mercoledì 30 marzo 2016

SWEET di Tammara Webber


Pearl è sempre stata una ragazza tranquilla, senza grilli per la testa o strane ambizioni. Da lei tutti si aspettano che prenda sempre la decisione più giusta e ragionevole, che si realizzi in un lavoro onesto e che incontri un uomo semplice con cui condividere un’esistenza serena. La vita, però, sembra metterla di fronte ad un bivio: continuare a seguire quel destino che gli altri hanno scelto per lei o intraprendere un cammino nuovo, rischioso, lungo il quale sente di poter essere più felice? Confusa e spaventata, Pearl si confida con Boyce, un ragazzo complicato, che incarna tutto quello da cui dovrebbe scappare e che invece ora sente di dover cercare. Sono passati ormai quattro anni da quando si sono conosciuti, si vedono molto raramente, ma condividono una complicità ed un senso di fiducia naturale. Entrambi sanno che quello che li lega è qualcosa che va oltre l’amicizia, eppure la paura di fare un passo verso l’latro è più grande dell’innato desiderio di stare insieme. Riuscirà Boyce, nonostante il carattere ribelle, ad aprire il suo cuore a Pearl e a mostrarle il suo lato più dolce?
Complicità, coraggio e tenerezza per una storia intensa e sincera, che parla dritto al cuore.
Spezziamo una lancia in favore delle protagoniste femminili, per una volta, ci troviamo davanti una ragazza piuttosto “normale” che tituba un po’ nelle sue azioni, ma non spende pagine e pagine a fustigarsi mentalmente per i suoi desideri, che ha capito cosa vuole davvero nella vita e che sarà difficile ottenerlo, ma che non per questo ci sia da gettare subito la spugna.

Il mio carattere riservato aveva sempre preferito lasciare l’azione agli altri, in modo che dall’esterno potessi dare l’impressione della proverbiale brava ragazza. Posata e accorta. Anima discreta e mente razionale, sempre. Ma dentro di me c’era una parte segreta che si ribellava a tutto questo. Il mio cuore, nascosto con cautela e mai esposto, si mostrava cieco e sordo davanti alla ragione. Bramava ciò che voleva, e per anni aveva voluto una cosa sola, contro ogni logica: Boyce Wynn.

Per sua stessa ammissione, Pearl non è un tipo irruente e impulsivo, ma non per questo è una noiosa secchiona. Da quando, all’età di cinque anni, Boyce le ha salvato la vita, l’ha sempre visto come un angelo custode, un qualcuno su cui poter contare. Il loro rapporto è sempre stato, però, un segreto, nessuno l’avrebbe potuto capire soprattutto dopo che il dottor Frank era divenuto il suo padre adottivo trasferendosi così a vivere in una villa in riva al mare, mentre Boyce rimaneva in una roulotte con un padre alcolizzato e violento.

Proprio questo differente stile di vita frena Boyce nel rivendicarla per sé, non sentendosi alla sua altezza. Quando Pearl torna stabilmente a casa dopo la laurea, Boyce è diventato proprietario dell’officina di famiglia e, finalmente, sente di poter essere ciò di cui lei ha bisogno. Per la prima volta, non vuole scappare davanti alla prospettiva di un impegno con una ragazza e, soprattutto, non vuole scegliere la strada più facile dimostrando a tutti che Boyce Wynn non è solo un povero meccanico di periferia che vive in una roulotte.

Ovviamente il lieto fine sarà molto sofferto, come nella vita vera, non sarà facile riuscire a realizzare i propri sogni, ma perseverando i nostri due protagonisti riusciranno a dimostrare che le loro scelte “anticonformiste” saranno le sole a poterli rendere felici.

Il racconto alterna i punti di vista dei due protagonisti dando così maggiore spessore psicologico ai personaggi ed arricchendo la narrazione. I numerosi flashback inseriti confondono un po’ la linea logica dello svolgimento dell’azione, ma allo stesso tempo permettono al lettore di conoscere a fondo il passato di Pearl e Boyce e ciò che li ha portati alla situazione attuale.
Per chi avesse già conosciuto questa scrittrice con “Easy” qui ritroviamo Landon/Lucas che, essendo il migliore amico di Boyce, appare in qualche “cammeo” sia nei racconti sulla loro adolescenza che in momenti più recenti.
Una storia coinvolgente, ricca di emozioni, assolutamente consigliata.



Quando la verità è brutta e fa male, quelle parole scivolano sotto la tua armatura e causano ferite profonde. E se rispondi con l’unica arma che hai, i pugni nel mio caso, allora diventi il cattivo della situazione. Perché le loro armi ‘sono solo parole’.

Avevo sempre pensato che mia madre fosse superiore a tutte le altre madri, perché aveva sacrificato tutto per me: l’amore della sua vita, la famiglia e gli amici, il posto in cui era nata e cresciuta. Avevo dato per scontato che avesse rinunciato a tutti quei pezzi di sé stessa, perché credeva in me, perché voleva darmi la possibilità di sognare e avverare i miei sogni. Avevo dato per scontato che ciò che sognavo e avrei realizzato sarebbe stato una mia scelta.
Fino a quel giorno, non avevo capito che ero io quella con i paraocchi e che era stata lei a mettermeli.

Gran parte della mia vita era stata uno schifo. Era facile guardarsi indietro e vedere il peggio, ma non riuscivo a guardare il viso di Pearl o a sentire la sua risata e pensare a cose tristi. Avevo avuto un supereroe per fratello. Avevo avuto degli amici nel vicinato, la spiaggia a poca distanza da casa, un migliore amico che non meritavo e dei ricordi di momenti vissuti con quella ragazza che non avrei mai dimenticato. Ero sopravvissuto a mio padre e lui, volente o nolente, mi aveva insegnato un mestiere che ora mi dava da vivere. Tutto sommato, ero un uomo fortunato.

Mi leggeva come un libro aperto, come se in fronte avessi stampata l’analisi della mia personalità. La sua capacità di leggermi dentro era confortante e inquietante allo stesso tempo. Per gran parte della mia vita, il sorriso di Boyce Wynn era stato tre cose per me: sicurezza, calore e casa, anche se quel sorriso mi faceva battere il cuore per il desiderio di qualcosa di oscuro e inafferrabile.


Nessun commento:

Posta un commento