Per quasi due secoli le Nomeolvides sono state legate al giardino della Pradera, la splendida tenuta che incanta i visitatori di tutto il mondo, giunti appositamente per ammirare le sue piante rigogliose. La bellezza del giardino, infatti, dipende direttamente dai poteri delle donne che lo custodiscono e che sono in grado di far sbocciare i fiori più belli con un solo tocco. Ma il loro legame con la terra è connesso a una maledizione: se si innamorano, i loro amanti svaniscono nel nulla. Dopo generazioni di inspiegabili scomparse, all’improvviso nel giardino viene ritrovato uno strano ragazzo. È Estrella, una delle ragazze più giovani, a prendersi cura di lui, mentre le Nomeolvides si interrogano sul misterioso nuovo arrivato, che ricorda a malapena il suo nome: Fel. La ricerca della verità nel passato della Pradera e di Fel porterà Estrella a scoprire segreti tanto magici quanto pericolosi, che affondano le radici in eventi accaduti secoli prima.
Un rigoglioso e lussureggiante giardino fa da cornice alla nostra storia.
Questo vivaio, che incanta già ad un primo sguardo, nasconde più di un terribile segreto uno dei quali è il seguente, di generazione in generazione – per circa due secoli - le Nomeolvides lo hanno abitato e per nessuna ragione posso evadere da questo luogo, pena la morte. La terra le reclama, quasi fossero in suo possesso, e se tentano di scappare essa è in grado di percepirlo e le trattiene, se osano persistere con i tentativi di fuga le uccide.
Come se ciò non fosse abbastanza, un’altra gravosa maledizione le penalizza: se aprono il loro cuore ad un altro, l’oggetto del loro amore sparirà.
Ma chi sono costoro? Si tratta di un gruppo di donne, che abbracciano diverse fasce d’età, dotate di uno speciale potere: far germogliare un vasto assortimento di coloratissimi fiori, semplicemente imponendo le mani e lasciando fluire all'esterno quest’abilità. A causa di questa straordinaria, innata ed inspiegabile dote sono state etichettate come “streghe” ed in passato, ma ancora oggi, ghettizzate su quella nefasta collina.
Quando un giorno, a turbare la quotidianità di questo manipolo di donne, appare dal nulla un ragazzo, i suoi ricordi sono confusi e frammentari, non ha la più pallida idea di dove si trovi, non sa da dove arriva e nemmeno il suo nome, ma da un indizio - sui suoi vestiti logori e antiquati - deducono si chiami Fel.
Estrella, una delle più giovani Nomeolvides, è subito incuriosita da questo stravagante personaggio provando a stroncare sul nascere i sentimenti incalzanti verso di lui.
E la Pradera, così si chiama il luogo in cui si svolge la narrazione, scalpita sotto ai loro piedi portando finalmente alla luce verità taciute per secoli.
Anna-Marie McLemore ha uno stile di scrittura delicato e fluido, caratterizzato da periodi abbastanza lunghi dove si prende tutto il tempo necessario al fine di realizzare un’atmosfera soffusa, quasi astratta…
Se state cercando azione frenetica e momenti ricchi di suspense non fa per voi anzi, di per sé è MOLTO lento. Se, invece, siete alla ricerca di una storia d’amore genuina ed impreziosita da un tocco di magia, questo è il libro che fa per voi.
L’amore impregna le pagine di questo romanzo ed un aspetto positivo è stato mostrarne diverse sfaccettature; non esiste soltanto la canonica coppia uomo-donna ma ci si sofferma - con grande sensibilità - sui rapporti m\m ed f\f ed anche sull’amore totalizzante di una madre nei confronti della propria figlia e l’indissolubile legame famigliare. Sono pienamente convinta che Estrella e Fel vi conquisteranno per la loro dolcezza e spontaneità, impareranno unitamente l’autentico significato dell’amore e quanto possa essere rilevante e salvifica la sua forza.
Sarò onesta…
Un intreccio così originale e creativo viene stemperato e sminuito da similitudini confusionarie e descrizioni di fiori… Facendo perdere mordente alla storia stessa che sfocia in un nulla di fatto ed è un vero peccato, visto che l’idea di partenza era davvero innovativa. Un punto a suo favore - oltre alle tematiche trattate io sopra ho accennato al concetto di LGBT ma vi è dell’altro - è certamente la policroma copertina, davvero fine ed accattivante.
La varietà di personaggi ha influito in maniera negativa sull’esposto, troppi personaggi e troppo poco spazio per ognuno di loro trasmettendomi una sgradevole sensazione di “incompiutezza” e di incredibile approssimazione, quasi che l'autrice non fosse pienamente convinta di quanto scritto. Ancora adesso, a lettura ultimata, ho poco chiare le caratteristiche che distinguevano le uni dalle altre.
Il colpo di scena dell’epilogo sembra raffazzonato ed inverosimile, avrebbe potuto essere sviluppato in maniera differente e più incisiva.
Personalmente mi ero fatta un’idea del tutto diversa, avevo consapevolezza si trattasse di un modesto fantasy young-adult ma credevo che il lato “fantasy” della vicenda fosse preponderante e con un’accezione più cupa, ma non è stato così e questo – insieme agli altri motivi sopra elencati - ha inciso molto sul mio giudizio finale che ha raggiunto a malapena la sufficienza.
