Quando Olivia Middleton abbandona il glamour di Park Avenue per una remota città costiera del Maine, tutti danno per scontato che l’abbia fatto per seguire il suo istinto altruista. Ma Olivia nasconde un segreto: lavorare in un’associazione che si occupa del recupero di veterani di guerra non è esattamente un atto di generosità, ma una penitenza. Il problema è che la persona che le viene affidata non è l’anziano triste e riconoscente che si aspettava di incontrare, ma un ventiquattrenne scostante che non ha alcuna intenzione di diventare lo strumento per la redenzione di Olivia. E soprattutto ha uno sguardo che paralizza.
Paul Langdon non ha bisogno che uno specchio gli riveli di non essere più il quarterback che era prima della guerra. Sa che è diventato brutto dentro e fuori e ha deciso che farà di tutto per mantenere la forma di esilio che si è auto-imposto, anche a costo di perdere la sua eredità. Ma Paul non aveva fatto i conti con la splendida ventiduenne a cui è stato affidato, e che gli ricorda fin troppo tutto quello che ha perso e che non potrà mai più avere indietro. Più lei cerca di convincerlo ad abbassare le difese che si è costruito intorno, più è difficile riuscire a tenerla a distanza…
Ora Paul e Olivia devono decidere: saranno in grado di aiutarsi a vicenda o sono perduti per sempre?
A volte ciò che accade a una persona, in un attimo di follia "momentanea", è capace di spezzare il cuore a coloro i quali si è più affezionati, portando poi talvolta alla drastica scelta di cambiare città o tanto altro.
E' ciò che accade a Olivia, una giovane ventitreenne che quasi all'improvviso decide di andare ad assistere un veterano di guerra, senza sapere altro che il suo nome e poco più, tutto grazie al padre.
Decidere di cambiare stato non è mai stato più facile per una persona come per lei, una volta avuta la conferma del posto per tre mesi, partire alla ricerca di un' assoluzione per se stessa è stata la diretta conseguenza di ciò che le è accaduto.
Cosa? Non spetta a me dirvelo.
Olivia non ha idea di chi sia Paul, se non un veterano (e di conseguenza la mente galoppante della giovane le ha presentato l'immagine di un anziano, o quasi, signore, non un suo coetaneo) e quando arriva nel Maine, in quella remota località quasi dimenticata da dio, non pensa a ciò che ha perso nella Grande Mela, ma a ciò che può trovare lì.
A tutto poteva essere pronta, qualsiasi cosa, tranne che a lui.
Un uomo che sembra avere sulle spalle un peso indicibile, una rabbia pronta a scoppiare da un momento all'altro, oltre che ad una leggera rassegnazione di sottofondo.
Un mix di emozioni e sentimenti che non comprende, però, l'accettazione di ciò che gli è accaduto.
«A quanto pare
mio padre ha dimenticato di accennare alla parte più importante del tuo lavoro.
Ma in effetti,
non dice mai alle mie babysitter quello che devono fare veramente qui».
Faccio un piccolo passo avanti,
perché voglio vedere l’uomo con cui sto parlando,
perché voglio vedere l’uomo con cui sto parlando,
ma lui fa un passo indietro,
nascondendosi nel buio.
«E cioè?»,
chiedo stringendo gli occhi.
«Controllarmi per evitare che mi suicidi»
La giovane Middleton non sa di essere l'ultima chance di Paul per poter avere un assegno dal padre, un assegno che gli serve, non a lui, quanto per la missione che si è proposto una volta tornato da una guerra che lo ha cambiato non solo nello spirito, ma anche nel corpo.
Tre mesi, questo è il tempo che gli ha concesso il padre, per far rimanere la nuova assistente senza che scappi come le altre (e la lista è molto lunga).
Il problema del militare parte proprio da ciò che vi dicevo prima, l'accettazione. Da giovane giocatore di football, atletico e figo, a veterano dal corpo segnato brutalmente da ciò che a lui è quasi costata la vita, e ad un suo amico senza il quasi.
