Dopo la
tragica morte del fratello, Tripp è costretto a lasciare l’esercito per tornare
in New Mexico per occuparsi di sua madre mentre il padre è in prigione per
incendio doloso. Cercando lavoro al J-Bar Ranch, Tripp è subito attratto da
Lucho Reyes, un cowboy in convalescenza dopo che un cavallo gli ha schiacciato
un piede.
Ma i peccati del padre interferiranno con i desideri del
figlio? L’uomo potrebbe essere responsabile della morte del nonno di Lucho. Ora
Tripp deve destreggiarsi tra il prendersi cura di sua madre, riparare ai danni
del padre e provare a conquistare il cuore di un uomo che ha tutte le ragioni
di odiare lui e la sua famiglia…
Il ritorno al J-Bar è sempre dolce, nonostante i drammi che i suoi lavoratori devono sempre affrontare si tratta di un luogo in cui poter trovare la pace e crearsi una bella vita. Non che sia facile, ma ne vale la pena.
Tripp,
soprannome dell’odiato Calvin Tripplehorn Junior, è un reduce con problemi sia
legati a ciò che ha vissuto in Iraq sia con la famiglia che si è lasciato alla
spalle. La madre ha paura ad uscire di casa e ha vissuto tutta la vita
all’ombra del marito dispotico e razzista. Adesso che è in prigione, la donna
ne è sempre succube. Tripp vuole aiutarla, ma capire il come sarà difficile. Soprattutto
vista l’attrazione istantanea che nutre per Lucho, il cowboy infortunato del
J-Bar che si troverà ad aiutare durante la convalescenza.
Lucho odia
la famiglia di Tripp, il padre ha incendiato il ristorante di famiglia ed il
fratello spacciava nella scuola del suo fratellino. Ha tutte le ragioni per non
fidarsi e provare disprezzo per il “soldatino”.
L’estrema
umiltà, la sua pazienza e la dolcezza di Tripp toccano il cuore non solo di Lucho,
ma anche del lettore che si trova letteralmente a tifare per questo amore che
deve lottare così duramente per crescere e prosperare.
Una storia
coinvolgente e scorrevole che riporta il lettore tra i cavalli, le mucche e gli
alpaca del J-Bar dove incontriamo nuovamente vecchi amici come Malloy, Crispin,
Jim ed Eddie.
A mio
parere, l’autrice avrebbe potuto approfondire maggiormente il conflitto di
Lucho con la sua famiglia a causa della sua relazione con Tripp, ma essendo il
libro completamente narrato in prima persona dall’ex marine, posso capire il
minor spazio alle vicende personali di Lucho.
«C’è qualcosa tra noi,» scosse il capo. «Quando mi tocchi, ho i brividi.»
«Anch’io,» confessai.
«Ma dovevi proprio essere il fottuto figlio di Calvin Tripplehorn,» sputò fuori le parole, disgustato.
«Scusa.»
Questa è sintonia.
Pura attrazione elettromagnetica. Gravità. Due corpi si scontrano e il risultato è pura magia. Non poteva succedere a una coppia peggiore.
«Hai qualcuno di speciale?»
Tu.
Sei sempre tu, che mi piaccia o no.
Lucho mi sconvolgeva. Mi faceva sentire come un ragazzino alla prima cotta.
Non avevo idea del perché, sapevo solo che quando mi guardava con quei suoi caldi occhi castani, finalmente riuscivo a visualizzare il mio posto felice.
Il mio cuore si disintegrò in mille pezzi quando mi resi conto di cosa mi stava offrendo: amore, ecco cosa. Ecco cos’è l’amore. Amore e accettazione. Comprensione. Gentilezza. Lucho non elargiva lo stupido ideale romantico dell’amore, ma quel genere d’amore che avevo desiderato tutta la vita.
Un amore che dà senza chiedere nulla in cambio.
Avrei voluto dare a Lucho tutto me stesso, tutto ciò che avevo e avrei mai avuto, ma c’era troppo da fare dinnanzi a me: guarire, crescere, cercare il perdono per quanto possibile.
Z. A. Maxfield è originaria
di Los Angeles, sebbene ora viva nell’Orange County. Ha cominciato a scrivere
nel 2006 per una sfida con i suoi figli e non si è più guardata indietro.
Patologicamente disorganizzata e perennemente ottimista, scrive più che può,
legge tutto ciò che riesce e si gode del tempo con la famiglia e gli amici. Se
qualcuno le chiede come può una moglie e madre di quattro figli trovare il
tempo per scrivere, lei risponde: «È incredibile quello che puoi fare se lasci
perdere del tutto le faccende di casa.»
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