Come se ciò non fosse abbastanza, un’altra gravosa maledizione le penalizza: se aprono il loro cuore ad un altro, l’oggetto del loro amore sparirà.
Ma chi sono costoro? Si tratta di un gruppo di donne, che abbracciano diverse fasce d’età, dotate di uno speciale potere: far germogliare un vasto assortimento di coloratissimi fiori, semplicemente imponendo le mani e lasciando fluire all'esterno quest’abilità. A causa di questa straordinaria, innata ed inspiegabile dote sono state etichettate come “streghe” ed in passato, ma ancora oggi, ghettizzate su quella nefasta collina.
La Pradera era il loro dio. La loro famiglia poteva pregare. Potevano leggere le loro Bibbie. Ma i colori accesi e le voci notturne di quel posto facevano scappare tutti i santi e gli angeli. Quale Dio avrebbe ascoltato le preghiere di ragazze dai cuori velenosi? [...] La Pradera le controllava. Si prendeva gli uomini e le donne che amavano, e se solo provavano a scappare, si prendeva anche loro.
Quando un giorno, a turbare la quotidianità di questo manipolo di donne, appare dal nulla un ragazzo, i suoi ricordi sono confusi e frammentari, non ha la più pallida idea di dove si trovi, non sa da dove arriva e nemmeno il suo nome, ma da un indizio - sui suoi vestiti logori e antiquati - deducono si chiami Fel.
Estrella, una delle più giovani Nomeolvides, è subito incuriosita da questo stravagante personaggio provando a stroncare sul nascere i sentimenti incalzanti verso di lui.
E la Pradera, così si chiama il luogo in cui si svolge la narrazione, scalpita sotto ai loro piedi portando finalmente alla luce verità taciute per secoli.
Se voleva che quel corpo non svanisse, non poteva mettergli le mani sopra.
Era il punto focale dell’essere una Nomeolvides. Più amava un ragazzo, più ragioni aveva per non toccarlo. [...] Ma intorno a loro il terreno stava bisbigliando, l’erba e le aiuole facevano crescere strane cose di cui Estrella non conosceva il nome.
Anna-Marie McLemore ha uno stile di scrittura delicato e fluido, caratterizzato da periodi abbastanza lunghi dove si prende tutto il tempo necessario al fine di realizzare un’atmosfera soffusa, quasi astratta…
Se state cercando azione frenetica e momenti ricchi di suspense non fa per voi anzi, di per sé è MOLTO lento. Se, invece, siete alla ricerca di una storia d’amore genuina ed impreziosita da un tocco di magia, questo è il libro che fa per voi.
L’amore impregna le pagine di questo romanzo ed un aspetto positivo è stato mostrarne diverse sfaccettature; non esiste soltanto la canonica coppia uomo-donna ma ci si sofferma - con grande sensibilità - sui rapporti m\m ed f\f ed anche sull’amore totalizzante di una madre nei confronti della propria figlia e l’indissolubile legame famigliare. Sono pienamente convinta che Estrella e Fel vi conquisteranno per la loro dolcezza e spontaneità, impareranno unitamente l’autentico significato dell’amore e quanto possa essere rilevante e salvifica la sua forza.
Sarò onesta…
Un intreccio così originale e creativo viene stemperato e sminuito da similitudini confusionarie e descrizioni di fiori… Facendo perdere mordente alla storia stessa che sfocia in un nulla di fatto ed è un vero peccato, visto che l’idea di partenza era davvero innovativa. Un punto a suo favore - oltre alle tematiche trattate io sopra ho accennato al concetto di LGBT ma vi è dell’altro - è certamente la policroma copertina, davvero fine ed accattivante.
La varietà di personaggi ha influito in maniera negativa sull’esposto, troppi personaggi e troppo poco spazio per ognuno di loro trasmettendomi una sgradevole sensazione di “incompiutezza” e di incredibile approssimazione, quasi che l'autrice non fosse pienamente convinta di quanto scritto. Ancora adesso, a lettura ultimata, ho poco chiare le caratteristiche che distinguevano le uni dalle altre.
Il colpo di scena dell’epilogo sembra raffazzonato ed inverosimile, avrebbe potuto essere sviluppato in maniera differente e più incisiva.
Personalmente mi ero fatta un’idea del tutto diversa, avevo consapevolezza si trattasse di un modesto fantasy young-adult ma credevo che il lato “fantasy” della vicenda fosse preponderante e con un’accezione più cupa, ma non è stato così e questo – insieme agli altri motivi sopra elencati - ha inciso molto sul mio giudizio finale che ha raggiunto a malapena la sufficienza.
È nata ai piedi delle Montagne di San Gabriel, in California. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti per la sua scrittura, tra i quali una selezione per la Junior Library Guild Selection, a cui è seguito il premio YALSA Best Fiction for Young Adults. Ha vinto il premio National Book Award per Young People’s Literature, ed è stata candidata allo Stonewall Honor Book 2017. Con Bellezza selvaggia arriva per la prima volta in Italia.
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