Serie: Gay Amish Romance #3
Tornare alle loro radici Amish li aiuterà a ritrovare la fiducia l’uno nell’altro?
Isaac e David non credevano che sarebbero mai tornati al mondo degli Amish. Ma quando il fratello minore di Isaac si ammala di cancro, i due non esitano a tornare a casa. Dopo che insicurezza e paura si sono insinuate tra loro, a San Francisco, la loro relazione è in crisi e David è deciso a sistemare le cose. Se pensavano che destreggiarsi nella vita “Inglese” fosse difficile, tornare a Zebulon sarà ancor più complicato.
Le loro famiglie vogliono disperatamente riportarli all’ovile e le pressioni della comunità aumentano. Isaac e David desiderano un futuro insieme ma, giorno dopo giorno, nascondere la verità sulla loro vera natura si fa sempre più difficile. Sono intrappolati fra due mondi e, se non fanno attenzione, questo rischierà di dividerli ancora di più.
Riusciranno Isaac e David a tornare l’uno dall’altro e a trovare un posto da chiamare casa?
Nel libro precedente, “Una nuova vita”, avevamo lasciato David ed Isaac in un gran brutto momento. Isaac temeva che David l’avesse tradito, dopo averlo visto baciare Clark in discoteca, e David non si sentiva all’altezza di Isaac che, al contrario suo, si era ben ambientato nel mondo “inglese”. La malattia di Nathan, fratello minore di Isaac, aveva portato quest’ultimo a tonare a casa senza poter prima chiarire la situazione con David, momentaneamente irraggiungibile.
Questo nuovo capitolo inizia esattamente dove si era fermato l’altro e vediamo il ritorno a Zebulon di Isaac, accompagnato dal fratello maggiore Aaron, che si sente terribilmente in colpa per non aver capito che Nathan fosse malato e che, in un momento simile, il suo pensiero vada sempre a David preoccupandosi del riuscire a sistemare le cose con lui.
I pov alterni mostrano il rientro anche di David che si trova ad affrontare tutto solo il suo primo viaggio in aereo che è ulteriormente aggravato dagli attacchi di panico che lo affliggono. Il ritorno a Zebulon lo riporta anche dalla sua amica June che lo supporta in tutto e per tutto e che lo aiuta a capire quanto siano normali i suoi problemi, che uno shock culturale è inevitabile per chi passa da una chiusa comunità Amish ad una metropoli come San Francisco.
Il ritrovarsi di Isaac e David è molto emozionante, la scrittrice riesce e rendere appieno la felicità dei due ragazzi che trovano la propria casa e la propria dimensione l’uno tra le braccia dell'altro, lì dove ogni incomprensione e problema vengono dimenticati in favore dell’amore che li lega indissolubilmente.
Si tratta di un libro che fa riflettere, dai toni dolceamari dove i due ragazzi vengono dilaniati tra il voler bene alla propria famiglia e il loro amore che farebbe soffrire tutti i loro cari. I genitori e i fratelli di David e Isaac non riescono a capire perché i due giovani se ne siano andati e non vogliano tornare in pianta stabile alla comunità, tentano in tutti i modi di riportarli a casa, senza capire che i due hanno già trovato la loro casa l’uno nell’altro.
Una storia scorrevole che giunge fin troppo presto al suo epilogo, dove non si sprecano forti emozioni e si fondono risate e lacrime in un libro che raggiunge il cuore del lettore.
Sapeva che avevano dei problemi da affrontare, ma sentiva una certezza crescere nel profondo, dentro di sé, solida e sicura. La certezza che, qualunque errore avessero commesso, quello che c’era tra loro era saldo e sicuro, radicato nelle profondità della terra, come radici di un albero. Qualunque cosa fosse accaduta, l’avrebbero affrontata insieme.
«Ti amo. Ti amo perché mi hai comprato la cioccolata e me l’hai messa nello zaino, per farmi una sorpresa. Perché, quando mangiamo la pizza, mi prendi sempre un altro bicchierone di Coca, perché sai che il salame piccante mi mette sete. Ti amo perché mi stringi forte la mano quando ho paura. Perché ridi alle mie battute e mi fai ridere. Ti amo perché non ti arrabbi mai quando combino un guaio, e taglio una tavola della misura sbagliata. Perché mi lasci sempre l’ultimo biscotto.» Sorridendo, l’uomo scosse la testa: «Ma queste cose non significano niente.» «No.» Isaac gli sfiorò teneramente le labbra. «Queste cose significano tutto.»
«Adesso sono felice di essere quello che sono. Se Dio non commette errori, allora io sono come Lui mi ha fatto. Anche David. E ci amiamo. Siamo felici, quando stiamo insieme. Credo che l’amore non dovrebbe essere un peccato. Non posso credere che lo sia.» Mentre parlava, ebbe l’impressione che qualcosa di duro e affilato, imprigionato nel suo petto, si fosse liberato.
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Dopo aver scritto per anni senza aver mai trovato la giusta ispirazione, Keira ha trovato la sua voce nel gay romance, che è diventato poi la sua passione.
Scrive storie di genere contemporaneo, storico, paranormal e fantasy, e le piace una buona dose di delizioso angst all’interno di esse. Keira, però, crede fermamente nel lieto fine.
E come disse Oscar Wilde: “I buoni finivano bene e i cattivi finivano male. Questo è il significato della narrativa.”
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