venerdì 15 aprile 2016

Giornata d'Autore : “Un cuore a metà” di Silvia Maira



Aida Leone è una trentenne siciliana, agente immobiliare con una famiglia normale e un’amica di vecchia data, Mila, il cui legame è più forte di un vincolo di sangue.
All’improvviso, in un freddo giorno di dicembre, la sua vita tranquilla viene sconvolta dall’incontro con Ruggero Serravalle, facoltoso e affascinante imprenditore romano, trent’anni più grande di lei. 
Tra i due scoppia una passione forte e travolgente, che sembra superare ogni ostacolo, sociale e generazionale. Ruggero si troverà ad affrontare la famiglia di Aida: le perplessità di papà Pietro, che ha la sua stessa età e di mamma Lucia, che avevano immaginato al fianco della loro figlia un uomo più giovane. Aida, dal canto suo, si scontrerà con l’anziana madre di Ruggero, una donna di ottanta anni dal carattere forte e volitivo, che ha un forte ascendente sul figlio e che vive nel ricordo della moglie di Ruggero, deceduta qualche anno prima, a cui la donna era molto affezionata.
Può un amore e un’attrazione così forte superare tutte le difficoltà?
Il destino sembra complicare ulteriormente le cose quando, nella vita di Aida, compare una nuova persona, Johnny, un musicista, poco più grande di lei, allegro e spensierato, che se ne innamorerà perdutamente e proverà a far breccia nel suo cuore, nonostante l’ingombrante presenza di Ruggero, con la sola ricchezza di cui dispone: la musica.
“Un cuore a metà” è un romanzo ricco di emozioni, un ricamo di sentimenti che mira ad arrivare dritto al cuore del lettore, una storia vissuta tra due paesi della Sicilia, Marina di Scimeca e Fontanabella, i cui nomi sono di pura invenzione, e Roma.
Una storia ricca di colpi di scena, con un finale rassicurante, ma non scontato.



Ruggero guardò Aida…buon anno, amore mio…le avrebbe voluto dire.
«Buon anno, piccola Aida», invece le disse e poi l’abbracciò stretta a sé, come non aveva mai fatto.
«Buon anno anche a te, Ruggero», gli sussurrò all’orecchio e, mentre in pista si ballava una samba, Aida, complice l’atmosfera, prendendolo completamente alla sprovvista, lo baciò sulle labbra. Fu un attimo, ma lei sentì le farfalle nello stomaco e i fuochi d’artificio in testa. Lo stesso fu per Ruggero che ne rimase completamente disorientato. E, mentre gli altri ballavano al ritmo di samba, loro ballavano un lento al ritmo del cuore, abbracciati. Un cameriere, con un vassoio pieno di flûte colmi di spumante, offrì loro due bicchieri. Con i bicchieri in mano, continuavano a ballare un lento che solo loro due sentivano. A un certo punto, la musica si placò la band iniziò a suonare i lenti. Ruggero la teneva stretta a sé dalla vita, Aida gli cingeva il collo con le braccia. Avevano la fronte appoggiata l’uno all’altra, i loro nasi si sfioravano. Non erano mai stati così vicini. Si guardarono e si sorrisero, entrambi sapevano che era capitato loro qualcosa di magico e di raro. Sapevano che, nonostante la differenza di età, si erano innamorati l’uno dell’altra.
Ruggero era assolutamente sicuro dei propri sentimenti, era totalmente disarmato di fronte a questo amore non cercato, ma capitato così, nella sua vita, come un miracolo.
Aida aveva capito che non era solo attrazione, ma voleva essere ben sicura dei propri sentimenti. Di una cosa era certa, non poteva più fare a meno di Ruggero.
«Sei un miracolo nella mia vita, miracolo Aida!» le disse Ruggero e lei, quasi a voler provare i propri sentimenti, lo baciò di nuovo, ma questa volta non fu un attimo. Ruggero ricambiò il suo bacio e, a quel punto, non videro più nessuno, né sentirono più la musica. Erano solo loro due, il loro sentimento che era nato e un insieme di emozioni forti e nuove. Ballarono fino alla fine della serata abbracciati stretti.



