Editore: Leggereditore
Pagine: 384
Prezzo: € 4,99 (ebook)
€ 14,90 (cartaceo)
Data di pubblicazione: 17 Settembre
2015
Anno Domini 1076. Sopravvissuta
alla strage della sua famiglia, Doralice di Lacus trova ospitalità a Canossa,
dove la grancontessa Matilda la accoglie come una figlia. Quando l’orrore per
l’assassinio dei suoi genitori sembra aver lasciato posto a una tranquilla
quotidianità, i piani di conquista di Enrico IV sconvolgono il suo mondo.
Tristan di Holstein, indomito guerriero forgiato da mille battaglie, ha
un’ultima missione prima di riconquistare la libertà: deve colpire al cuore
Matilda, strappandole quanto ha di più prezioso. La sua preda, che osserva con occhi
da demonio, uno azzurro e freddo, l’altro ribollente d’oro fuso, è Doralice. Ma
la prova dell’amore si rivelerà la più ardua da superare e lo spingerà a
disobbedire al suo re, a sopportare torture e rinunce in nome di una felicità
che potrebbe non esistere. Perché forse è proprio lui il responsabile di un
crimine che non può essere perdonato...
La storia d’amore tra Tristan e
Doralice si piazza nel bel mezzo di un periodo storico piuttosto movimentato
per le terre del centro/nord Italia e del nord Europa in generale, periodo che
culminò nel 1077 con l’umiliazione di Canossa. L’imperatore Enrico IV di
Franconia fu costretto a recarsi, con la consorte, a piedi al castello di
Canossa per implorare Papa Gregorio VII di ritirare la scomunica pendente sulla
sua testa. Dopo tre giorni di attesa fuori le mura del Regno di Canossa e,
grazie all’intercessione della Duchessa Matilda la scomunica fu revocata, ma
Enrico IV non recuperò mai più del tutto il credito perso. Le tribù germaniche
insorsero eleggendo un Re alternativo e scatenando un sanguinoso conflitto
interno culminato nel 1080 con la vittoria di Enrico IV, che disconoscendo la
figura di Papa Gregorio VII, elesse l’antipapa e da lui si fece incoronare
imperatore.
Francesca Cani, ricostruisce in
modo accurato la cornice storica e le usanze di quei tempi a partire dalla
scena che ci introduce al libro vero e proprio. E’ appurato che per secoli,
secoli e secoli il divertimento più grande per i sovrani e per le corti, oltre
alla caccia, fosse quello delle giostre
e non è di secondaria importanza considerare il fatto che, nell’XI secolo, la
sicurezza era un utopia e i combattimenti terminavo spesso e volentieri con la
morte di uno dei due contendenti se non di entrambi. E’ così che, Tristan di
Holstein, costretto a obbedire senza se e senza ma al volere del suo Re,
affonda la sua lama nel corpo di Filippo di Lacus e quella che avrebbe dovuto
essere una ferita solo superficiale, a causa del veleno di cui erano intrise le
armi, si trasforma nella condanna a morte dell’ambasciatore di Aquisgrana.
«Non mi arrenderò, Lucilla, amor mio» rantolò. Filippo era sdraiato a terra, le braccia spalancate, il corpo devastato dallo scontro, e nessuno lo udì. Rievocò la sensazione di pace e armonia che provava nel giocare con le ciocche d’oro di sua moglie e, con un sorriso amaro, pensò a tutte le volte che quel gesto era stato il preludio di un piacere dirompente. Gli parve di sentire la risata allegra di Doralice, la loro bambina, acuta come il suono di un campanello d’argento, travolgente come l’acqua spumosa delle cascate. Il rimpianto aveva il sapore acre del fiele, unito a quello ferroso del sangue.
In questo prologo sono racchiusi un
po’ tutti i sentimenti che muovono l’animo umano da qui all’inizio del mondo.
Dolore e coraggio, paura e amore, senso di protezione per la propria famiglia,
sono i sentimenti di Filippo di Lacus; ferocia, spietatezza, abnegazione verso
il Re e qualcos’altro che affiorerà più avanti, muovono la mano del signore di
Holstein; crudeltà e prevaricazione, forse vendetta per l’umiliazione subita a
Canossa, sono il movente di Enrico IV.
