Duecento anni fa, il villaggio di Clavitt Fields fu raso al suolo. Si sperò che i suoi abitanti fossero periti nel fuoco. Ma non morirono. Andarono sottoterra...
Per generazioni, hanno vissuto e si sono riprodotti nell’oscurità, adattandosi a un’esistenza sotterranea. Ora stanno tornando in superficie e ciò che sono diventati è un orrore al di là di ogni comprensione, un incubo strisciante di malvagità e violenza votato alla distruzione.
La notte è viva... e appartiene a loro.
Secoli addietro un misterioso meteorite colpì il villaggio di Clavitt Fields.
I superstiziosi abitanti del luogo cominciarono a idolatrare quella roccia luminescente caduta dal cielo; inizialmente non sembravano riscontrarsi insoliti fenomeni, ma ad un certo punto si vociferava di riti satanici e messe nere che spinsero i vicini di territorio all’estrema soluzione di radere al suolo quel piccolo villaggio spazzando via tutti coloro che vi risiedevano.
E così fu.
Col passare del tempo quella diventò una zona off-limits e i cittadini intimavano ai bambini di non avvicinarsi per nessuna ragione a quel luogo. Poco per volta intere famiglie svanivano nel nulla, senza lasciare alcuna traccia e si narrava della presenza di astrusi ed inquietanti esseri. Creature deformi, umanoidi somiglianti a zombie, ma con la concreta differenza che essi sopravvivono e si riproducono sottoterra e il cui aspetto è aberrante: la pelle è cedevole, lattiginosa e molle che ricade flaccida come se fosse in eccedenza, strane escrescenze fanno capolino sui loro corpi ingobbiti e i loro occhi sono vuoti e inespressivi.
La storia di questi esseri mostruosi e delle numerose scomparse diventò un chiaro e tacito avvertimento che gli abitanti del luogo si tramandavano sottovoce per secoli. I vari sceriffi che si avvicendavano diventarono a loro volta dei complici, celando quell’oscuro segreto con consapevolezza.
Si arriva ai giorni nostri e quando, nel corso di alcuni scavi, un bulldozer porta alla luce innumerevoli cadaveri si capisce subito che c’è qualcosa che non va. Le ossa mostrano tutte tracce di morsi che non combaciano con alcun tipo di animale. L’agente di Stato Lou Kenney si chiede cos’è che la polizia e gli abitanti del luogo gli stanno tacendo.
Le sparizioni non accennano minimamente a diminuire. In città sono al corrente della presenza di quegli esseri e sanno che si nascondono nel sottosuolo di Haymarket. Adesso però i Nightcrawlers si stanno preparando a riaffiorare e le conseguenze travolgeranno tutti come un tir in corsa.
Che dire… non trovavo un horror così avvincente ed elettrizzante da un sacco di tempo, sono pochi gli scrittori che riescono a mettermi vera e propria strizza semplicemente leggendo ed in questo caso Curran c’è riuscito. Sono in particolare i capitoli di partenza quelli che mettono dentro un’angoscia pazzesca; immaginavo di trovarmi io stessa in mezzo a quella palude nebbiosa, con il fango alle ginocchia e la perenne sensazione di essere osservata associata ad un crescente panico.
L’umidità, la foschia, l’aria gelida della notte. L’oscurità che si muoveva intorno a loro. Kenney la sentiva come il resto degli uomini. Continuava a vedere figure che sgattaiolavano intorno a loro, a sentire suoni ovattati come se qualcuno o qualcosa stesse cercando a tutti i costi di non farsi sentire. E tutto ciò gli entrava dentro, accumulandosi alla bocca dello stomaco in una ronzante e quasi elettrica massa di terrore.
Sentivo davvero l’incombere di un’entità alitarmi sul collo, appunto i Nightcrawlers che l’autore rappresenta come degli orripilanti abomini, un miscuglio tra i ghoul tipici della tradizione giapponese e i classici zombie che ben conosciamo.
Tim Curran è un vero e proprio maestro nell’arte della suspense, attraverso la narrazione a più POV riesce a muovere i fili giusti atti a ricreare un’atmosfera fumosa e agghiacciante, a dir poco claustrofobica.
Lo scrittore semina fin dall’inizio i presupposti per un finale inaspettato e davvero da incubo, il lettore è consapevole fin da subito che qualcosa di terribile si sta inesorabilmente avvicinando.
Il ritmo è incalzante, soltanto la parte centrale risulta leggermente più statica, ma soltanto perché è finalizzata a dare delucidazioni necessarie ed essenziali a comprendere adeguatamente la vicenda. Non ci sono dubbi sul genere, ci troviamo davanti ad un horror con i fiocchi senza rinunciare ad un tocco un po’ splatter.
I personaggi risultano tutti ben caratterizzati ma quello che ho apprezzato maggiormente, poiché conferisce un certo spessore alla storia, è Elena Blasdenhas: una vecchia signora dal passato costellato da indicibili sofferenze e atroci perdite che sui Nightcrawlers sa più di quanto ha rivelato alla polizia.
