mercoledì 3 dicembre 2025

The Best Laid Plans: La Regola Era Non Innamorarsi di Karla Sorensen (Partecipiamo al RT, recensione da pubblicare il 3 dicembre)

 




TRAMA

Burke Barrett pensava di aver chiuso con il passato. Ex giocatore professionista, sta ancora facendo i conti con una perdita che gli ha stravolto la vita. L’ultima cosa che desidera è tornare nel nord del Michigan per occuparsi di una vecchia casa cadente che non ha mai voluto.
Charlotte Cunningham è giovane, testarda e con le idee fin troppo chiare su come rimettere in piedi la proprietà. Restauratrice di talento, Charlotte non si lascia intimidire da Burke né dalle sue resistenze.
Tra battibecchi e scintille, trovare un compromesso sembra impossibile… finché non si lasciano travolgere da un accordo tanto semplice quanto rischioso: una relazione senza impegni, solo per sfogare la tensione.
Ma ci sono cose che non si possono controllare. E tra un muro da abbattere e un tetto da sistemare, anche i cuori iniziano a cedere. Perché certi progetti finiscono per durare più del previsto… soprattutto quando l’amore ci mette lo zampino.

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RECENSIONE DI FEDERICA

La storia segue Charlotte e Burke.

Il romanzo si apre con Burke — ex giocatore professionista di football costretto ad appendere il casco al chiodo per un infortunio al ginocchio — seduto davanti a un avvocato che gli legge il testamento del suo migliore amico e di sua moglie, morti in un incidente stradale. In quel momento, già di per sé devastante, gli consegna in eredità la vecchia casa dell’amico, ormai in rovina. Burke vuole onorare il suo desiderio, certo, ma seguire passo dopo passo i lavori di ristrutturazione non è neanche lontanamente nei suoi piani… soprattutto quando scopre che l’incaricata del progetto è proprio quella “rossa” che trova ammanettata a una scala: Charlotte.

E non è un caso. A volerla lì, a occuparsi della casa, sono stati proprio il suo migliore amico e la moglie.

Burke vorrebbe lasciare tutto e scappare il più lontano possibile, ma qualcuno — sua sorella — riuscirà a farlo tornare indietro…

Non era un posto a mancarmi. Eri tu.


Nel profondo, sapevo da più tempo di quanto mi sarebbe piaciuto ammettere che la volevo.

Charlotte è il tipo di donna che sa gestire i suoi piani: indipendente, programma ogni cosa, ha uno strano modo di essere ordinata nel suo caos… salvo poi dimenticare il telefono nei luoghi più assurdi. Burke, al contrario, è un muro. Burbero di natura, la fine della sua carriera e la perdita del suo migliore amico gli hanno indurito ancora di più i bordi. E l'ultima cosa che si aspettava era che l'amico gli lasciasse quella residenza.

I due non solo saranno costretti a lavorare fianco a fianco, ma finiranno per dividere lo stesso tetto. E lì, tra spazi condivisi e silenzi pesanti, un progetto da mandare avanti, dei piani da concludere, nascerà un rapporto fatto di scintille, battibecchi e una vulnerabilità che nessuno dei due vuole ammettere: l’attrazione. E sarà proprio Charlotte a offrire a Burke, suo cliente, di superare quel confine che li condurrà oltre. Lui accetterà, ovviamente.

Se avete voglia di un romance che prende fuoco lentamente, questo potrebbe essere il vostro. questa è una storia che si costruisce lentamente a pari passo con la ristrutturazione di Campbell House. La tensione comincia a vibrare davvero dopo il ventesimo capitolo, quando tutto ciò che hanno trattenuto inizia a cedere. Le scene piccanti ci sono — poche, mirate, inevitabili — perché arrivano solo quando la loro conoscenza diventa troppo profonda per essere ignorata.

Se dovessi individuare il messaggio centrale del romanzo, direi che parla di radici. Mi spiego meglio: Charlotte non è una donna con un “posto” stabile; segue il lavoro, si sposta, vive senza un vero legame con un luogo, principalmente è legata a sua zia. Burke, invece, non si è mai sentito davvero a casa da nessuna parte. L’eredità che riceveranno entrambi diventa più di una casa da ristrutturare: è un invito a fermarsi, a costruire qualcosa di concreto, a mettere radici. 

Riusciranno a cogliere quell’opportunità?

Durante la lettura di The Best Laid Plans ho provato sensazioni che non mi aspettavo. A ogni capitolo mi chiedevo dove fosse finita la “vecchia” Sorensen. Per un po’ ho creduto che il problema fossi io, non il romanzo. Eppure, per la prima volta, mi sono sentita fuori posto, come se quella storia non fosse casa mia. Cosa che nei suoi romanzi precedenti mi sono sempre sentita in famiglia. Mi sono commossa, emozionata, ho persino versato qualche lacrima. Mi è mancata l’anima del libro, quella scintilla inconfondibile che di solito riconosco subito nei suoi romanzi. Il romanticismo delicato c’era — quello non l’ha perso — ma tutto sembrava anche un po’… "piatto", come se qualcosa avesse smesso di vibrare. Nonostante questo stimo molto l'autrice, e spero di leggere altri suoi libri che abbiano lo stesso timbro inconfondibile,  come per Washington Wolves o Wilder Family.

VALUTAZIONE 4

HOT 2 1/2





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