mercoledì 27 maggio 2015

Addio è solo una parola di S.M. May




Dopo anni trascorsi a lavorare in un piccolo studio legale di Colonia, nella vana speranza di diventarne socia, l'avvocatessa Maira Puhl non può immaginare quale grossa sorpresa il destino abbia in serbo per lei. Manfred Stein, il socio anziano di uno dei principali studi della città, la convoca per farle un’offerta irrinunciabile: le cederà parte delle quote se lei in cambio collaborerà con suo figlio e lo convincerà a riprendere il suo vecchio ruolo. Lukas Stein era una giovane promessa del foro, prima di rimanere gravemente ferito in un incidente, e da due anni rifiuta di uscire di casa e di affrontare impegni e responsabilità. Maira accetta la sfida e giorno dopo giorno inizia a confrontarsi e a collaborare con Lukas. Un uomo ricco, arrogante e pieno di cicatrici, e una donna pratica, ambiziosa e indurita dal lavoro. Entrambi convinti di non avere più spazio per quella debolezza chiamata amore. Un romanzo di cadute e risalite, di promesse infrante e sentimenti che non è possibile mettere a tacere. Un racconto che tiene incollati fino alla sentenza finale.  


Premessa che, sin dal principio, un libro con questo titolo mi ha incuriosita molto, in quanto non mi capacitavo di come un”addio” potesse essere solo una parola, soprattutto per il fatto che, una volta pronunciata, inevitabilmente è come se si chiudesse una porta nella nostra vita. Ecco perché cercherò di spiegarvi come, a volte, un addio non è che un insieme di cinque lettere.

A dirla tutta, avrei potuto già avere un marito o magari un compagno di vita,

ma dopo che ho superato l’esame di Stato ho commesso l’imprudenza di anteporre la realizzazione di un sogno a tutto.

Quando avevo meno di venticinque anni mi sembrava un azzardo sostenibile,
una scommessa che mi potevo permettere. Insomma,
chi non accetterebbe di assumersi qualche rischio quando i tuoi sogni sono lì davanti e devi solo allungare una mano per afferrarli?

Maira Puhl lavora da anni ormai nello studio di Lars Von Armin, soprannominato Ken non a caso visto che ama circondarsi di bionde pressoché ventenni come segretarie.
Nonostante ciò, però, per arrivare dove è ora, e con il suo soprannome, si è sempre rimboccata le maniche, tirando per la sua strada, imparando da chi aveva più esperienza i trucchi del mestiere, incassando così vittorie su vittorie. Forse parte della sua tenacia è dovuta al fatto che lei abbia voluto rincorrere un sogno, forse altrettanto vero è che lei abbia voluto ridurre la sua vita privata pressoché a zero per poter vivere del suo lavoro, un po’ come un piccolo soldatino.

Se leggete un legal-thriller troverete sempre l’abusato esempio dello squalo avversario che annusa la scia rosso vivo e, alla prima défaillance, scatta per fare a pezzi il poveraccio sotto giuramento.
Non è così. Lars sostiene che bisogna piuttosto farsi zanzara, ronzare intorno, colpire con un piccolo tocco e continuare a tormentare, carpendo impercettibili ma preziosi zampilli di sangue, in modo da lasciar andare il soggetto convinto di averla scampata, del tutto ignaro dei bozzi che ha sulla pelle

Sicuramente però la ragazza, anzi la donna, non manca di ambizione.
Ecco perché quando Manfred Stein le propone un accordo, ossia “riportare” in vita il figlio che ormai vive come segregato in casa in cambio del quindici per cento delle quote dello studio, non può che accettare e lasciare perdere il lavoro, soprattutto se il suo ex capo non era che un sessista e, diciamocelo pure, un uomo di tante parole e pochi fatti.
Dopo aver fatto bagagli su bagagli, si trasferisce nello studio Stein und Stein, pronta ad aprire questo nuovo capitolo della propria vita, anche se, per i primi sei mesi, dovrà tenere nascosto il fatto che sia divenuta socia dello studio. O almeno così ha deciso lei e prontamente concordato Manfred Stein.
Niente però la prepara alla vista di lui, il giovane rampollo dello studio.


Il suo volto, nonostante una vistosa cicatrice che parte dallo zigomo destro e gli lascia sollevato in modo innaturale la metà del labbro superiore, conserva tuttora lineamenti morbidi e piacevoli. Anche se è seduto, deduco che è comunque alto e ben piazzato. Molto ben piazzato.Sembra una versione meno matura di Manfred, con i capelli dello stesso pregevole color miele scuro, più lunghi e leggermente ondulati intorno alle orecchie. L’incidente, per sua fortuna, gli ha risparmiato la zona degli occhi, che già in precedenza dovevano essere un vero punto di forza. Sono chiari, azzurri, mai fermi, attraversati da bagliori come laghetti alpini. 