Ed ecco che la storia entra nel
vivo. Doralice di Lacus, sopravvissuta allo sterminio della propria famiglia,
viene affiliata e allevata con amore da Matilda di Canossa. Come pupilla della
Viscontessa gode di una certa libertà ed essendo dotata di una spiccata
intelligenza e senso pratico, ne fa buon uso quando la madrina la invia a Lacus
per soprassedere alle opere di costruzione di una Chiesa.
D’un tratto lui si voltò nella sua direzione e lei distolse lo sguardo, per poi rialzarlo nel momento meno opportuno. Incontrò i suoi occhi e le labbra le si dischiusero, non più comandate dalla sua volontà. Catene invisibili le strinsero il corpo e la obbligarono a guardargli le iridi che, così diverse e complementari, mettevano i brividi. In quell’uomo c’erano l’azzurro puro e terso delle acque del lago e l’oro radioso e screziato di schegge scure di roccia. Quando i loro sguardi si incrociarono, le parve di non essere stata la sola a sentirsi disorientata; lui le restituì un’occhiata eloquente e indugiò su di lei, esaminandola pigro e autoritario, come se stesse osservando le lingue di un fuoco vivace e fosse perso nei propri pensieri nel tranquillo salone di un maniero.
L’incontro con Tristan è la chiave di volta della sua esistenza. Già dal primo approccio Doralice si sente profondamente attratta dal giovane uomo con un occhio azzurro e l’altro color dell’oro, Tristan a sua volta si ritroverà ad osservare incantato la bellezza ed il fascino di Doralice.
Arrivato a Lacus sotto mentite
spoglie, il vero intento di Tristan è quello di rapire Doralice e portarla alla
corte di Aquisgrana, da Enrico IV. La
ragazza sarà la merce di scambio tramite cui Tristan potrà ottenere la
liberazione della sorella e del nipotino e rientrare nelle grazie del Re. La
sua più grande speranza è quella di ottenere da Enrico il permesso di ritornare
in alta sassonia, ma accetterebbe qualsiasi sacrificio pur di salvare la vita
dei suoi cari, compreso il fratello Jonas che, sempre a seguito del ricatto del
Re, lo affianca nella missione del rapimento.
Pressato
da Jonas e dal poco tempo a disposizione Tristan mette in atto il suo vile piano
per avvicinarsi alla ragazza. Tutto è studiato nei minimi dettagli, ma si sa
che l’amore, quello vero, quando colpisce non lascia via di scampo; Doralice
riesce a trapassare la scorza superficiale di durezza e crudeltà di Tristan
arrivando al cuore. L’amore tra loro nasce e cresce silente ma così impetuoso
che Doralice, richiamata da Matilda a Canossa per contrarre matrimonio con un
emerito sconosciuto, decide di donarsi prima a Tristan rivendicando per se il
diritto di scegliere a chi offrire la propria purezza
La sentì tremare. La baciò ancora in profondità, questa volta con dolcezza. L’istinto gli urlava che doveva vederla nuda, sprofondare dentro di lei e lasciarsi andare alla gioia del possesso, ma c’era anche qualcosa di mai provato che lo spingeva a consumare il tempo con lentezza. Chiuse gli occhi e ascoltò il corpo di Doralice. Panico, palpiti veloci, la pelle che le si era raffreddata esposta al vento, alle sue mani affamate. Bellezza pura che presto avrebbe conosciuto la ruvidezza dell’esistenza, ma non quel giorno, non ancora.
Combattuto fra i doveri ed il cuore,
Tristan non esita a mettere Doralice a conoscenza dei pericoli che sta correndo
e la esorta a raggiungere Canossa, dove potrà godere della protezione di
Matilda. Da qui in avanti, non vi svelo più nulla, sappiate solo che le strade
di Tristan e Doralice si incroceranno di nuovo e il loro destino si compirà.
