma comunque il pov alternato permette di avere una buona conoscenza di entrambi i protagonisti , anche se è su James che si concentra la maggior parte dell’azione nella seconda metà del libro. 
Insomma, sicuramente è una lettura indicata per chi non vuole il solito romance pur desiderando l’happy ending. Una storia ricca di emozioni forti, dove i protagonisti devono faticare molto per trovare se stessi e l’equilibrio della loro relazione. 


Per Theodore è diverso. Lui ha una scelta e dovrebbe decidere di starmi lontano. Deve, perché io non sono abbastanza forte da respingerlo. 


Non vogliono che io sia felice. Se lo sono, sto male. Se sono triste, sto male. Vogliono che viva come un cazzo di robot e li ho accontentati… fino a ora. E se si sbagliassero? Se avessi il diritto di essere felice? Se potessi essere ciò che Theodore merita? 


“Ti amo.”
Dopo averlo detto una volta, non riesco a smettere di ripeterlo. Ho bisogno che lui lo sappia, che ci creda, che lo senta. 


Le persone hanno provato ad aiutarmi nel corso degli anni e hanno sempre fallito, proprio perché è impossibile farlo. Io sono nato danneggiato. Non c’è niente da riparare. 


Mi ha salvato la vita e continua a farlo ogni singolo giorno. È la mia speranza, la mia forza, la mia ragione per andare avanti. È il migliore amico che ho sempre immaginato di avere. 
Lui è il mio tutto. 

Nicola vive a Rochdale, nel Regno Unito, con il marito e quattro figli. Ha una grande passione per i tatuaggi e la Pepsi Maxi, odia i numeri pari e i cucchiai in acciaio, ed è un po’ stramba. È anche una schiappa quando parla di sé in terza persona e cerca di presentarsi in maniera più interessante.


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