Una piccola città di provincia è invasa da ombre che fagocitano interi quartieri senza che gli abitanti, chiusi nel loro mondo egoistico, se ne rendano conto. Ogni volta un misterioso mago è presente nei luoghi in cui avvengono strani accadimenti. Di chi si tratta?
Il lato oscuro nascosto dietro i volti ipocriti si srotola mischiando le paure ai sogni che diventano incubi e una realtà in continua trasformazione.
Il lato oscuro nascosto dietro i volti ipocriti si srotola mischiando le paure ai sogni che diventano incubi e una realtà in continua trasformazione.
Si svegliò di soprassalto e intravide le prime luci dell’alba entrare attraverso i fori della serranda. L’unica cosa che si sentì di volere era cancellare i residui di quei sogni orrendi.
Si alzò dal letto
infilando le pantofole e si diresse verso il bagno. Entrata in corridoio
ricordò il sogno, ma quando controllò vide che le pareti erano pulite, tutto
era come al solito. Tirò un sospiro di sollievo. Si sciacquò il viso con
l’acqua fresca; non c’era metodo migliore per tornare alla realtà.
Attraversò l’ingresso
ed entrò in cucina. Dalla porta-finestra entrava la luminosità di una splendida
giornata priva di nubi.
Un piccione la guardò
curioso, prima di spiccare il volo. Solo in quel momento Elisa avvertì un
bruciore. Alzò la camicia da notte accorgendosi che era macchiata di sangue.
Poggiò il piede su una sedia e si guardò. Il ginocchio era livido e graffiato.
Ripensò alla caduta
del sogno, ma scosse la testa… non poteva essere successo davvero, in fondo si
era svegliata nel suo letto.
L’ombra si allungò
silenziosa scendendo dal muro. S’immerse nella piccola aiuola e ne divorò il
verde. Penetrò sotto i mattoni che si gonfiarono e sbriciolarono creando una
scia al suo passaggio.
Il buio s’infittiva al
suo passaggio, lasciando il vuoto intorno a sé.
La luce del lampione
fu inghiottita dall’oscurità e scomparve.
L’ombra sembrò ridere
soddisfatta, confusa tra lo scricchiolio dei mattoni che uno dopo l’altro
continuavano a divenire polvere. Era l’energia degli esseri viventi ad
alimentare e rendere più forte la creatura. Si allungò ancora, tentò di toccare
la corteccia dell’albero, ma non vi riuscì.
Doveva nutrirsi ancora
per espandere la sua materia e raggiungerlo. Un altro lampione si arrese cedendo
la sua luce alla tenebra. Pochi centimetri ancora e avrebbe toccato l’albero, rubandogli
per sempre la vita. Sul marciapiede opposto un uomo che camminava a passo veloce
attirò la sua attenzione. L’ombra si allungò arrivando finalmente a toccare
l’albero. Il tronco cominciò a marcire, piegarsi e sciogliersi, fino a
diventare una poltiglia. Presto le sue dimensioni sarebbero diventate tali da
permettergli di divorare un intero quartiere, poi l’intera città, senza che
nessuno se ne rendesse conto.
L’uomo proseguiva il
suo meticoloso lavoro nella cucina, ormai illuminata dal sole. Ripulì le tracce
del sangue con attenzione e le impronte lasciate sullo sportello del
frigorifero in cui aveva riposto i resti dei dipendenti del locale catalogati e
imbustati. Questa volta tutto doveva essere perfetto. Nel Pronto Pizza il suo lavoro era stato interrotto dall’arrivo
della polizia non dandogli il tempo di finire di pulire. Per fortuna era
riuscito a fuggire. Si era introdotto in un portone lasciato aperto ed era
fuggito per le scale. Dal soffitto del palazzo aveva potuto godersi
indisturbato le mosse della polizia che cercava di venire a capo dell’accaduto.
Una volta certo di
aver terminato si sfilò i guanti di plastica e li mise in una bustina che
chiuse ermeticamente e ripose nei jeans. Indossò un giubbotto e un cappello
sportivo con la visiera e uscì senza dimenticare di togliersi dalle scarpe da
ginnastica le buste che aveva usato per non lasciare impronte. Si voltò solo un
attimo come per rimirare mentalmente il suo lavoro e soddisfatto riprese il suo
cammino.
Nessun commento:
Posta un commento