venerdì 1 giugno 2018

H&J di Paolo Montaldo


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Il giveaway chiude il 3 giugno alle ore 24.00
I cinque vincitori verranno resi pubblici il 4 giugno.
Buona fortuna a tutti! ❤️


Uscita: Maggio 2015
Pagine: 190
Prezzo di copertina: Euro 17,00

H&J è la storia di una amicizia molto speciale, perchè oltrepassa le odiose barriere imposte da una vigliacca malattia, l’autismo. Un piccolo animaletto, June, che grazie al suo sconfinato amore per il padroncino Henry, riuscirà a portare un po’ di luce in una famiglia che fino a quel momento aveva vissuto nell’ombra della malattia. Il volume si fregia di due illustri presenze, con l’introduzione scritta dal grande Ireneo Picciau e la nota scientifica a cura della bravissima Giorgia La Licata.
Lo ammetto: ogni volta che in una storia è presente un cane, il mio istinto suggerisce di leggerlo. Quando poi ho letto la trama particolare di questo romanzo non ho avuto più dubbi.

Questa è la storia di una famiglia come tante: un padre e una madre, Paul e Ann, e il loro unico figlio, Henry. Quest’ultimo purtroppo è affetto da autismo. Come cita il testo alla fine del racconto:

“La parola prende origine dal greco autos, che vuol dire se stesso, a indicare l’assoluta autoreferenzialità di un disturbo dello sviluppo che si manifesta entro i primi tre anni di vita e che compromette le aree sociali della comunicazione, del linguaggio, il pensiero simbolico e porta via via a una ristrettezza d’interessi che si manifesta di solito attraverso comportamenti rituali, rigidi, compiuti in maniera ripetitiva e continua, senza alcuno scopo o funzione apparente.”

Premesso ciò, non pensate a questo libro come a un testo scientifico sull’argomento o a un manuale di istruzioni che spiega come comportarsi in questo caso. No, questa è semplicemente una storia che racconta di come la vita dei genitori di questo bambino sia totalmente dedicata alle sue esigenze; di quanto, a volte, sia frustrante sentirsi impotenti e inutili davanti a un qualcosa che è molto più grande di noi e che sfugge al nostro controllo proprio per la sua imprevedibilità travestita da prevedibilità.  Ma Henry resta comunque un dono per questa coppia che cerca ogni giorno di rendere la sua vita “normale”.
Non dimentichiamoci di Henry, protagonista di alcuni capitoli in cui viene data voce ai suoi pensieri, in cui si evince la sua capacità di comprendere gli eventi ma il non essere in grado di elaborare una risposta da tradurre in interazione.
La frustrazione del padre Paul, la preoccupazione e i sensi di colpa della madre Ann fanno da colonna portante di tutto il romanzo e impregnano ogni pagina, così come l’amore incondizionato di questi due genitori per il proprio bambino.

“Ann odiava quella parola, normale, con tutte le sue forze, perché da quando aveva partorito, per loro quel termine era stato più alieno della superficie di Plutone, ma non poteva farci nulla. Per tanto tempo, forse anche per troppo tempo, si era considerata lei stessa responsabile in prima persona, per quello che aveva Henry. Lei per prima, si era sentita in colpa per non essere riuscita, a differenza di tutte le altre mamme, a fare un figlio normale. Ancora quell’odiosa parola”

 Nella prima parte in cui i genitori si disperano (soprattutto Paul) per non aver ricevuto un aiuto per poter curare il proprio bambino, finchè non viene proposta una struttura gratuita ma che si trova lontano. Decidono, per il bene di Henry,  di affrontare questo lungo viaggio in macchina a tappe, che da Lincoln porterà la famiglia Hatfield ad Atlantic City. Qui, in una struttura specializzata nello studio del disturbo da cui è affetto Henry, arriverà la svolta.