E così fu.
Col passare del tempo quella diventò una zona off-limits e i cittadini intimavano ai bambini di non avvicinarsi per nessuna ragione a quel luogo. Poco per volta intere famiglie svanivano nel nulla, senza lasciare alcuna traccia e si narrava della presenza di astrusi ed inquietanti esseri. Creature deformi, umanoidi somiglianti a zombie, ma con la concreta differenza che essi sopravvivono e si riproducono sottoterra e il cui aspetto è aberrante: la pelle è cedevole, lattiginosa e molle che ricade flaccida come se fosse in eccedenza, strane escrescenze fanno capolino sui loro corpi ingobbiti e i loro occhi sono vuoti e inespressivi.
[… ] un viso, bianco e ghignante, che pareva gonfio come se fosse stato morso da insetti. Gli occhi sporgevano dalle orbite come uova, enormi e ciechi. […] Erano albini per aver vissuto nell’oscurità, generati come ratti di caverna. Gli occhi erano bulbosi e bianchi, inseriti in orbite rosso sangue, le bocche ovali come quelle delle lamprede, le gengive rosee da cui sporgevano denti storti e giallastri. Capelli scoloriti scendevano dai crani in trecce unte simili ad ascaridi.
La storia di questi esseri mostruosi e delle numerose scomparse diventò un chiaro e tacito avvertimento che gli abitanti del luogo si tramandavano sottovoce per secoli. I vari sceriffi che si avvicendavano diventarono a loro volta dei complici, celando quell’oscuro segreto con consapevolezza.
Si arriva ai giorni nostri e quando, nel corso di alcuni scavi, un bulldozer porta alla luce innumerevoli cadaveri si capisce subito che c’è qualcosa che non va. Le ossa mostrano tutte tracce di morsi che non combaciano con alcun tipo di animale. L’agente di Stato Lou Kenney si chiede cos’è che la polizia e gli abitanti del luogo gli stanno tacendo.
Le sparizioni non accennano minimamente a diminuire. In città sono al corrente della presenza di quegli esseri e sanno che si nascondono nel sottosuolo di Haymarket. Adesso però i Nightcrawlers si stanno preparando a riaffiorare e le conseguenze travolgeranno tutti come un tir in corsa.
Che dire… non trovavo un horror così avvincente ed elettrizzante da un sacco di tempo, sono pochi gli scrittori che riescono a mettermi vera e propria strizza semplicemente leggendo ed in questo caso Curran c’è riuscito. Sono in particolare i capitoli di partenza quelli che mettono dentro un’angoscia pazzesca; immaginavo di trovarmi io stessa in mezzo a quella palude nebbiosa, con il fango alle ginocchia e la perenne sensazione di essere osservata associata ad un crescente panico.
L’umidità, la foschia, l’aria gelida della notte. L’oscurità che si muoveva intorno a loro. Kenney la sentiva come il resto degli uomini. Continuava a vedere figure che sgattaiolavano intorno a loro, a sentire suoni ovattati come se qualcuno o qualcosa stesse cercando a tutti i costi di non farsi sentire. E tutto ciò gli entrava dentro, accumulandosi alla bocca dello stomaco in una ronzante e quasi elettrica massa di terrore.
Sentivo davvero l’incombere di un’entità alitarmi sul collo, appunto i Nightcrawlers che l’autore rappresenta come degli orripilanti abomini, un miscuglio tra i ghoul tipici della tradizione giapponese e i classici zombie che ben conosciamo.
Tim Curran è un vero e proprio maestro nell’arte della suspense, attraverso la narrazione a più POV riesce a muovere i fili giusti atti a ricreare un’atmosfera fumosa e agghiacciante, a dir poco claustrofobica.
Lo scrittore semina fin dall’inizio i presupposti per un finale inaspettato e davvero da incubo, il lettore è consapevole fin da subito che qualcosa di terribile si sta inesorabilmente avvicinando.
Il ritmo è incalzante, soltanto la parte centrale risulta leggermente più statica, ma soltanto perché è finalizzata a dare delucidazioni necessarie ed essenziali a comprendere adeguatamente la vicenda. Non ci sono dubbi sul genere, ci troviamo davanti ad un horror con i fiocchi senza rinunciare ad un tocco un po’ splatter.
Perché nel profondo, Kenney sapeva che ogni uomo era un bambino. E niente faceva riaffiorare in superficie il bambino più velocemente della paura fredda e metallica.
I personaggi risultano tutti ben caratterizzati ma quello che ho apprezzato maggiormente, poiché conferisce un certo spessore alla storia, è Elena Blasdenhas: una vecchia signora dal passato costellato da indicibili sofferenze e atroci perdite che sui Nightcrawlers sa più di quanto ha rivelato alla polizia.
Tim Curran vive nel Michigan ed è l’autore di numerosi romanzi e novelle dell’orrore. Lo trovate all’indirizzo www.corpseking.com.
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