«Ad una ragazza speciale!» disse Johnny, guardando Aida e sorridendole.
Aida arrossì appena, mentre il suo cuore fece un balzo.
Iniziarono a suonare e Johnny pronunciò le prime parole.
«Roma c’è semo, aiutami tu, io nun te dico niente Roma, ma stasera c’ho bisogno di te e quanno tu te ce metti, ste cose le combini bene…»
Dopo questa celebre premessa tratta da Rugantino, in sala scoppiò un fragoroso applauso tra i tanti che cantavano con lui e che gridavano: «Bravo Johnny!»
Prese il microfono, scese dal palco e, avvicinandosi al tavolo di Aida, iniziò a cantare.
«Roma nun fa la stupida stasera , damme ‘na mano a faje dì de sì…».
Quelle parole arrivarono dritte al cuore di Aida più di qualunque altro gesto.
«Scegli tutte le stelle più brillarelle che poi e un friccico de luna tutta pe’ noi…» continuò a cantare.
Aida sorrise abbassando lo sguardo, Johnny le tese una mano invitandola a ballare e, mentre la band continuava a suonare le note di quella celebre canzone, lui la trascinò in pista e, tenendola per la vita con un braccio, continuò a cantare «…Roma, reggeme er moccolo stasera.»
Ascoltandolo cantare quelle parole per lei, guardando nei suoi occhi, Aida pensò che la vita le stesse facendo un brutto scherzo, perché Johnny aveva tutto per farla innamorare di lui se lei avesse avuto il cuore libero, ma lei era profondamente coinvolta nella storia con Ruggero, per il quale aveva messo in discussione tutta la sua vita.


L’aria continuava a essere pungente in quel giovedì di metà aprile. Johnny stava accompagnando Aida a casa, ma decise di fare una piccola deviazione e portarla a Ponte Milvio. Fermò la Vespa e scese.
«Questo è il famoso ponte dei lucchetti degli innamorati”», le disse.
Aida si tolse il casco e si avvicinò al parapetto.
«Guarda Roma, da qui è bellissima», le disse Johnny.
«Non ti ho detto perché sono venuta da te», gli disse Aida.
«Io non lo voglio sapere, mi basta solo che tu sia venuta.»
«Johnny…è bellissimo tutto quello che mi dici e speciale quello che mi hai fatto vivere questa settimana, ma non sono io la ragazza giusta per te, forse in un altro momento o in un’altra vita, ma non adesso», le disse con tutta la dolcezza e la sincerità di cui era capace.
«Questo lascialo giudicare a me. Ci potrebbero essere mille ragioni per dimostrare che io e tu siamo fatti l’uno per l’altra se solo…»
Aida non gli fece finire la frase. «Se solo non ci fosse Ruggero? Ma lui c’è ed è una parte importante della mia vita.»


Sai cosa penso ancora adesso? Che se tornassi indietro a quel diciotto dicembre o a quella notte di Capodanno, mi innamorerei di nuovo di te e non cambierei niente. E, anche se dopo ho sofferto, come non mi era mai capitato di soffrire, continuo a credere che amarti ne è valsa la pena ed essere stata amata da te, anche se per poco tempo, è stata una sensazione indescrivibile. Se avessi rinunciato prima ancora di provare a vivere la nostra storia, probabilmente oggi avrei avuto un grande rimpianto.
Con affetto,
Aida.




Innamorarmi di te è stata una pazzia, avevano ragione i miei amici, ma la pazzia più grande è stata lasciarti andare, non difenderti, non capirti, non aiutarti. Ti ho lasciata sola! Pazzo che sono stato, stupido e incapace! Di una cosa devi esserne certa, che ovunque tu sia e di qualunque cosa tu possa avere bisogno, io per te ci sarò sempre, anche se le nostre vite si sono separate. Non dimenticare mai che tu per me sei stata e sarai per sempre il mio miracolo Aida.
Con affetto infinito,
Ruggero.
Inviò l’e-mail e provò la struggente sensazione di averla lasciata andare, ancora una volta.

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