E ora ritrovarsi la sua nuova e bella assistente sempre intorno non fa che rammentargli cose che non pensa di meritare, o almeno non più. L'attrazione non si comanda e sarà proprio per questa che i due daranno inizio ad un gioco senza però conoscerne le regole. O almeno, non Olivia.
Ogni volta che la ragazza sembra fare un passo in più verso Paul, non vedendo lui solo attraverso le sue cicatrici sul volto o nel corpo, ma vedendolo come uomo, per quello che ha dentro, quest'ultimo sembra trovare un modo per ferirla usando proprio l'attrazione fra loro come arma da utilizzare.
Darle un bacio, una carezza, o qualcosa di più solo per poi rinfacciarglielo nella maniera più brutale.
Mi sono permessa di pensare che fosse un atto dettato da un’attrazione animalesca, quando in realtà stava affermando il suo punto di vista nel modo più crudele e freddo possibile.
«Sei un mostro», sussurro.
Si gira a guardarmi, la sua espressione non tradisce nulla. «Ti aspettavi qualcosa di diverso?»
«Perché?», chiedo, cercando di conservare il poco orgoglio rimasto sollevando il mento e guardandolo dritto negli occhi.
Paul alza le spalle e la sua indifferenza è peggio del ghigno. «Mi annoiavo. E tu non desideravi altro»
Solo, non ha ancora capito quanto possa essere tenace Olivia, poiché nulla potrà distoglierla dal voler offrire a Langdone un mondo nuovamente colorato, un mondo dove il sole dona sfumature fantastiche a ciò che illumina, non dove il buio regna sovrano.
La redenzione, così come il perdono per ciò che si è fatto, ha bisogno di tempo affinché una persona possa concedersela e maggiori sono i dolori che colpiscono, maggiore è la voce che dentro di sè dice che tutto ciò che accade lo si è meritato, nel bene o nel male.
Questa, in parte, è la ragione per cui Olivia ad ogni batosta inflitta alza il viso verso l'alto pronta a rimettersi in piedi, pronta ad arrivare al termine di quei tre mesi con uno scorbutico come Paul.
Come dicevo prima, entrambi hanno dei segreti che non si sentono pronti a svelare, entrambi combattono contro quello che c'è fra loro, ma una volta che i due diranno addio al muro intorno al loro cuore, concedendosi una possibilità, ci sarà ancora spazio per i segreti o nel momento in cui verranno alla luce sarà come svegliarsi da un sogno che non si voleva mai finire?
Non è desiderio del suo corpo…
anche se quello c’è sempre,
appena sotto la superficie.
Desiderio di lei,
della sua risata
e del modo semplice in cui si aspetta
che mi accadano cose buone perché pensa che io sia buono.
All'inizio di quest'opera pensavo a come fosse possibile che Lauren Layne avesse creato un personaggio femminile senza carattere, solo dopo ho capito cosa abbia voluto veramente creare, soprattutto grazie ai pov alternati di questo romanzo.
Il perdono verso se stessi è un cammino lungo e difficile. Se fosse in discesa non ci sarebbe nemmeno un'assoluzione. Invece ha voluto creare un personaggio, Olivia, che stoicamente resiste a tutto perché una parte di lei crede di meritarselo, che sia quello che deve sopportare per la colpa che ha commesso.
Due personaggi problematici che forse, l'un l'altro, diventano la strada migliore per il rispettivo perdono, una storia piccante al punto giusto, accattivante, ma soprattutto una storia sul duro cammino che porta all'assoluzione verso se stessi.
Per leggere la recensione del primo capitolo, cliccare sull'immagine!!
Lauren Layne, laureata in Scienze Politiche, dopo essersi occupata di e-commerce a Seattle e nella California del Sud, si è trasferita a New York City dove scrive a tempo pieno. Vive con il marito a Manhattan. I suoi romanzi hanno avuto un grande successo negli Stati Uniti e hanno venduto centinaia di migliaia di copie. La Newton Compton ha pubblicato L’unico sbaglio che rifarei mille volte e Sbagliando si ama.
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