“Io non posso essere considerato malato per la mia bassa statura. Così come voi Paul non potete essere considerato malato per la sua alta statura! È una nostra caratteristica, ineliminabile, che porteremo sempre con noi! Tutto quello che possiamo, anzi no, l’unica cosa sensata che possiamo fare, è convivere al meglio delle nostre possibilità con la nostra caratteristica, ed è questo ciò che farò con vostro figlio Henry”.


“Io aiuterò Henry a crescere, a evolversi e a svilupparsi come ogni altro essere vivente ha diritto di fare”

Infatti col passare del tempo il piccolo Henry subirà una serie di miglioramenti grazie soprattutto alla pet therapy e al suo nuovo amico June, un cucciolo bianco e nero. Tra i due si instaurerà una relazione di intesa e complicità che aiuterà Henry a superare diversi ostacoli e a migliorare la sua condizione. Con un conseguente miglioramento dell’umore generale, sia dei protagonisti che del lettore.
Il ritmo di lettura risulta un po’ lento e ripetitivo, ma questo non crea problemi al fluire della storia. Il libro è diviso in 5 parti, suddivise a loro volta in capitoli, in cui è presente un narratore esterno che racconta la storia focalizzando in modo particolare la sua attenzione sul personaggio di Paul. Leggendo alcuni passaggi ho dovuto rallentare per poter assimilare ciò che avevo letto, mi è riuscito facile immedesimarmi nei genitori e comprendere i loro sentimenti e i loro comportamenti e le difficoltà che hanno dovuto affrontare.
Il protagonista a quattro zampe invece ha tutta la mia stima, in quanto amante dei cani non faccio nessuna fatica a credere che ciò che ha fatto June per Henry e per la sua famiglia sia realmente possibile. Questa storia è stata un viaggio, a tappe, come quello affrontato da tutta la famiglia per arrivare alla clinica, un viaggio in cui sono cambiata un po’ anch’io insieme ai protagonisti e ho provato a osservare le cose da una nuova prospettiva; non nascondo di aver provato una vasta gamma di emozioni durante la lettura: insieme a Paul mi sono sentita impotente e angosciata, con Ann ho gioito e sofferto (e mi sono anche un po’ arrabbiata), per Henry ho provato tanta tenerezza e mi sono illuminata quando è arrivato June.

“Ora, guardando il bambino e il cagnolino, Henry sembrava davvero un bambino normale, come se non soffrisse di alcuna patologia, come tutti i bambini felici che aveva sempre visto ovunque.”


Forse ho detto troppo oppure troppo poco, ma non voglio raccontarvi altro perché rischierei di togliervi il gusto della lettura; se cercate un romanzo che scavi nel profondo, che vi lasci i lividi e che vi spinga a riflettere, aprite il vostro cuore a questa storia, perché è lì che rimarrà per sempre. I miei complimenti vanno all’autore per aver affrontato un tema così importante con tanta delicatezza e realismo e per avermi regalato una storia indimenticabile.


“….tutti quanti noi, in fondo, le cosiddette persone normali, abbiamo pur sempre una traccia minima, ma esistente, di autismo.”


Paolo Montaldo. Sono nato a Cagliari il 30 settembre del 1974. Ho sempre amato leggere. E scrivere. Solo che fino ad un giorno del 2011 non avevo mai pensato che le mie opere potessero, non solo essere valide da un punto di vista… grammaticale diciamo, ma nemmeno ovviamente essere destinate alla vendita. Fino ad un giorno del 2011 dunque.
Perché in quel preciso giorno, mentre stavo facendo pulizia nei miei cassetti, ritrovai alcuni miei vecchi “lavoretti”. Il primo istinto fu quello di buttarli nella pattumiera, poi però, pensando “persi per persi”, decisi di fare una specie di… gioco ecco. Li riunii e li mandai ai primi cinque editori che, del tutto casualmente, trovai in rete.
Ebbene, tre di quei cinque editori mi risposero e da lì iniziò questa splendida avventura che spero vada sempre più avanti.
Mi sono sposato il 27 ottobre del 2012.


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