Tom era senza parole. Il piccolo accenno di sorriso sul
volto di Rhys lo aveva sconvolto. Il suo cuore, alla vista di quello sguardo
esitante negli occhi verdi dell’altro, si era sciolto di tenerezza e,
contemporaneamente, il suo uccello si era messo sull’attenti rendendo
improvvisamente scomodi i suoi jeans. Muovendosi a disagio sulla sedia e
tentando di occultare la sua eccitazione, ritirò la mano dal ginocchio di Rhys
e si schiarì la voce raddrizzando la schiena e prendendo le distanze. Era
l’unico modo per darsi un contegno ed impedirsi di colmare la distanza tra loro
per prenderlo tra le braccia ed affondare la lingua nella sua bocca.
“Ora, è venerdì sera. Pensa a quello che ho detto. Spero di
sentire già buone notizie la prossima settimana” e, con queste parole, Tom
praticamente scappò dal suo stesso ufficio come se stesse andando a fuoco.
Prima di potersi rifugiare nella sua stanza per poter mettere ordine tra i suoi
sentimenti in subbuglio fu intercettato da Mick, uno dei ragazzi nuovi, che gli
corse incontro chiedendo aiuto per un vitello rimasto intrappolato nel filo spinato
della recinzione in uno dei pascoli a nord. Tom avrebbe potuto mandare qualcun
altro a fare quel lavoro, ma essendo venerdì sera pensò che i suoi uomini
avevano lavorato abbastanza e si erano guadagnati il meritato riposo così,
guardando il cielo che si stava rannuvolando, indossò la cerata e si fece
accompagnare dal vitello bisognoso d’aiuto. Un po’ di lavoro l’avrebbe aiutato
a distrarsi dal chiodo fisso che era diventato Rhys, se non fosse riuscito ad
andare in città il prima possibile, avrebbe rischiato di commettere qualche
follia e, non era davvero il caso di rischiare tutto ciò che aveva per due
occhi verdi pieni di tormento.
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