Lukas Stein aveva tutto nelle mani: successo, fama, bellezza, intelligenza… e tutto ciò già all’età di trent’anni.
Certi sogni, però, son destinati a svanire come sabbia fra le dita e così anche il suo da quando una vettura lo ha investito, privandolo dell’uso delle gambe.
Sia ben chiaro che l’incidente non ha leso la spina dorsale, semplicemente le sue gambe non riescono a sorreggerlo se non per poco tempo e così, da quel fatidico evento di due anni fa, Lukas si è ritirato nel suo appartamento, a vivere la sua vita come spettatore, guardando tutto dalla sua carrozzella.
Questi due anni però, di sicuro non hanno giovato al suo umore che se dapprima presentava già quel pizzico di alterigia e sarcasmo, con il tempo ogni spigolo del suo carattere, anziché smussarsi, è divenuto sempre più acuminato, sempre più spigoloso.

Lukas sembra tremare, tanto è contratto. "Io riesco già a fare tutto come prima." Scandisce il concetto con lentezza, piantandomi i suoi due fari azzurri addosso. "A parte cavalcare, ma per quello ho dovuto semplicemente imparare a ribaltare le posizioni."

Le sue labbra rovinate si piegano in una smorfia soddisfatta e io ho la certezza che no, non ho inteso male: lui si sta riferendo senz’ombra di dubbio a quel particolare tipo di equitazione.

L’avevo detto che il ragazzo con le parole ci sa fare, no?!
Per troppo tempo si è crogiolato nella sua condizione di “relativamente abile” ed è compito di Maira tirarlo fuori dalla sua prigione dorata e si sa, se lui non vuole uscire per lavorare, sarà il lavoro a trovare Lukas.
Con un fascicolo dimenticato da iddio sa quanto, i due iniziano la loro “convivenza forzata” su un caso che per mesi Lukas ha rigettato in quanto contrario al suo onore, o almeno così pensa.
Non resta però che da decidere le parti, e toccherà a Maira fare il lavoro sporco, mettendo la faccia in tribunale. Se segnerà una vittoria, avrà fatto vincere una causa che non promuove l’ambiente, o almeno a detta di lui, viceversa sarà invece giustizia divina.

Si tende verso di me e fa leva sulle braccia per alzarsi e portarsi alla mia altezza. "È una questione di principio.""Ma dai, Lukas!" Sbuffo. "Sai cosa mi ha insegnato Lars Von Armin il mio primo giorno di tirocinio? Le questioni di principio sono il miglior lubrificante per prenderselo in quel posto.""Grandioso. Lars ti ha addestrata anche a essere molto sboccata e diretta, vedo."

Sarà proprio quando i due si ritroveranno a festeggiare la loro prima vittoria che l’attrazione tra loro sembrerà divampare come un incendio, bruciando ogni cosa sulla sua scia.

Giorno dopo giorno, bacio dopo bacio i loro mondi si incontrano, entrano sempre più in collisione ogni qual volta a parlare non sono solo i loro corpi ma anche le loro labbra, i loro sentimenti perché se prima per Maira Lukas era una faccenda scomoda, ora è divenuto una parte importante di se’ anche se solo troppo tardi lo ha ammesso, solo quando il misfatto è stato scoperto.

Adesso che le vedo per intero, senza più lo schermo della stoffa a proteggerle, posso intuire come devono essere rimaste maciullate le sue gambe nell'incidente con la Maserati.Sono due pezzi di carne pallida cosparsi di cicatrici e rientranze, afflosciati su se stessi come le parti di una marionetta a cui abbiamo tirato via il filo di sostegno. Ci sono delle piccole placche metalliche che sporgono, e segni bianchi e neri che intersecano in modo disordinato la pelle, grotteschi ricami di un sarto cieco o impazzito.Ne sfioro la superficie con reverenza.Lukas Stein non è una distesa morbida su cui viaggiare, ma una terra ruvida, frastagliata. Così come l’uomo in sé è difficile da gestire, così il suo è un corpo impervio da amare.Per ora decido per l’adorazione incondizionata, perché Maira Puhl non ama le vie di mezzo, e perché fra tanta rovina vedo ancora molta bellezza.

Come vi dissi all'inizio di questa recensione, ho scoperto che esistono addii che son porte che van chiudendosi e altri, invece, non sono altro che il preludio a qualcosa di più grande, di più inatteso, un po’ come l’amore, che quando non lo cerchi lo trovi.
Tutte le cose belle son tali perché inattese, come quando da piccoli a Natale si scartavano i regali con il cuore che batteva a mille, non sapendo cosa si sarebbe trovato avvolto in quella carta e abbellito con un bel fiocco.




S.M. May ha da poco superato i quarant'anni. Di giorno cerca di trovare un equilibrio tra la professione legale e quella di mamma di tre bambini, di notte divora libri. Scrive soprattutto romance e fantasy, ma ha deciso di non porsi limiti nel raccontare tutte le sfaccettature dell’amore, quindi nei suoi libri ci sono storie d'amore tradizionali, ma anche no. E famiglie tradizionali, ma anche no. L'importante è che ci sia l’amore a tenere tutti insieme.


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