venerdì 19 febbraio 2016

Giornata d'Autore : SAL Sisters di Giusy Moscato


Rebecca e Tom non potrebbero essere più diversi. La vita della donna non fa altro che peggiorare dal giorno in cui è nata. La sua esistenza racchiude più addii di quanti ne vorrebbe ricordare. Tom, invece, non desidera nulla di meglio. Ha una brillante carriera nella Marina Militare ed è fidanzato con una ragazza stupenda. Eppure, qualcosa in comune tra i due c’è e le uniche a conoscerne il segreto sono un trio di spie, le SAL Sisters.
Cosa si nasconde nel passato di Tom? Perché spie e pirati sono interessati a lui? Chi è suo padre? E cosa c’entrano le sirene nella sua vita?





“Nell’aprire la porta, agguantò un giubbotto pesante. Fuori, il tempo era gelido e in lontananza si scorgevano delle nubi temporalesche che si approssimavano minacciose. Arrivò al molo tredici con un quarto d’ora d’anticipo, benché in perfetta sincronia con le prime gocce di pioggia. Si addossò al muro – al disotto di una piccola sporgenza che lo riparava a malapena – e calò le palpebre, in attesa. Si concentrò sul rumore dell’acqua che cadeva e sul suono del mare, a pochi metri da lui, pur di rilassarsi. All’inizio funzionò, finché il boato assordante di un tuono non gli fece spalancare gli occhi. Controllò l’ora: era mezzanotte in punto.


Tom scrutò intorno a sé, in preda all’agitazione. Proprio in quell’istante, un’ombra misteriosa apparve. Un fulmine illuminò la zona a giorno, rivelando la sua figura ed evidenziando il rosso dei suoi lunghi capelli, mossi dalla brezza.”


“«Fu allora che la vidi.
«Era la più bella ragazza che avesse mai calcato suolo terrestre. I lunghissimi capelli biondo oro incorniciavano il suo volto angelico e i suoi occhi azzurri brillavano come zaffiri.»


Fece una breve pausa, perdendosi nei ricordi.
«Ma che speranze avevo io con una come lei? In quel periodo, vivevo in una fatiscente baracca abbandonata: era già fortunato se trovavo un po’ d’acqua per lavarmi. Sebbene sentissi di non meritarla, non riuscivo a convincermi che ignorarla fosse la cosa migliore, così cominciai a seguirla. Divenni la sua ombra.»
[...]
«Non mi fu permesso d’incontrarla. Lui mi aveva scoperto. Diceva che stavo per buttare via tutta la fatica dei duri allenamenti, che dovevo pensare prima di tutto alla mia carriera… Sophie era soltanto un lusso che non mi potevo permettere, almeno finché non fossi diventato uno dei migliori.» [...]
«Ti sembrerà strano, considerato il mio lavoro, ma non ho mai baciato nessuna. Ho sempre riservato il primo bacio per Sophie.»”


“Senza dire nulla e senza quasi rendersene conto, si appoggiò ai suoi fianchi e, mentre Kira lo baciava dolcemente, le accarezzò la schiena, facendo scorrere i rudi polpastrelli lungo l’ampia scollatura posteriore. I lunghi capelli della sposa gli facevano il solletico.


Si mossero lentamente verso la camera matrimoniale. La donna infilò le dita sotto la maglietta del marito, tracciando il contorno dei suoi muscoli perfetti. Lui l’aiutò a stendersi sul materasso, poi, dopo essersi disfatto della sua T-shirt, si adagiò su di lei. Stava continuando a baciarla, quando, ad un tratto, s’interruppe.
Si sollevò e spalancò gli occhi, sconvolto. Un lampo folgorante gli stava facendo rivivere l’ultimo momento d’intimità con la sua consorte, risalente a più di un anno prima. Come poteva cedere di nuovo a quell’idilliaca passione, sapendo che la morte dei suoi cari si aggirava dietro l’angolo? Con un unico gesto, poteva donare la vita o toglierla. Era una roulette russa in cui giocava la sua famiglia e spettava soltanto a lui il compito di premere il grilletto.
No, doveva resistere.
Se l’amava, doveva allontanarsi da lei; se amava i suoi figli, doveva evitare di averne altri. Occorreva mostrarsi gelido per dimostrare tutto il suo ardente amore.”


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