Mentre gira pagina dopo pagina, un
lettore attento, si chiede cosa succederà quando i due protagonisti prenderanno
finalmente coscienza del passato e del fatto atroce di cui l’una è stata
vittima e l’altro carnefice. Sinceramente la questione mi ha incuriosita sin
dall’inizio e ho continuato la lettura sempre più ansiosa di sapere come se la
sarebbe cavata la scrittrice quando gli scheletri fossero usciti dall’armadio.
Devo dire che la soluzione adottata mi è piaciuta e per questo faccio i
complimenti a Francesca Cani: brava proprio non me l’aspettavo.
La storia è lunga e molto
articolata, i sentimenti la fanno da padrone e i personaggi sono tratteggiati
benissimo. In certi punti si riesce a sentire il fruscio della frusta che
impatta la pelle, il rumore di una spada che affonda nella carne, il battito
del cuore impazzito per la paura o per l’amore. Questo per dire che la
scrittrice non si risparmia nel portare i suoi personaggi all’esasperazione sia
fisica che mentale: l’odio, l’amore e la sofferenza vengono sviscerati alla
perfezione. E’ un romanzo di sentimenti, il sesso non è predominante ma bello
ed emozionante, il linguaggio colorito e adeguato all’ambientazione storica.
Personalmente preferisco uno stile un po’ più moderno anche per i romanzi
storici, che risultano così più scorrevoli, questo senza nulla togliere al
lavoro di Francesca Cani che rimane comunque di ottima qualità.
Frances Shepard è il nom de plume di Francesca Cani, lo pseudonimo con cui firma i romance. È nata a Mantova nel 1980. Laureata in Storia dell’arte, vive con il marito e due gatti in una villetta nella campagna mantovana. Scrive sin da ragazzina, ma a lungo ha combattuto contro questa aspirazione, forse perché convinta che non l’avrebbe portata lontano. Si sbagliava, non c’è niente di più bello di materializzare i sogni con le dita sulla tastiera e non c’è vetta più alta di quella a cui ci conduce la nostra immaginazione. Legge molto, ma rilegge spesso i libri che lo meritano, perché le hanno una visione nuova e originale. Ama viaggiare, soprattutto all’estero. La sua vacanza ideale comprende: la persona che ama, ottima compagnia, valigie leggere, volo last minute, auto a noleggio e una notte in ogni città, per tastare il polso del paese che visita. Ogni volta che può parte alla scoperta di Scozia, Inghilterra e Irlanda, terre poetiche che la ispirano e le ricaricano l’anima. Sportiva, a tratti irrequieta, non si accontenta di vedere lo sport alla TV, deve correre, nuotare e sì, anche sudare. Ha praticato a lungo pattinaggio artistico su ghiaccio, e ora scende in pista per divertirsi con gli amici.
BIBLIOGRAFIA:
Come Francesca Cani ha pubblicato il romanzo @mare (Edizione Tipografia Moderna Asiago, 2009), riedito con il titolo @amare – Il profumo del gelsomino notturno (goWare, 2010). Autrice di numerosi racconti fra cui Il sangue d’Èire; Lei è mia; Sei già venuta; Con te non ho finito; Alla luce del sole; Il padiglione dei desideri (Lite Editions, 2011/2012); Il Canto del Vento (Primo premio Italish Storie 3, Querci&Robertson, 2011); Sono qui (Atlantis, Lite Editions, 2012); Zoya; Il cuore nero del Borneo (nell’antologia Vapore caldo a cura di Elisabetta Bricca, Edizioni Scudo, 2012); Eternal Flames (Chichily Agency, 2012); Have you come yet? nell’antologia in lingua inglese La dolce vita curata da Maxim Jakubowski (2013).
Frances Shepard, con l’amica Mary, sono autrici de I colori della Nebbia, un romance storico uscito nel mese di ottobre 2013 per Harlequin Mondadori.
ULTIME OPERE
Tristan e Doralice – Un amore ribelle
La cacciatrice di lieto fine
E dopo Carosello tutte a nanna
I colori della nebbia
Il suo gioco
Have you come yet? (Inglese)
Zoya
Alla luce del sole
Sono qui
Eternal Flames
Eternal Flames
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